26 Dicembre 2024 11:47
Milano Ansa 11 ottobre 2021 – Sabato 09 ottobre, in occasione del master Diplomatic Economic and Strategic Perspectives in Global Scenarios, diretto dal Prof. Marco Bacini per la School of Management dell’Università LUM, a parlare agli studenti è stato S.E. l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo, alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan, diplomatico di lungo corso, già ambasciatore italiano in Pakistan tra il 2015 e il 2020 (Paese islamico con una diretta influenza su tutto ciò che è avvenuto, sta avvenendo e avverrà in Afghanistan), tra i suoi precedenti incarichi figura anche quello di vice capo missione presso le ambasciate d’Italia a Londra e Mosca e da gennaio 2013 a ottobre 2015 è stato anche consigliere diplomatico di tre Ministri della Difesa italiani.
E fu proprio il segretario generale NATO Jens Stoltenberg a scegliere l’Amb. Pontecorvo più di un anno fa, al termine del suo mandato come ambasciatore italiano in Pakistan.
L’Ambasciatore ha avuto il compito di garantire la sicurezza di quell’importante via d’uscita verso il mondo, che è stato l’Aeroporto Hamid Karzai ad agosto e impedire il più a lungo possibile che l’aeroporto della capitale Kabul cadesse nelle mani dei talebani.
Una rivista straniera ha definito Pontecorvo come “gli occhi e le orecchie del mondo dall’aeroporto di Kabul”, e partendo proprio dall’esperienza personale la Lectio è iniziata con un racconto molto emozionante, l’Ambasciatore ha spiegato come la situazione all’aeroporto di Kabul fosse un qualcosa senza precedenti e come questa cosa abbia causato enormi difficoltà nella gestione dell’evacuazioni di civili e militari: “Da Kabul di solito partivano al massimo sei aerei civili al giorno, più un paio di militari, ne abbiamo fatti decollare 120 al giorno” e continua “In due settimane abbiamo fatto uscire circa 140mila persone, l’80% del numero di passeggeri che partiva dallo scalo di Kabul in tutto un anno. E la base Nato, costruita per contenere 5mila persone, ne ha ospitate fino a 18 mila”.
Il dialogo tra l’Amb. Pontecorvo e il Prof. Marco Bacini è continuato per circa due ore, dopo i saluti istituzionali del Magnifico Rettore Prof. Antonello Garzoni, focalizzando l’attenzione su tre temi principali: il primo relativo a quella che può essere considerata la rivoluzione della comunicazione multimediale quale strumento di diplomazia per i governi e di persuasione delle masse partendo dall’analisi dello sviluppo della comunicazione social dei Talebani, definiti proprio dal Diplomatico Talebani 4.0 per la grande capacità di aver sviluppato una eccellente macchina di comunicazione e propaganda social anche attraverso il lavoro del responsabile comunicazione talebano Zabihullah Mujahid.
Secondo tema trattato, ha riguardato l’importanza del trinomio tra sistemi di difesa e sicurezza, intelligence e diplomazia specialmente diplomazia culturale per la trasmissione di identità e valori.
E il terzo tema ha invece posto l’attenzione sul ruolo fondamentale della NATO e sulle capacità operative dell’Alleanza fondate sui diritti umani e i valori caratteristici della civiltà occidentale.
Il dibattito è continuato ponendo anche l’accento sull’influenza cinese sul paese e sul ruolo delle potenze regionali, oltre che sulla storia che ha caratterizzato l’Afghanistan e i paesi della regione negli anni ‘60 e ‘70.
La Lectio si è conclusa con moltissime domande dei discenti e alcune riflessioni sulla situazione attuale che a detta del Diplomatico è ancora tutta da seguire, perché con la costituzione di un governo talebano sorgeranno due esigenze fondamentali, quella di essere il governo di un Paese e quella di tenere fede alla propria vocazione jihadista, la cui etica impone di aiutare gli altri jihadisti.
I talebani in quanto tali sono nazionalisti, non compiono attentati in giro per il mondo, ma un intero Afghanistan controllato dai talebani rischia di diventare una terra di nessuno.
Sicuramente nel nuovo governo sono presenti estremisti ma anche personalità di spicco della galassia talebana che potranno influenzare le scelte del Paese ed è quindi importante non spegnere la luce sull’Afghanistan ma continuare a seguire l’evoluzione dei fatti.