26 Dicembre 2024 08:21
Marta Callegaro, di Mira, aveva solo 62 anni e non soffriva di alcuna patologia
Per il medico di famiglia di una donna di Mira era solo un problema di pressione bassa. Bastava prendere un po’ di acqua e liquirizia. Per i dottori dell’ospedale aveva una gastroenterite. Solo poche ore dopo è andata in arresto cardiaco ed è spirata, ad appena 62 anni. E senza che avesse mai sofferto prima di alcuna patologia particolare.
E’ accaduto all’alba del 30 dicembre all’ospedale di Dolo. La vittima si chiamava Marta Callegaro e abitava a Mira. Il marito, sconvolto da una tragedia di cui non riesce a capacitarsi, si è rivolto a Studio3A e ha presentato un esposto ai carabinieri raccontando i fatti e chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare le cause del decesso della moglie e di verificare eventuali responsabilità da parte dei sanitari che l’hanno avuta in cura.
I primi sintomi e il consiglio del medico di base
La sessantaduenne che, come detto, godeva di buona salute e non assumeva farmaci, il 29 dicembre ha iniziato a manifestare sintomi che facevano pensare a una delle tante influenze che in questi giorni stanno costringendo a letto milioni di italiani, in particolare tosse e vomito. Nel primo pomeriggio il marito ha quindi chiamato il medico di famiglia. Ma la dottoressa, dopo la visita domiciliare, non ha rilevato problematiche particolari, neppure di natura polmonare. Ha riscontrato solo parametri pressori molto bassi, 80-60, e consigliato alla paziente di assumere acqua e liquirizia per “tirarsi su”.
Ma dopo appena un quarto d’ora da quella visita, quando il medico se n’era già andato, verso le 15, la donna, recandosi al bagno accompagnata dal consorte, è improvvisamente svenuta, perdendo conoscenza per un paio di minuti. A quel punto il marito, visto anche lo stato di persistente debolezza della signora Callegaro, ha chiamato il 118. La sessantaduenne è stata presa in carico dagli operatori del Suem e condotta in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale di Dolo dove è giunta poco dopo le 17 con codice d’accettazione “arancio”.
L’ingresso in ospedale e la tragica fine
Alle 22.30 il marito della paziente è entrato nella zona rossa del pronto soccorso per accompagnare la moglie nel reparto destinatole. Ha quindi potuto chiedere lumi sulle sue condizioni, sentendosi rispondere da un dottore che la donna, molto sofferente, risultava disidratata e che dalle analisi del sangue sembrava esserci una gastroenterite in corso.
Diagnosi confermatagli anche dal medico geriatra con conseguente “piano terapeutico”: “prima sua moglie deve essere idratata, poi partiremo con la terapia antibiotica per la gastroenterite” gli ha spiegato il sanitario. Nel reparto, peraltro, Marta Callegaro si è un po’ ripresa, anche perché evidentemente cominciava a fare effetto la flebo che le avevano somministrato fin dall’inizio ma il cui ago, come segnalato dal marito, era andato fuori vena, salvo poi essere spostato e riapplicato.
Rassicurato sulle condizioni della consorte, il marito alle 23.30 ha quindi lasciato l’ospedale. Ma lo stesso medico che lo aveva tranquillizzato, alle 4.50 del 30 dicembre, lo ha chiamato personalmente al telefono riferendogli che la moglie aveva avuto un arresto cardiaco, che era stata intubata, che la situazione era grave e che doveva recarsi d’urgenza in ospedale. Mezzora dopo l’uomo e suo figlio sono arrivati al nosocomio di Dolo. Ma ormai era troppo tardi. I sanitari hanno comunicato il decesso della loro cara. Inutili i tentativi di rianimazione durati più di un’ora.
Il marita, ora, si aspetta la verità
Affranto e non avendo ricevuto alcuna spiegazione per il tragico epilogo, il marito, per fare piena luce sui fatti, attraverso il General Manager dott. Riccardo Vizzi, si è rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Il 2 gennaio ha sporto denuncia querela presso la tenenza dei carabinieri di Mira chiedendo all’autorità giudiziaria di voler disporre l’esame autoptico sulla salma per dare innanzitutto una risposta sulla causa della morte e poi per appurare se le cure prestategli siano state adeguate, con l’auspico che la Procura di Venezia riscontri quanto prima l’istanza.