23 Novembre 2024 00:46
Malpensa. Messa celebrata nella cappella dell’aeroporto
Messa in ricordo di due cappellani:
sarà celebrata sabato 10 Dicembre nella cappella aeroportuale di Malpensa una Messa in ricordo di due cappellani
Malpensa, don Ruggero Camagni recentemente scomparso e don Arturo Rossini cappellano aeroportuale di Malpensa
e parroco per molti anni di Case Nuove.
Festa della Madonna di Loreto.
Festa della Madonna di Loreto, proprio in occasione della ricorrenza liturgica della Madonna di Loreto
patrona degli aviatori, che ricorre il 10 dicembre don Giorgio Spada celebrerà l’Eucaristia nella cappella dell’aeroporto di ricordando in particolare don Ruggero e don Arturo.
La Santa Messa sarà Celebrata al Terminal 1 alle ore 11.30. (Messa in ricordo di due cappellani).
La Madonna di Loreto.
La Madonna di Loreto, lo scorso anno era stata portata pellegrina negli scali aeroportuali Milanesi.
Era arrivata nell’aeroporto nel Settembre 2021, dove molti dipendenti aeroportuali hanno avuto occasione di soffermarsi in preghiera.
BASILICA DELLA SANTA CASA DI LORETO
La basilica della Santa Casa è uno dei principali luoghi di culto mariano e tra i più importanti e visitati santuari mariani del mondo cattolico.
Sorge a Loreto in piazza della Madonna, a 127 metri s.l.m., al termine della via Lauretana. Il santuario ha la dignità di Basilica pontificia minore.
All’interno della basilica, i cattolici rendono culto di devozione verso i resti di quella che secondo la tradizione è la Santa Casa di Nazareth, dove visse Gesù.
A questa famosa basilica è collegata la devozione per Maria madre di Gesù che ha l’iconografia culturale e storica della Vergine Lauretana, patrona dell’aviazione;
tra i numerosi personaggi e santi che vi hanno fatto visita, si ricordano santa Camilla Battista da Varano; santa Thérèse di Lisieux; santa Gianna Beretta Molla;
tra i papi che hanno visitato la basilica vi sono papa Giovanni XXIII papa Giovanni Paolo II, papa Benedetto XVI e papa Francesco.
Storia
Le absidi di Baccio Pontelli e la cupola di Giuliano da Sangallo
Agli inizi di maggio del 1291, con Nazareth e tutta la Palestina sotto il dominio dei Mamelucchi d’Egitto
secondo la tradizione alcuni angeli prelevarono la Santa Casa e la portarono via in volo, lasciandola, il 10 maggio 1291, a Tersatto (ora un quartiere della città di Fiume);
furono dei boscaioli, stupiti, a trovare la piccola dimora. In quel luogo però i pellegrini erano spesso preda di ladri e malfattori;
così, tre anni e sette mesi dopo, gli angeli la sollevarono di nuovo alzandosi in volo verso le Marche
depositandola nei pressi di Ancona, nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, il cui nome la tradizione fa derivare proprio da questo evento:
posa-et-ora (fermati e prega).
Ci restò per nove mesi, dopodiché gli angeli la risollevarono di nuovo per posarla nei pressi di Porto Recanati, in località “Banderuola”, dove ancora oggi sorge una chiesetta;
lì c’era un boschetto, proprietà di una nobildonna di Recanati di nome Loreta, per cui i pellegrini dicevano:
“Andiamo dalla Madonna di Loreta”, e da tale espressione popolare venne poi dato il nome alla cittadina di Loreto.
È in quella selvetta di Loreta, che — si dice — furono dei pastori a vedere una luce abbagliante uscire dalle nubi e, dietro la luce, la casa.
Si trovava però troppo vicino al mare, esposta quindi ai pericoli delle incursioni saracene; inoltre anche lì cominciavano ad accorrere malfattori per derubare i fedeli venuti in pellegrinaggio.
Perciò, otto mesi più tardi, la Casa venne nuovamente spostata dagli angeli su un terreno di proprietà di due fratelli
i conti Simone e Stefano Rinaldi di Antici, che però presto iniziarono ad approfittarsi dei pellegrini e a contendersi il denaro estorto ai devoti.
E di nuovo, dopo soli quattro mesi, sempre gli angeli sollevarono la casa e la posarono nel dicembre del 1294, al centro della strada che da Recanati conduce al porto
La posarono in un luogo pubblico, che nessuno avrebbe potuto reclamare e sfruttare, sulla cima di una collina (il monte Prodo).
