Infermieri uzbeki in Lombardia: Aodi (Amsi) sostiene il progetto e chiede sinergie concrete

 

210 infermieri uzbeki in arrivo entro il 2026

 

La Regione Lombardia ha avviato un progetto di cooperazione sanitaria internazionale. L’iniziativa prevede l’arrivo di 210 infermieri uzbeki in Lombardia entro i primi mesi del 2026.

 

Il presidente di Amsi, Prof. Foad Aodi, ha espresso pieno sostegno. Da oltre 25 anni, Amsi promuove l’inserimento dei professionisti sanitari stranieri nel Servizio Sanitario Nazionale.

 

Una risposta alla carenza di personale

 

In Italia mancano circa 70mila infermieri. La carenza è strutturale e incide su liste d’attesa, accesso ai servizi e carico di lavoro.

 

Secondo Aodi, servono formazione linguistica, competenze cliniche e alleanze solide tra istituzioni, ordini e sindacati.

 

Il ruolo di Amsi e Uniti per Unire

 

Negli ultimi anni, Amsi ha ricevuto richieste da molte regioni italiane. L’obiettivo è reclutare e integrare professionisti sanitari stranieri.

 

Il progetto con l’Uzbekistan si aggiunge a una rete di collaborazioni internazionali. Amsi guida protocolli, campagne di formazione e mentoring.

 

Professionisti stranieri: risorsa, non tappabuchi

 

Aodi sottolinea che i professionisti stranieri non sono “di serie B”. Vanno valorizzati, non usati come soluzioni temporanee.

 

Il rispetto delle leggi e dei diritti è fondamentale. Aodi stesso è stato eletto quattro volte all’Ordine dei Medici di Roma, a conferma della legittimità del suo impegno.

 

Numeri in crescita e richieste in aumento

 

Dal gennaio 2024, Amsi ha ricevuto oltre 15.300 richieste. Non solo da medici e infermieri, ma anche da fisioterapisti, psicologi, dietisti e tecnici.

 

La domanda di personale sanitario è aumentata del 35% nel 2024. Le regioni più attive sono Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Sicilia, Campania e altre.

 

Formazione e integrazione al centro del progetto

 

Il programma prevede formazione clinica e teorica per gli infermieri uzbeki. Arriveranno da Tashkent e Samarcanda.

 

Aodi avverte: “Non basta reclutare. Serve una sinergia vera tra Governo, Regioni, FNOPI, FNOMCeO, ordini e sindacati.”

 

Un esercito che non esercita

 

In Italia ci sono 11.300 tra infermieri e fisioterapisti stranieri che non riescono a lavorare. Un quarto ha ricevuto un rigetto formale. La maggioranza non ha mai presentato domanda.

 

Il 75% dei professionisti stranieri lavora nel privato. Il sistema pubblico perde così competenze preziose.

 

Dati aggiornati al 31 luglio 2025

 

– Mancano 70mila infermieri in Italia (FNOPI)

– Presenti 123.810 professionisti sanitari stranieri (Amsi)

– Lombardia: 4.336 infermieri stranieri, oltre 8mila tra medici e infermieri

– Dal 2020: 18.860 infermieri e 8.900 medici entrati con Decreti Cura Italia e Ucraina

– 5.220 reparti salvati grazie ai professionisti stranieri (2023–2025)

– 11.300 professionisti non esercitano per mancato riconoscimento titoli

– Il 75% lavora nel privato

 

Aodi: “Serve un piano strutturale”

 

Aodi chiede percorsi rapidi di riconoscimento titoli, formazione linguistica e inclusione. “La sanità italiana non può sprecare competenze.”

 

La collaborazione con FNOPI e FNOMCeO è un caposaldo. Dal 2000, Amsi lavora con gli ordini professionali per affrontare la carenza di personale.

 

Seconda stagione di Amsi: 25 anni di iniziative

 

Nel 2025 inizia la seconda stagione di Amsi. Dopo 25 anni di congressi, progetti e successi, l’associazione continua a diffondere oltre 35 articoli al giorno in 120 Paesi.

 

Conclusione

 

Il progetto degli infermieri uzbeki in Lombardia è un passo importante. Ma servono politiche strutturali, sinergie istituzionali e rispetto per chi cura.

 

I professionisti stranieri sono una risorsa. Non un ripiego. E meritano di essere parte integrante del futuro della sanità italiana.

 

 

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