Giovanni Crosetto eurodeputato

Giovanni Crosetto sull' occupazione a Torino e la difesa del ruolo accademico presso il Campus Einaudi che diventa prevaricazione

Giovanni Crosetto : l’occupazione a Torino e la difesa del ruolo accademico

L’occupazione dei giardini del Campus Einaudi a Torino, messa in atto da un collettivo studentesco, ha scatenato una ferma reazione da parte dell’Eurodeputato torinese Giovanni Crosetto. Le sue dichiarazioni, chiare e dirette, non si limitano a condannare l’azione in sé, ma sollevano un interrogativo più ampio e cruciale sul ruolo e l’identità dell’università. Per Crosetto, l’episodio non è un semplice disagio, ma un “fatto grave che non può essere sottovalutato”. A suo avviso, un’istituzione come l’università deve rimanere un luogo di studio, confronto civile e crescita, non un palcoscenico per tensioni ideologiche permanenti o manifestazioni che finiscono per limitare i diritti di altri studenti. La sua critica è netta: l’università è un presidio culturale e civile che deve restare estraneo a logiche di scontro politico.

La protesta che diventa prevaricazione

La mobilitazione del collettivo “Cambiare Rotta”, che ha allestito tende e striscioni in solidarietà con la Global Sumud Flotilla con l’obiettivo dichiarato di “bloccare tutto”, è vista da Giovanni Crosetto come una prevaricazione inaccettabile. Nonostante la comprensione del valore delle convinzioni personali e del diritto alla libertà di espressione, Crosetto sottolinea che questo diritto non può “trasformarsi in prevaricazione”. L’occupazione permanente di spazi pubblici, finanziati dalla collettività e dedicati allo studio, ostacola l’attività ordinaria e crea un clima di tensione, un comportamento che secondo lui non è un diritto di manifestare, ma un vero e proprio abuso.

L’università come bene comune: un luogo di studio, non di scontro

Il cuore del pensiero di Giovanni Crosetto sta nella sua definizione dell’università come “un bene comune” che appartiene a tutta la comunità accademica. La sua visione è che chi crede davvero nella pace e nel dialogo non può imporre le proprie idee occupando spazi che sono di tutti. Questo solleva un punto fondamentale: l’università, per sua natura, dovrebbe promuovere il dialogo e il confronto, ma in un contesto di reciproco rispetto. L’occupazione, invece, rappresenta l’imposizione di un’ideologia attraverso l’uso della forza, o meglio, dell’occupazione fisica. L’atto di “bloccare tutto” è l’esatto opposto del libero scambio di idee che l’università dovrebbe rappresentare.

La storia del Campus Einaudi: un simbolo di valori e rigenerazione

Questa prospettiva è ancor più significativa se si considera la storia del Campus Einaudi, inaugurato nel 2012 e progettato dall’architetto di fama mondiale Norman Foster. Il campus, sorto sulle ceneri degli ex Docks Dora, è un simbolo di rigenerazione urbana e innovazione architettonica. La sua intitolazione a Luigi Einaudi, figura storica che incarna i valori di rigore intellettuale, libertà e impegno civile, aggiunge un ulteriore livello di significato. Occupare un luogo che porta il nome di un Presidente della Repubblica, economista e accademico, significa scontrarsi con l’eredità di un pensiero basato sul dialogo e la razionalità. L’auspicio di Crosetto è che si ripristini al più presto la normalità e che vengano garantite le condizioni necessarie affinché il Campus Einaudi torni ad essere ciò che è: un luogo di studio e di libertà.

Protesta Studenti Campus Einaudi Torino

Oltre la protesta: i rischi della radicalizzazione

Le parole di Giovanni Crosetto sottolineano il pericolo della radicalizzazione e della politicizzazione degli spazi accademici. L’università rischia di perdere la sua funzione primaria di luogo di formazione e ricerca per diventare il campo di battaglia di tensioni ideologiche. Quando gli spazi dedicati allo studio vengono trasformati in presidi permanenti, si limita la libertà di tutti gli studenti, compresi quelli che non condividono le posizioni degli occupanti. Un’atmosfera di tensione e polarizzazione può scoraggiare il confronto costruttivo e minare il clima di inclusione che un’università dovrebbe coltivare.

Il richiamo di Crosetto a ripristinare la normalità non è una richiesta di reprimere il dissenso, ma di incanalarlo in forme che rispettino il contesto e la missione dell’università. Il dissenso e la critica sono componenti vitali della vita accademica, ma devono trovare espressione attraverso il dibattito, il confronto e la proposta, non attraverso l’occupazione e l’impedimento delle attività altrui. Le parole di Crosetto rappresentano un appello a difendere l’università come istituzione, un bene comune che deve essere protetto dalle derive che minacciano la sua essenza e i suoi valori fondanti.

Crosetto :

“L’occupazione dei giardini del Campus Einaudi a Torino da parte di alcuni studenti è un fatto grave che non può essere sottovalutato.

L’università è e deve restare un luogo di studio, di confronto civile e di crescita, non il teatro di tensioni ideologiche permanenti o di manifestazioni che finiscono per limitare la libertà e i diritti di altri studenti”.

 

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