L’assurda attesa di giustizia da parte di centinaia di cittadini veneziani

Qui non si parla propriamente di “giustizia lumaca”, perché il giudice, in realtà, sentenzia in tempi “ragionevoli”. Nello specifico giusto un anno e mezzo, ben più “velocemente” della media nazionale. Il problema è piuttosto “burocratico”, ma a conti fatti non fa alcuna differenza. Perché a un cittadino che si rivolge al Giudice di Pace di Venezia occorrono comunque svariati anni per ottenere risposte, pur avendo questi già deciso da tempo la causa. Senza la pubblicazione da parte della cancelleria dell’atto, infatti, questo non ha alcun effetto. E qui il sistema si incaglia. E si arriva anche a un lustro. Una beffa.

Il caso di una donna che ha aspettato oltre cinque anni per avere giustizia
Il frontespizio della sentenza

Il caso di una donna assistita da Studio3A

Emblematico il caso di una donna di Mira, oggi trentaseienne, che nel lontano 2016 viene tamponata, a Mestre, da una trentunenne di Treviso. Per essere risarcita dei danni fisici, un gran brutto colpo di frusta, e materiali (al veicolo) patiti, l’automobilista, attraverso il responsabile della sede di Dolo, Riccardo Vizzi, si affida a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

Nessuna discussione sulla dinamica del sinistro e sulle responsabilità in capo alla controparte. Ma la compagnia di assicurazione della stessa vettura della danneggiata, a cui vengono richiesti i danni in regime di risarcimento diretto-Card, per la cronaca Groupama, nonostante l’accurato fascicolo medico legale prodotto dallo Studio e comprovante le lesioni riportate, e pur non essendo in discussione somme ingenti, offre una cifra del tutto inadeguata1.300 euro. Tutti i tentativi di trovare una composizione stragiudiziale della controversia risultano vani.

Il giudice sentenzia nei tempi, ma la giustizia tarda ad arrivare

La trentaseienne è perciò costretta ad adire le vie legali. Il 22 maggio 2017 notifica l’atto di citazione contro l’altra automobilista e contro Groupama avanti, appunto, il Giudice di Pace di Venezia. Il quale, nella persona dell’avv. Nadia Santambrogio, istruita la causa e disposta una consulenza tecnica medico legale d’ufficio, il 27 novembre 2018 emette la sua sentenzadando ragione piena all’automobilista tamponata.

Le riconosce, infatti, la quasi totalità dei danni fisici richiesti sulla base della perizia del consulente tecnico d’ufficio incaricato, che li comprova, e respingendo la “solita” contestazione mossa dalle assicurazioni per non risarcire il trauma distorsivo del rachide cervicale, ossia la mancanza di un accertamento strumentale, le radiografie. Il magistrato ha ribadito l’ormai affermato principio secondo il quale l’accertamento clinico strumentale obiettivo di cui parla la normativa “non è diverso dal riscontro medico legale da cui risulti visivamente o strumentalmente accertata l’esistenza della lesione”. Insomma, l’obiettività dell’accertamento della lesione può ben avvenire anche attraverso l’esame del medico.

Risultato? La compagnia viene condannata a liquidare alla sua assicurata ulteriori quattromila euro, più rivalutazione monetaria e interessi legali dalla data del fatto al saldo, oltre ai 1.300 già pagati e trattenuti a titolo di acconto dalla danneggiata, nonché a rifonderle tutte le spese di lite.

Un pronunciamento favorevole non vale nulla finché non viene pubblicato

Ma in questi anni la trentaseienne non ha mai potuto ottenere materialmente quanto dovuto e stabilito dal giudice, per il semplice fatto che quella sentenza, spedita in cancelleria il 27 novembre 2018è stata ivi pubblicata e depositata solo il 7 ottobre 2023.

Quasi cinque anni per apporre un timbro e nel corso dei quali il suo contenuto era del tutto inutilizzabile. Ed è solo la punta di un iceberg. Non è infatti l’unico caso di assistiti di Studio3A, costretti a rivolgersi al Giudice di Pace lagunare a fronte del diniego delle compagnie di assicurazione di risarcirli adeguatamente, che hanno dovuto attendere le calende greche per la pubblicazione di sentenze pronunciate mesi, se non anni prima.

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