27 Dicembre 2024 01:03
Nella mattinata di ieri i carabinieri del ROS hanno effettuato otto arresti per bancarotta fraudolenta nel perugino
otto arresti per bancarotta a Perugia
I militari del ROS supportati dai comandi provinciali di Perugia Roma e L’Aquila hanno eseguito un’ordinanza
emessa dal GIP di Perugia ed effettuato otto arresti.
Il GIP di Perugia ha emesso l’ordinanza su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
L’ordinanza è nei confronti di otto persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta aggravata.
Le indagini sono cominciate nel febbraio 2020 e originariamente riguardavano un consulente finanziario di origini calabresi, ma da tempo residente nel perugino.
l’ex commercialista
Ma i militari, attraverso le intercettazioni telefoniche, hanno subito collegato il soggetto a un ex commercialista romano.
Il commercialista in passato aveva avuto una serie di coinvolto vicende giudiziarie per svariati reati di natura economico finanziaria.
I carabinieri hanno quindi esteso le indagini anche nei confronti dell’ex commercialista che amava farsi chiamare “imperatore”.
L’estensione delle indagini ha permesso di capire che l’imperatore era l’artefice di un complesso sistema.
Il sistema, attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di altri imprenditori, frodi fiscali ed altri reati, sembrava essere finalizzato a condurre al dissesto molte aziende.
Le aziende accumulavano enormi debiti, che i militari stimano in quasi 50 milioni di euro, verso i fornitori e verso l’erario.
Le indagini hanno rilevato gravi indizi sull’esistenza di un vero sodalizio criminale, di cui facevano parte oltre ai due indagati originari, anche altri tre personaggi.
Questi ultimi avrebbero operato soprattutto a Roma con compiti di responsabilità.
Il loro ruolo era quello di svolgere il ruolo di amministratori delle società utilizzate per drenare il denaro dalle imprese che andavano in dissesto.
i prestanome
Oltre a questo i militari hanno identificato anche tre prestanome.
Il meccanismo della frode era semplice e ripetitivo.
In particolare acquisivano sul mercato società operanti nei settori più svariati per intestarle fittiziamente a prestanome.
Gli indagati saldavano gli imprenditori cedenti con impegni di pagamento che poi andavano insoluti.
Successivamente gli arrestati cedevano a società a loro riconducibili gli asset più redditizi per corrispettivi incongrui.
Infine, una volta svuotate di tutte le risorse patrimoniali, portavano le società al fallimento, rendendo quindi vane le pretese dei fornitori e dell’Erario.
Nel frattempo proseguivano, sotto diverso nome, la gestione delle attività redditizie, dirottando i proventi e sottraendoli a favore degli arrestati.
Il GIP del tribunale di Perugia ha individuato nel tribunale di Trento la sede competente a celebrare il processo.
Dopodiché ha ritenuto comunque di dover stabilire le misure cautelari ritenute necessarie ed urgenti per interrompere le condotte criminose in essere.