Nell’opera Storia della Santa Casa di Loreto, esposta in dieci brevi ragionamenti fra un sacerdote custode di S. Casa ed un divoto pellegrino – scritta da don Antonio Gaudenti, patrizio di Osimo e arcidiacono della Basilica Loretana , ed. seconda, Loreto 1790– è possibile trovare altre versioni relative alla traslazione della santa Casa.
Storia del Santuario
Il Santuario da una stampa del 1642
La storia del Santuario inizia il 10 dicembre 1294, con l’arrivo della casa che dicesi abitata una volta dalla famiglia della Vergine Maria a Nazareth e dove la Madonna avrebbe ricevuto l’annuncio della nascita di Gesù.
Dapprima la preziosa reliquia venne sopraelevata e coperta da una volta, per poi venire circondata da portici, quindi da una chiesetta e infine dall’attuale Basilica.
Nel 1468, per volontà del vescovo di Recanati, il forlivese Nicolò dall’Aste
cominciarono i lavori per la costruzione del grande tempio sia a protezione della Santa Casa sia per accogliere la gran folla di pellegrini sempre crescente.
Morto il vescovo già l’anno seguente, nel 1469, fu papa Paolo II a farne proseguire i lavori, anche perché quando nel 1464 quando egli, ancora cardinale, venne in visita a Loreto sarebbe stato miracolosamente guarito dalla Madonna.
Nel 1587, con l’aggiunta della facciata, l’edificio poté ritenersi finalmente concluso ( La facciata del Santuario fu iniziata nel 1571
sotto il pontificato di S. Pio V , da Giovanni Boccalini da Carpi e continuata da G. B. Ghioldi , fino al compimento, avvenuto nel 1587.
Nel 1574 il pontefice Gregorio XIII , incaricò di agire come Commissario e Procuratore nel Santuario di Loreto S.E. mons. Aurelio Tibaldeschi vescovo di Ferentino e commendatario della commenda Melitensi di San Giacomo di Ferentino
di Albarese e di San Giustiniano di Perugia, affinché questi lavori nel Santuario venissero svolti a regola d’arte, purttroppo S.E. mons. Aurelio Tibaldeschi non fu presente all’inaugurazione della facciata del Santuario del 1587 poiché mori nel maggio del 1585).
Nel 1604 fu indetto il concorso per la decorazione della Sala del Tesoro, vinto dal Pomarancio, che prevalse sul Caravaggio, su Guido Reni e su Lionello Spada.
La sala fu completamente decorata entro il 1610, quindi il Pomarancio si cimentò con gli affreschi della cupola, andati quasi completamente perduti.
Quasi in contemporanea Francesco Selva decorava con stucchi l’Atrio della Sacrestia e Tiburzio Vergelli realizzava, tra il 1600 ed il 1607, il maestoso battistero che ancora oggi si può ammirare nella prima cappella di sinistra della basilica.
Come completamento dei lavori, tra il 1604 ed il 1614, Carlo Maderno con l’aiuto dello zio Giovanni Fontana realizzava la fontana che orna tutt’oggi la piazza del Santuario.
Con l’invasione napoleonica dei territori pontifici del febbraio 1797, Loreto venne occupata dai soldati francesi
E fu oggetto di razzie e latrocini dai quali non fu risparmiato neppure il Santuario, come viene rievocato da monsignor Agostino Rivarola in una lettera del marzo 1797.
In questo scritto, Rivarola in particolare chiama in causa le responsabilità di Ludovico Sensi, prelato schieratosi con l’invasore e da questi nominato Governatore generale della città.
Stando a testimonianze, Sensi si sarebbe persino recato «in Chiesa coi muratori» per «demolire la Santa Casa», ma tale fu lo sdegno della popolazione, di fronte a questo proposito, che lo «scelerato» fu costretto a desistere.
Quando con il breve apostolico di Benedetto XV del 24 marzo 1920 la Madonna di Loreto fu proclamata protettrice degli aviatori, a Loreto si avvicendarono personaggi pubblici, anche di rango politico:
“il 28 giugno 1922 arrivò in visita al Santuario il principe Umberto, il quale, dopo aver visitato la Santa Casa, tenne ad iscriversi alla Congregazione universale.
Ma la visita più significativa fu quella effettuata il 24 ottobre 1936 da Mussolini”.
Nel novembre del 1989 papa Giovanni Paolo II l’ha elevata alla dignità di Basilica pontificia minore,
affermando nel 1993 che “la Santa Casa ricorda, in pari tempo, anche la grandezza della vocazione alla vita consacrata e alla verginità per il Regno, la quale ebbe qui la sua gloriosa inaugurazione nella persona di Maria, Vergine e Madre”, e che essa è uno dei “luoghi, dove si va per ottenere la grazia”.
Legame tra la Madonna di Loreto e l’aviazione
La tradizione lauretana, relativa al trasporto della casa di Maria, per opera di angeli da Nazareth all’antica Illiria (1291) poi da lì all’antico territorio di Recanati (1294), appariva quanto mai suggestiva per la scelta della Madonna di Loreto quale Patrona chi si muove per le vie dell’aria.
Poeti e pittori avevano rievocato tale trasporto già nei secoli XVII e XVIII, immaginando il volo della casa nazarena quasi come una moderna trasvolata:
tra i primi esempi si può citare il dipinto Trasporto della Santa Casa di Loreto di Giovan Battista Rositi da Forlì del 1501
e conservato oggi nel Museo diocesano di Velletri. Il più famoso è l’affresco, e relativo bozzetto, che Giambattista Tiepolo realizzò nel 1743 per la volta della Chiesa degli Scalzi di Venezia e oggi conservati alle Gallerie dell’Accademia.
Così, sin dal 1912 la Società Aviatori e Aeronauti con sede a Torino, si era affidata alla protezione della Madonna di Loreto.
Pochi anni dopo, verso il 1915, quella società, sotto la presidenza dell’onorevole Carlo Montù, fece ornare la propria bandiera con l’immagine della Vergine Lauretana.
Si legge anche che nel 1915 le mura della Santa Casa furono dipinte all’interno delle carlinghe della XXV Squadriglia;
segno di un’esplicita devozione verso la Madonna della casa volante.
Il rapporto che lega la Madonna di Loreto ed il mondo aeronautico risale ufficialmente al 1920, quando venne proclamata “Aeronautarum Patrona” da Papa Benedetto XV.
La Madonna di Loreto è da allora patrona degli Aviatori.
Diversi sono stati gli eventi aerei a partire dagli anni ’50, con un’interruzione nel 2000 dovuta a motivi burocratici.
Nel 2010 e 2011 invece, in occasione dei 90 anni dalla sua proclamazione a Patrona degli aviatori, sono stati organizzati due spettacoli aerei che hanno riscosso un notevole successo di pubblico.
Gli interventi tra Ottocento e Novecento
Nel 1883 fu fondata la Congregazione universale della Santa Casa, affidata alla direzione dei frati cappuccini;
scopo dell’istituzione era la diffusione della devozione verso la Santa Casa, con una visione universalistica e perciò promossa in tutti i paesi cattolici.
Grazie a consistenti offerte provenienti da ogni parte del mondo, nel VI Centenario della Traslazione della Santa Casa, la congregazione promosse la decorazione di sette cappelle absidali
Le cappelle, ciascuna con le offerte dei fedeli di una lingua o di una nazione.
L’intervento fu curato da Giuseppe Sacconi, che scelse invece di lasciare due cappelle con le decorazioni originale, per il loro valore storico ed artistico.
Nell’occasione, anche la cupola fu restaurata staticamente e nuovamente affrescata, con le offerte dei fedeli italiani.
Per quanto riguarda l’aspetto esterno della basilica, Sacconi ripristinò i finestroni gotici in pietra bianca del Conero.
Le principali festività lauretane ricorrono l’8 settembre, in ricordo della Natività di Maria, e il 10 dicembre, in ricordo dell’arrivo della Santa Casa a Loreto.
Il 9 dicembre, vigilia della traslazione della Santa Casa, a Loreto e in tutte le Marche è usanza accendere grandi fuochi o falò, nelle campagne, nei paesi e nei vari quartieri cittadini, anche ad Ancona.
Si tratta della Festa della Venuta, di tradizione secolare. Secondo la tradizione la prima volta in cui si accesero questi fuochi fu quando, nel 1294
Nel 1294, si volle rischiarare il cammino degli angeli che, volando nella notte, stavano portando la Santa Casa in volo verso Loreto.
Nel XVII secolo, grazie all’opera del frate cappuccino anconitano fra Tommaso, la festa si è diffusa in tutta la regione e in alcune zone di quelle circostanti.
Da allora continua la tradizione e si accendono sempre fuochi durante la stessa notte per ricordare quell’avvenimento.
Il 10 dicembre, Traslazione della Santa Casa, si celebra la “giornata delle Marche”; l’usanza, nata dapprima presso le comunità marchigiane all’estero, è stata poi riconosciuta ufficialmente dalla Regione Marche.