Gianni Fava, la nuova strada di alcuni leghisti

Gianni Fava, in un interessante articolo di Stefania Piazzo, fa emergere la verità di coloro che non stanno con Salvini e neppure con Bossi.

Una delle affermazioni: ” c’è un Paese che tira la carretta e chi no”.

 

Dice subito: “Non cerco un posto.

Ho assecondato un’esigenza di trovarsi che è partita da Alessio Anghileri (ex vicesindaco di Biassono).

Se sono qui è perché voglio traghettare un magma in qualcosa di diverso. Perché il cittadino si è stancato di non sapere chi votare.

Partiamo da quello che ci unisce. Io mi prendo l’onere di fare qualcosa, federandolo, unendolo, vedremo la via migliore.

Perché alle prossime elezioni io vorrei votare”.

Stefania fa un’approfondita intervista, d’altra parte chi meglio di lei conosce i leghisti, lei prosegue con “La Nuova Padania”.

In un video, cliccando qui si può vedere

quanto Fava afferma: ” Ne’ con Bossi nè con Salvini”.

E precisa che ci sono tanti voti leghisti non andati alla Meloni e contano su un contenitore nuovo.

“mettere assieme tanti movimenti”, l’obiettivo sono le regionali.

Bisognerà capire una volta riuniti tanti movimenti di un tempo se dare battaglia dall’interno o creare qualcosa di nuovo.

Questo è quanto si capisce dal suo ragionamento nel video e cosa propone?

La proposta: un movimento post-ideologico, liberale ed europeista.

Tanti i presenti, e anche i commenti, uno per tutti:

Complimenti e grazie per aver ribadito che il Nord che lavora e produce vuole meno stato
e che questa istanza tradita da Salvini e da tutti i suoi che ormai vivono da arricchiti di stato come dei Mastella qualsiasi, debba tornare sugli scudi.

L’affondo di Fava contro la Lega è però deciso e ripreso da Piazza:

” La Lega è nata per disgregare il centralismo di questo Stato. Siamo stati nemici di questo sistema. Ora la Lega lo rappresenta e difende.
Questo Stato scarica sulla popolazione attiva l’onere di garantire l’assistenzialismo ad una popolazione non attiva”.”
Gli slogan riprendono le battaglie di un tempo, ma a dir la verità sono passati tanti anni…
Sono tanti gli scontenti in tutti i partiti ma le vecchie ricette sono valide ancora per il futuro?
E’ vero che la Lega di Salvini, partita dal Nord è poi divenuta un contenitore nazionale.
Rappresentare solo il Nord è piu’ facile che occuparsi di tutto il Paese.
Le caratteristiche del Nord di un tempo, molto piu’ avanti del resto del Paese, oggi sono diverse: c’è disoccupazione e crisi dovunque.
Salvini ha cercato di allargare la base del consenso della Lega anche nel resto d’Italia per ingrandirla.
Ad alcuni piace la mossa, ad altri no.
Un tempo la linea era avveniristica: quella di Miglio.
Miglio affermava che lo stato è una creatura politica legata a una particolare fase storica, oggi in via di esaurimento.
“gli stati unitari e burocratici sono diventati macchine fiscali insaziabili, indebitate e fuori controllo, che consumano in maniera inesorabile le ricchezze prodotte dalla società.
Per una sorta di legge gravitazionale del potere, nota Miglio, lo stato accentrato tende ad accrescere sempre di più le sue prerogative, occupando tutti gli spazi della società”.
Il suo modello qual era?
Guardava alle città libere medievali, alla Lega Anseatica, alle Province Unite olandesi, ai cantoni svizzeri.
Sul sito ilmiglioverde, una triste profezia:
“Il fine inconfessato delle unificazioni nazionali è stato spesso quello di accrescere le dimensioni e la potenza militare dello stato in vista di future guerre”.
Un’analisi importante e condivisibile sotto diversi punti di vista:
“ogni stato due gruppi sociali sulla base della loro capacità di accedere a questa macchina da preda: pagatori di tasse e consumatori di tasse, sfruttati e sfruttatori.
La formazione di immense sacche di parassitismo politico è dunque un processo intrinseco alla logica del funzionamento dello stato moderno.
Miglio ritiene che questi soprusi a danno di intere fasce produttive della società non siano più accettabili, e che in ogni caso, senza cambiamenti radicali, tutti gli attuali stati sono destinati al collasso economico e finanziario a causa dell’insostenibile carico fiscale necessario a coprire le spese e i debiti sempre crescenti.”

Spunti che potrebbero servire eccome e da cui partire per un modello statale meno burocratico e vincolante per i cittadini.

 

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