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Sei qui:Home » Roberto Jonghi, il “Barone Nero”, intervista di Giuseppe Criseo
Politica

Roberto Jonghi, il “Barone Nero”, intervista di Giuseppe Criseo

Giuseppe CriseoBy Giuseppe Criseo20 Novembre 2021Updated:21 Novembre 20213 Mins Read
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Roberto Jonghi, il “Barone Nero”, intervista di Giuseppe Criseo
Roberto Jonghi, il “Barone Nero”, intervista di Giuseppe Criseo

Roberto Jonghi, il “Barone Nero”, dopo le polemiche suscitate da Fanpage, risponde alle nostre domande

https://ilquotidianoditalia.it/tag/fascismo
Roberto Jonghi con tre reduci della RSI

Giuseppe Criseo: perchè si parla ancora del Fascismo?

Perchè in Italia, dopo la tragica guerra civile 1943 – 1945 ed oltre, non vi è stata ancora una vera pacificazione nazionale.

Il fascismo va certamente storicizzato ma, per farlo, serve un giudizio storico sereno e obbiettivo, ed il riconoscimento ufficiale dei combattenti e dei caduti di entrambi gli schieramenti, quindi anche di quelli della Repubblica Sociale Italiana.

Questo, purtroppo, nonostante le diverse proposte pacificatorie della destra, non è ancora avvenuto e, al contrario, continuiamo ad avere una festa nazionale come il 25 aprile che è assolutamente divisoria perché partigiana, ovvero di parte, per di più egemonizzata strumentalmente dalle bandiere rosse della sinistra comunista.

Almeno un terzo degli italiani, io fra loro, non ha mai festeggiato la cosiddetta Festa della Liberazione e mai lo farà, questo è un dato chiaro, evidente e incontrovertibile.

La Russia di Putin, esempio positivo, festeggia la sua storia patria con manifestazioni dove sfilano le bandiere militari prima zariste e poi sovietiche, la storia non si cancella, fa tutta parte, nel bene e nel male, della identità di un popolo.

In Italia, invece, la sinistra usa ancora la retorica antifascista per denigrare gli avversari politici e cercare di compattare il proprio elettorato, al quale, evidentemente, non ha nient’altro da dire.

Poveri compagni, mi viene in mente il regista Nanni Moretti che invoca: “dite qualcosa di sinistra”.

Ma la stragrande maggioranza degli ex PCI-PDS sono oramai diventati camerieri arcobaleno dei banchieri padroni del mondo, come diceva Ezra Pound, e come vediamo oggi con Draghi.

Giuseppe Criseo: Il Fascismo è morto col Duce o no?

Alla sua provocazione, rispondo con una battuta: politicamente, per ovvi motivi anagrafici, mi ritengo un post neo fascista

invece, da un punto di vista storiografico non posso essere certo anti fascista ma pro, nel senso che il mio personale giudizio su quel periodo è positivo, e che in quel definito spazio tempo probabilmente lo sarei stato.

Il Fascismo movimento e regime è morto e sepolto, a Predappio, con il suo carismatico e straordinario fondatore e capo, e con i suoi dirigenti.

Ma sono ancora vivi, attuali e positivi molti dei valori spirituali e filosofici fondanti che sono stati incarnati nel governo e nello stato, in particolare quelli di giustizia sociale, sovranità nazionale, rispetto della legge naturale, della res publica e del bene comune.

Questa è la mia tradizione e questo intendeva Giorgio Almirante quando ripeteva: “Non rinnegare, non restaurare”.

Nessuno di noi è così folle da volere ricostituire un partito o un regime di cento anni fa, siamo seri, si tratta di accuse imbecilli oltre che infondate.

Certo la repubblica democratica e antifascista italiana che deve applicare delle norme transitorie del 1948, delle leggi contro la libertà di opinione e una sistematica censura, per difendersi, non dimostra di essere credibile, tantomeno forte e nemmeno in buona salute.

Invece la nostra fiamma ideale invece è ancora bene accesa, riscalda i cuori di almeno 6 milioni di patrioti e li illumina con una luce di forza e di speranza.

Noi questo siamo: veri patrioti, energia pura, altro che ridicoli nostalgici o stupidi estremisti.

Destra fascismo giuseppe criseo Roberto jonghi
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