Maltrattamento all’infanzia: la Lombardia tra le Regioni peggiori del Nord Italia

Focus sulla violenza verbale: abuso psicologico su 36% minori, è il più diffuso, parliamo del maltrattamento sui minori.

maltrattamenti
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L’Italia spaccata in due: al Sud le Regioni dove esser bambini è meno sicuro, tra fattori di rischio e carenza di servizi

Fondazione CESVI presenta l’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, alla sesta edizione

Milano, 3 luglio 2024 – La Lombardia si classifica al decimo posto tra le venti Regioni italiane per capacità di fronteggiare il problema del maltrattamento all’infanzia, posizionandosi tra le settentrionali meglio soltanto del Piemonte, che è 12° e in peggioramento di tre posizioni dalla rilevazione precedente.

Un quadro preoccupante

Lo emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, curato da Fondazione CESVI, alla sua sesta edizione.

Ne emerge, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno. La Lombardia ha un livello relativamente basso di fattori di rischio, classificandosi al quarto posto, ma precipita al 15° posto per servizi di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia.

La Regione, infatti, è registrata tra quelle “stabili”, che combinano situazioni ambientali favorevoli con sistemi di servizi inferiori alla media nazionale.

Osservando i sei parametri presi in considerazione, la Regione è al 5° posto per capacità di vita sicura e di lavorare, al 10° per quella di accedere alle risorse, all’11° per quella di cura, al 12° per capacità di vivere una vita sana e al 14° per capacità di acquisire conoscenza e sapere.

Violenza verbale: una ferita profonda

A livello nazionale, lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa.

Questi ultimi andranno consolidati, mentre sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche tra cui l’inflazione e il caro energia. Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo “Le parole sono importanti”, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia.

Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante:

secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%.

Investire nella cura e nel linguaggio positivo

Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale.

“Il maltrattamento all’infanzia è un grave problema sociale, che ha conseguenze negative sulla salute fisica e mentale di chi viene maltrattato sia nel breve sia nel lungo periodo, ma anche su tutta la comunità”, dichiara Stefano Piziali, direttore generale di CESVI.

“È un problema di diritti dell’infanzia e di salute pubblica, non solo una questione individuale o familiare: per questo istituzioni, organizzazioni e servizi territoriali devono agire insieme per contrastarlo, ma ancor prima per garantire servizi volti a diminuire i rischi nei diversi territori e prevenire il problema.

Con le Case del Sorriso, CESVI fa un importante lavoro di prevenzione e di cura anche in questo ambito, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare, a creare ambienti protetti e sicuri dove potersi esprimere e opportunità educative e formative.

Attraverso il Programma Case del Sorriso un’attenzione specifica viene data al linguaggio, inteso sia nel rapporto tra professionista e beneficiario, sia come strumento per costruire un dialogo positivo nei nuclei familiari, sia come mezzo per esprimersi ed esternare il proprio stato d’animo.

A partire dalla parola è possibile gettare le basi per una vita più degna per bambini e bambine a rischio”.

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