25 Dicembre 2024 21:30
L’Unione Europea sta seguendo tutte le proposte dell’Italia di Giorgia Meloni
Dal limite del contante tanto discusso dalla sinistra, novità sulle cripto valute, fino ai porti chiusi, di seguito tutte le recenti news da parte del Consiglio UE, e le ragioni di Giorgia Meloni.
Il limite massimo all’uso del contante all’interno dell’Unione sarà di 10 mila euro. La misura, anche non impone di alzare il limite ai Paesi dove questo è minore, prevede ulteriori provvedimenti per ridurre il riciclaggio di denaro. Tra questi anche controlli che verranno istituiti sui pagamenti in criptovaluta oltre i 1.000 euro. Previste poi regole per il commercio di metalli e pietre preziose, oltra beni culturali, gioielli, orologi, e prodotti aurei. Secondo quanto riporta Ansa, è già stato trovato con l’Europarlamento l’accordo sulla soglia.
ALCUNE MOTIVAZIONI SULLA NORMA DEL CONTANTE
Chi finanzia il terrorismo non è benvenuto nella Ue e pertanto seguono le dichiarazioni del Ministro delle finanze della Repubblica Ceca Zbynek Stanjura sulle nuove regole contro il riciclaggio:
“I terroristi e coloro che li finanziano non sono i benvenuti in Europa” – Dopodichè aggiunge “diventeranno impossibili i pagamenti in contanti di importo superiore a 10 mila euro. Cercare di rimanere anonimi quando si acquistano o vendono cripto-asset diventerà molto più difficile. Diventerà difficile persino riciclare denaro tramite gioiellieri o orafi”.
LA SINISTRA ITALIANA SI ARRAMPICA SUI VETRI
In politica si sa, cercare di distrarre con motivazioni surreali per confondere le idee. Questo è quanto emerge dalle assurde e ridicole dichiarazioni della sinistra italiana.
No, il governo non ha ragione a portare il tetto al contante a 5mila euro tantomeno a 10mila. Questo per due motivi essenziali. Il primo: la decisione europea non è un passo indietro rispetto a posizioni già assunte. Quella misura, a livello comunitario, non esisteva. In Germania, ad esempio, non è previsto alcun limite al cash. Averlo adesso inserito in una misura europea, equivale a compiere un primo passo avanti. E’ cioè la dimostrazione che l’Ue considera indispensabile intraprendere quella strada.
Dall’Ue porte chiuse. Ora le Ong tornano a piangere per un porto
Dopo aver trascorso tre giorni in mare con i migranti davanti alla Libia, le Ong premono sui confini italiani ed europei per avere un porto
La nave Louise Michel, ieri in tarda serata è stata fatta entrare nel molo di Lampedusa con un’operazione coordinata dalle capitanerie di porto a causa delle avverse condizioni del mare. Sull’isola sono sbarcati 33 migranti economici, tutti di origine egiziana, che vanno ad aggiungersi agli oltre 1.300 presenti nell’hotspot di Lampedusa. L’Italia ha assolto al suo obbligo, effettuando un intervento di soccorso come previsto dalle normative europee, nonostante gli attacchi che arrivano al governo Meloni da parte di chi vorrebbe i porti aperti senza discriminazioni, comprese le Ong che ora alzano la voce contro Italia ed Europa.
Le Ong scaricano i migranti e salpano per recuperarne altri
Per le altre due navi Ong non ci sono state aperture di porti in Italia, nonostante la nave Geo Barents si trovi ormai da ore all’interno delle acque territoriali italiane per consentire l’evacuazione medica di un minore. A meno di cambiamenti da parte del governo, che in questo momento non sono all’orizzonte, al termine dell’evacuazione medica del 14enne non accompagnato, la nave della Ong, battente bandiera norvegese, dovrà uscire dalle acque italiane, dove non è autorizzata a rimanere, e tornare in quelle internazionali. Qui si trova la nave Humanity 1, che batte bandiera tedesca (come la Louise Michel). Entrambe queste navi sono state impegnate in un serratissimo braccio di ferro col governo italiano all’inizio di novembre, quando lo sbarco venne concesso solamente dopo un secondo triage medico, che certificò condizioni psico-fisiche fragili da parte dei migranti.
Sui migranti resta la tensione: niente intesa sui salvataggi in mare
L’Italia, come ha dichiarato Giorgia Meloni, non ha cambiato la sua posizione sulle navi delle Organizzazioni non governative, quindi non è in programma l’apertura di porti per le due navi (e per quelle che dovessero bussare ai confini). Una fermezza alla quale le Ong non sono abituate, come dimostrano i comunicati che in queste ore provengono dalle organizzazioni. “Invece di attuare la legge esistente alle frontiere esterne dell’Europa, come il Mediterraneo centrale, i piani della Commissione europea e dei ministri degli Interni dell’Ue si basano su un’ulteriore restrizione dell’accesso all’asilo negli Stati membri e la continuazione di una politica delle porte chiuse”, ha dichiarato Mirka Schäfer, advocacy officer di Sos Humanity, all’indomani della riunione del Consiglio Ue Giustizia e Affari interni a Bruxelles.
La difesa dei confini, oltre che le difficoltà di gestione dei migranti, non sono concetti che le Ong accettano facilmente. E non è difficile da capire il motivo, visto che le navi, dopo aver sbarcato i migranti, hanno terminato il loro lavoro, lasciando le incombenze più gravi agli Stati di sbarco, che non sono praticamente mai quelli di bandiera.
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