Sparatoria Trieste, Fsp Polizia dopo la perizia su Meran: “Immenso sconforto, difficile non credere alla volontà di uccidere dopo quegli spari a due mani”

“Nessuno potrà mai dimenticare quei drammatici fatti nella Questura a Trieste, nella mente restano i fermo immagine di quell’arma impugnata a due mani da Meran, il tentativo di sottrarsi ai poliziotti, le ricerche spasmodiche, gli spari, Matteo e Pierluigi a terra. Confusione? Sì. Paura? Certo. Ma è davvero difficile credere che non ci fosse la volontà di uccidere. Le leggi e le decisioni dell’autorità giudiziaria si rispettano. Ma lo sconforto per l’approssimarsi di una sentenza di assoluzione per incapacità mentale nei confronti di chi ha assassinato due poliziotti italiani è immenso”.

Lo afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, a proposito della perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise di Trieste nei confronti di Alejandro Augusto Stephan Meran, il cittadino dominicano che ha ucciso i poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego nel corso di una sparatoria avvenuta all’interno della Questura il 4 ottobre 2019. La perizia, su cui la Corte si pronuncerà definitivamente il 14 marzo, secondo quanto anticipato dai media depone per la processabilità ma per la non imputabilità di Meran, poiché in essa si sostiene che la “condotta costituente reato è stata attuata all’interno di una condizione mentale caratterizzata da un delirio persecutorio, di pregiudizio e di onnipotenza, ponendosi in nesso di causalità diretto con la patologia psicotica in atto e tale da escludere totalmente la capacità di volere”.

“Leggiamo queste valutazioni con il massimo rispetto per la professionalità di chi le ha stilate – conclude Mazzetti -, ma ci appaiono davvero poco chiare, specie perchè riferite a fatti avvenuti così tanto tempo fa, e anche considerato che la questione della capacità era già stata affrontata con diverso esito davanti al Gip. Su tutto prevale quella sensazione netta che Meran avesse ben chiaro il disvalore della propria condotta, tanto che cercò in ogni modo di sottrarsi a chi tentava di fermare la sua violenza diretta, con chiarezza e precisione assoluta, verso i nostri colleghi”.

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