Inchino mafioso, 39 imputati a complessivi 80 anni circa, dopo l’accaduto a Caltagirone

Episodio durante la processione del Venerdi’ Santo del 25 marzo del 2016 a San Michele di Ganzaria

L’intervento è, tanto per cambiare, da parte della DIA, la Direzione Italiana Antimafia

L’ inchino si verificò  davanti alla casa del boss mafioso Francesco La Rocca:

l tribunale di Caltagirone che ha condannato 39 imputati a complessivi 80 anni circa.

“I reati contestati dalla Dda di Catania, a vario titolo, sono turbamento di funzioni religiose e istigazione a delinquere.

A 30 imputati e’ stata contestata anche l’aggravante mafiosa. Ritenuto prescritto invece il reato di riunione pubblica non autorizzata.

Tre imputati sono stati assolti perche’ il fatto non costituisce reato” condannati 39 imputati a complessivi 80 anni circa (ANSA)

C’è pure una sentenza della Cassazione  sui casi di inchino

La Corte di Cassazione (3^ sez. pen. ud. 15/10/2021 R.G. 8762/2021 ric. L. Grizzaffi) ribadisce che:

la sosta del fercolo del Santo in corrispondenza dell’abitazione della famiglia di un capo di Cosa Nostra costituisce turbamento della funzione religiosa.

Ma la questione irrisolta rimane quella dell’inchino sociale.

Centro Studi Livatino

E’ plausibile ritenere che tutti patiscano a tal punto la condizione di soggezione tipica di un ambiente mafioso, da subire senza accennare alla benché minima reazione, neppure confidando nella forza della comunità, riunita attorno al fercolo del Santo, o nell’autorevole presenza di Sindaco e forze dell’ordine? Oppure deve concludersi che, al di là della denunzia doverosa dell’accaduto, vi sia una diffusa condivisione del gesto?

E se così è, anziché chiudere gli occhi dinanzi al fatto, riducendolo a residuale manifestazione di una mentalità retriva, realismo imporrebbe di intervenire sulle cause di un atteggiamento di tale ostentata riconoscenza verso gli uomini d’onore.

Fatti che ripetono periodicamente anche in Calabria, nonostante le denunce.

 

 

 

 

Condividi sui social