23 Novembre 2024 05:53
Siccità: Cia, a rischio fino a 30% prodotti agricoli. Aspettiamo piano concreto da incontro Governo 1 marzo.
Pioggia, correnti fredde e neve sull’Italia dal prossimo weekend saranno ininfluenti sulla siccità che attanaglia da mesi l’agricoltura del Paese. Il settore, già sotto di 6 miliardi di euro per la crisi idrica, è destinato a una nuova estate di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcune zone, per colture importanti come mais e riso.
Bene, quindi, per Cia-Agricoltori Italiani che sia stato convocato l’incontro interministeriale del primo marzo da parte di Palazzo Chigi. Un’occasione importante la volontà del Governo di affrontare l’emergenza siccità e varare un piano di interventi a breve, medio e lungo termine.
Con la siccità a rischio i prodotti agricoli
Secondo Cia, infatti, come sollecitato nella sua ultima IX Conferenza Economica, occorre finalizzare un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi da affiancare alle azioni già previste con il Pnrr e per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate.
Inoltre, serve avviare urgentemente la sperimentazione in pieno campo delle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Breeding Techniques – NBT). Per dare al Paese una legge nazionale contro il consumo di suolo. Le aree perse, dal 2012 a oggi, avrebbero garantito l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia.
Proposte a favore dei prodotti agricoli
Le proposte avanzate, sottolinea Cia, sono essenziali per affrontare una siccità ormai strutturale, con il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022, e invasi che riescono a trattenere non più dell’11% di acqua, quando servirebbe arrivare almeno al 30% per iniziare a ragionare, soprattutto al Nord.
Dal Piemonte all’Emilia-Romagna, con il Po a secco, la crisi idrica potrebbero arrivare a togliere fino a 8 mila ettari di riso, visto l’abbandono già in atto. Mentre le semine di mais, strategico per gli allevamenti, sono già scese al minimo storico nazionale di 564 mila ettari, oltre il 30% solo in Veneto. E registrano un calo di 21 milioni di tonnellate a livello Ue. Si tenta un cambio di coltura con la soia o il frumento.
Anno difficile anche per gli ortaggi
Inoltre, il 2023 sarà difficile anche per gli ortaggi in pieno campo dove si conta un 10% in meno di prodotti, legato a siccità, caldo di inizio inverno e freddo improvviso. In particolare, le carote nel Lazio stanno costando care ai produttori, costretti a irrigazione continua, visti i terreni sabbiosi. Per innaffiare i prodotti di stagione, qui si ricorre spesso ai pozzi e tutto si ripercuoterà sulla bolletta energetica.
A patire, poi, anche le nocciole con la mancanza d’acqua che sta compromettendo la fioritura in corso e inciderà sull’impollinazione, probabilmente scarsa. Sarà un’annata dura anche per la vendemmia con un calo produttivo tra il 10 e il 15%, rispetto allo scorso anno. In questo caso, le piante non hanno accumulato il sufficiente fabbisogno di freddo e non sono andate completamente in riposo vegetativo, senza contare che i germogli precoci rischiano di essere bruciati da eventuali gelate tardive. Stessa sorte potrebbe toccare all’olivo. Con un inverno mite e senza sufficienti scorte idriche nel terreno, ci saranno problemi in fioritura.
Le dichiarazioni
“Sollecitavamo da tempo un’azione decisa da parte del Governo rispetto all’emergenza siccità e alla crisi idrica. Ora, accolte anche le nostre istanze, ci aspettiamo un approccio veloce, mirato e concreto, dai rappresentanti dei ministeri Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Affari Europei, Coesione e Pnrr e il Dipartimento della Protezione civile che, a stretto giro, si troveranno a ragionare insieme per varare un piano di interventi nel breve e lungo periodo”. Commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini.
“Ѐ opportuno ragionare insieme, filiera e istituzioni, per non far saltare gli equilibri, spesso a carico delle aziende del settore. Subito a lavoro per un’agricoltura più resistente ai cambiamenti climatici e per un’infrastruttura irrigua che non ci renda fanalino di coda in Europa e nel mondo, dove il nostro Made in Italy deve continuare a vincere”. Conclude il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini.