23 Aprile 2025 20:55
Operazione Blizzard/Folgore: maxi-blitz contro la ‘ndrangheta tra Nord e Sud Italia
Ndrangheta, o perazione su larga scala ha colpito la ‘ndrangheta, portando all’arresto di 17 persone e al sequestro di beni per circa 25 milioni di euro.
L’azione, denominata operazione Blizzard/Folgore, ha coinvolto diverse città italiane, da Crotone a Milano, passando per Verona, Bolzano e Napoli, operazione di Ndrangheta.
Un’operazione coordinata
L’indagine è stata diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, con il supporto della DDA di Trento. Fondamentale il lavoro dei Carabinieri del ROS, del Comando Provinciale di Crotone e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori”.
L’obiettivo era smantellare un’organizzazione criminale legata al locale di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. Le accuse principali riguardano associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e detenzione di armi, tutte aggravate dal metodo mafioso.
Le indagini e i legami con il Nord Italia
L’inchiesta è partita dall’analisi dei movimenti di un imprenditore originario di Isola Capo Rizzuto, trasferitosi per un periodo a Bolzano. Secondo le indagini, l’uomo avrebbe creato un complesso sistema di frode fiscale, basato su false fatturazioni per operazioni inesistenti.
Le attività criminali si estendevano ben oltre la Calabria, con ramificazioni in Lombardia, Veneto e Trentino. Le imprese legate all’organizzazione servivano per riciclare denaro, sostenere l’organizzazione e finanziare gli affiliati detenuti.
Sequestri milionari e false fatturazioni
Durante l’operazione, sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro. Le indagini hanno rivelato un sistema sofisticato di evasione fiscale, incentrato sulla creazione di crediti fiscali falsi.
Questi crediti venivano poi utilizzati per compensare debiti tributari o rivenduti, generando profitti illeciti. Le società coinvolte agivano come veri e propri “serbatoi di crediti fittizi”, utilizzati per ottenere appalti pubblici a prezzi stracciati.
La struttura mafiosa e le comunicazioni in carcere
Le indagini hanno anche messo in luce la struttura gerarchica della cosca, fondata sulle rigide regole della ‘ndrangheta. Uno degli elementi chiave è stato l’utilizzo di colloqui carcerari e strumenti di comunicazione clandestina per trasmettere ordini e direttive operative.
Questa rete di comunicazione ha garantito la continuità delle attività criminali, nonostante gli arresti precedenti e gli scontri interni al clan.
I reati contestati e le misure cautelari
Oltre all’associazione mafiosa, agli arrestati sono contestati gravi reati come estorsione, usura e traffico di armi.