26 Dicembre 2024 19:01
A 20 anni dall’entrata in circolazione della moneta unica in Europa, la ricostruzione di una particolare edizione di Italia-Germania. La campagna diplomatica (e non solo) che ci ha portati nel nucleo dei fondatori dell’Euro.
Tra il 4-3 del 1970, il 3-1 del 1982 e il 2-0 del 2006 c’è un’altra partita che ha visto fronteggiarsi Italia e Germania. E non è stata meno importante di quelle – leggendarie – affrontate sui campi di calcio. La posta in gioco non era la Coppa del Mondo ma l’ingresso del Belpaese nella moneta unica europea. Oggi tutti sappiamo com’è andata a finire e quali sono state le conseguenze – ancora in divenire – di una scelta epocale. Non tutti però ricordano quanto quella sfida sia stata complessa.
A ricostruire “La partita dell’Euro” ci ha pensato Mauro Battocchi, oggi Ambasciatore d’Italia in Cile e ai tempi giovane diplomatico in servizio a Bonn. Testimone privilegiato ma anche attore, quindi, di una delle campagne diplomatiche più complesse che il nostro Paese abbia condotto negli ultimi decenni. Tra esse il negoziato che tra il 1996 e il 1998 ha portato l’Italia nel nucleo dei fondatori della moneta unica.
Italia verso la bancarotta e la fine della Prima Repubblica
Allora come oggi, la Penisola cercava nell’Europa un’ancora di salvezza dopo aver sperimentato una crisi devastante. Il rischio di rimanere tagliati fuori dall’Unione che si andava costruendo intorno alla nuova moneta fu percepito come una minaccia esistenziale. Il Paese seppe reagire mobilitando tutte le risorse per continuare a condividere il proprio destino con il resto del continente.
Nel 1992, infatti, l’Italia aveva sfiorato la bancarotta e vissuto un’umiliante espulsione dal Sistema monetario europeo mentre implodeva la “Prima Repubblica”. Quando, pochi anni dopo, Germania e Francia s’incamminarono verso il Trattato di Maastricht, i conti del nostro Paese erano lontani dal rispettare i parametri. Il Governo guidato da Romano Prodi – con Carlo Azeglio Ciampi alla guida del Tesoro – decise di tentare un’impresa che a molti osservatori poteva sembrare disperata. Quella di abbattere il deficit dal 7% al 3% del Pil entro il 1997 e, soprattutto, convincere i partner europei del fatto che non si sarebbe trattato di un risanamento temporaneo ma dell’inizio di un percorso che avrebbe reso l’Italia uno stato con finanze pubbliche sostenibili. Un sistema Paese capace di competere sullo scenario globale senza usare scorciatoie (come la “periodica” svalutazione della lira).
Di queste vicende Battocchi ci restituisce un racconto, vivace come un romanzo, che ai numeri e ai criteri finanziari aggiunge una buona dose di umanità. Egli tratteggia un capitolo di storia nazionale non abbastanza noto sebbene costituisca uno snodo cruciale nel nostro essere europei.
Dietro le quinte de “La partita dell’Euro”
Accompagnando il lettore tra i volti e i pensieri dei protagonisti, l’autore mostra i “dietro le quinte” di uno sforzo corale teso a far conoscere un’Italia che, a dispetto della fase di rapida trasformazione che stava attraversando, restava ancora largamente incompresa a nord delle Alpi.
Tra la Bonn coi semafori sempre rossi e la Francoforte delle grandi banche, Battocchi riporta con oggettività anche il punto di vista degli interlocutori tedeschi. Dai giganti della storia politica europea, come Helmut Kohl, ad astri nascenti che stavano ponendo le basi per una carriera che avrebbe lasciato un segno globale. Tra loro spiccano Angela Merkel allora Ministro dell’Ambiente e Mario Draghi nelle vesti di Direttore generale del Tesoro. Ma che funzionari, giornalisti, banchieri, imprenditori.
Sono stati tanti i giocatori impegnati in campo. Un groviglio di relazioni abilmente intessuto (o districato) anche grazie al contributo di Enzo Perlot, allora Ambasciatore d’Italia in Germania. È soprattutto attraverso la sua figura che il diario di quegli avvenimenti mette in luce la duttilità e il valore della nostra diplomazia. Dimostrando quanto questo strumento – antico e moderno – sia essenziale per la tutela degli interessi nazionali e la gestione di una politica estera credibile ed efficace. Specie per un Paese che, oggi come allora, deve alzare lo sguardo al di là dei propri confini senza perdere di vista l’Europa, nemmeno (o forse soprattutto) nei momenti più difficili.
Il commento dell’autore de “La partita dell’Euro”
“Nel ripercorrere le vicende che ho raccontato in questo libro viene a galla il tema cruciale della modernizzazione del Paese” commenta Battocchi.
“L’ingresso nell’Euro é equivalso ad accedere ad un campionato più difficile, più tecnico, più veloce, pena la retrocessione. A vent’anni di distanza, la sfida per il Sistema Paese di saper sciogliere i propri nodi strutturali per competere a livello globale rimane intatta. Il ripercorrere le vicende di quell’epoca mi auguro stimoli a riflettere su come ciascuno di noi puó fare la sua parte.”