19 Settembre 2025 01:27
La vita da grandi: il debutto alla regia di Greta Scarano
Il 2025 segna l’esordio dietro la macchina da presa per Greta Scarano, attrice amata dal pubblico e ora regista del film La vita da grandi. L’opera è ispirata al libro autobiografico Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale dei fratelli Damiano e Margherita Tercon.
La vita da grandi. Il film racconta una storia intima e universale, capace di toccare corde profonde legate alla crescita, ai legami familiari e al coraggio di affrontare la vita adulta.
La trama del film, La vita da grandi
La protagonista si chiama Irene. Lavora a Roma in un’azienda che produce pannelli solari.
Il lavoro è sicuro e stabile, ma non le permette di esprimere la sua creatività. Irene si sente intrappolata in una routine che soffoca i suoi sogni.
Tutto cambia quando la madre la chiama a Rimini. La donna deve allontanarsi con il marito per affrontare alcuni accertamenti medici. A Irene viene chiesto di occuparsi del fratello Omar, un uomo autistico che la famiglia ha sempre protetto eccessivamente.
Questa iperprotezione ha impedito a Omar di diventare autonomo. Irene decide quindi di sottoporlo a un vero e proprio “corso intensivo per diventare adulti”.
Col passare del tempo, però, la ragazza scopre di avere molte più cose in comune con il fratello di quanto immaginasse. Irene si accorge che entrambi hanno sogni importanti, ma a differenza sua, Omar ha la forza di inseguirli senza paura.
Una rivelazione scioccante del fratello spingerà Irene a cambiare prospettiva. Non si tratta più soltanto di aiutare Omar, ma di crescere insieme e imparare ad affrontare i rischi che la vita comporta.
Un racconto di crescita e coraggio
La vita da grandi è molto più di un film sul rapporto tra una sorella e un fratello.
È un viaggio alla scoperta di sé stessi. Irene, che crede di essere matura e responsabile, si accorge che la vera crescita non significa solo lavorare o gestire la quotidianità.
La vera sfida è accettare le proprie fragilità, inseguire i propri sogni e non avere paura di sbagliare.
Attraverso il legame con Omar, la protagonista impara che diventare grandi significa saper rischiare e scegliere la propria strada.
La regia di Greta Scarano
Greta Scarano, al suo debutto da regista, porta sullo schermo una storia delicata e intensa.
Il suo sguardo è intimo, attento ai dettagli e capace di restituire autenticità ai personaggi. La scelta di ispirarsi a una vicenda autobiografica rende la narrazione ancora più reale e coinvolgente.
Scarano dimostra grande sensibilità nel raccontare l’autismo senza stereotipi. Omar non è definito dalla sua condizione, ma dai suoi sogni, dalla sua determinazione e dal suo rapporto con la sorella.
Un film ispirato a una storia vera
L’opera trae ispirazione dal libro autobiografico scritto dai fratelli Damiano e Margherita Tercon.
Il loro racconto, diretto e sincero, mostra come la vita familiare con una persona autistica possa essere complessa ma anche ricca di sfumature, affetti e opportunità di crescita.
Greta Scarano e il team di sceneggiatrici hanno saputo adattare la storia in chiave cinematografica, senza perdere il nucleo emotivo che l’ha resa speciale.
Il team di scrittura
Alla sceneggiatura hanno lavorato Greta Scarano, Sofia Assirelli, Chiara Barzini e Tieta Madia.
Un gruppo di autrici che ha costruito una narrazione corale, equilibrando momenti drammatici e scene leggere.
Il risultato è una storia capace di emozionare ma anche di far riflettere, con un ritmo narrativo coinvolgente.
La produzione
La vita da grandi è stato prodotto da Matteo Rovere, Margherita Murolo e Andrea Paris.
Alla realizzazione hanno partecipato Groenlandia, Halong, Rai Cinema e Netflix, a conferma di un progetto ambizioso con respiro internazionale.
La collaborazione con Netflix garantirà una distribuzione ampia, permettendo al film di raggiungere un pubblico globale.
Un film per tutti
La storia di Irene e Omar non riguarda solo chi conosce da vicino la realtà dell’autismo.
Il film affronta temi universali: il rapporto tra fratelli, il peso delle responsabilità familiari, la ricerca della propria identità.
Sono questioni che ciascuno può riconoscere nella propria vita. Per questo La vita da grandi si rivolge a un pubblico ampio, capace di emozionarsi e riflettere.
Il valore sociale del film
Uno degli aspetti più importanti dell’opera è la sua capacità di sensibilizzare sul tema dell’autismo.
Senza retorica e senza pietismo, il film mostra come la vera sfida non sia la diversità, ma la mancanza di possibilità per esprimersi e realizzarsi.
Il percorso di Omar diventa simbolo di un desiderio comune a tutti: essere liberi di crescere secondo i propri sogni.
La scelta delle ambientazioni
La contrapposizione tra Roma e Rimini non è casuale.
Roma rappresenta la routine soffocante di Irene, fatta di lavoro e stabilità apparente.
Rimini, invece, diventa il luogo della trasformazione, dove la protagonista si riconnette alla famiglia, affronta i propri limiti e impara a guardare avanti.
Le due città si trasformano in veri e propri personaggi narrativi, accompagnando il cambiamento interiore dei protagonisti.
Un messaggio di speranza
Alla base del film c’è un messaggio chiaro: crescere non significa smettere di sognare.
Irene e Omar mostrano come la maturità non si misuri soltanto con le responsabilità, ma anche con il coraggio di inseguire ciò che rende felici.
Un invito per tutti gli spettatori a non avere paura della propria vulnerabilità e a credere nelle proprie possibilità.
Un film da vedere per le riflessioni notevoli e l’apertura mentale che tutti dovremmo avere per avere la crescita personale e collettiva logica che una società moderna dovrebbe avere, uscendo dagli schemi mentali e le sovrastrutture sociali, “culturali” ( si fa per dire) che giornalmente ci circondano.
Schemi e chiusure su tutti gli aspetti della nostra vita: come vestire, parlare, comportarsi ecc. frutto di tradizioni, usi e costumi “provinciali” limitate dagli ambienti che frequentiamo e in cui ognuno di noi siamo macchiette e non persone.
Ricordate Pirandello? La morale dell’opera suggerisce che la vera libertà potrebbe risiedere nell’accettazione di questa molteplicità, rinunciando all’illusione di un’identità unica e definitiva.
Pensieri difficili che ci dovrebbero portare a metterci in discussione giornalmente per crescere e invece.
Conclusione
La vita da grandi è un film che unisce emozione, sensibilità e autenticità.
Con il suo debutto alla regia, Greta Scarano dimostra di saper raccontare una storia intensa e universale, capace di parlare al cuore del pubblico.
Il film diventa un viaggio condiviso, in cui chi guarda può riconoscersi nelle fragilità, nei sogni e nelle sfide di Irene e Omar.
Un’opera che lascia il segno e che si candida a diventare una delle sorprese cinematografiche del 2025.