Reggio Calabria, col cappio al collo, salvato dalla Polizia

Dopo un mese di reclusione.. comincia così la lettera-denuncia di chi vive isolato in pandemia

spettabile redazione, “ Sono un ragazzo di 19 anni e vorrei condividere con voi la situazione relativa al mio Green pass post guarigione dal Covid. Dopo una settimana di quarantena fiduciaria, sono risultato positivo al primo tampone in data 6/12, dopo dieci giorni ho ripetuto il test e lo sono risultato ancora.

12 giorni dal primo tampone

Il 27 dicembre sono trascorsi 21 giorni dal primo tampone e dunque, secondo le normative vigenti, sarei dovuto essere libero interrompere l’isolamento.

Ad oggi, mercoledì 29 dicembre, non ho ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’ATS o del Ministero della Salute, se non un messaggio risalente a ieri mattina, 28 dicembre –

teoricamente il primo giorno in cui non sarei più dovuto essere considerato positivo – che mi avvisa che il mio Green Pass ottenuto con la doppia vaccinazione è stato revocato in quanto positivo.

L’inefficienza di un sistema che invalida le certificazioni

L’inefficienza di un sistema che invalida le certificazioni quando non dovrebbero esserlo e le lascia valide durante il periodo di positività potrebbe essere tralasciata se non fosse che io in questo momento

nonostante siano passati 21 giorni, non sono in possesso di nessun Green Pass che possa essere considerato valido.

Dopo un mese di reclusione io non posso tornare a vivere la mia vita, non posso uscire, non posso andare al cinema o al museo

non posso recarmi in università a causa delle terrificanti mancanze ed incongruenze di uno stato che mi impone una certificazione per accedere a dei servizi ma non mi da alcun modo di ottenerla.  ” ( Pietro Gallotti)

La burocrazia italiana in mano a una massa di politicanti piu’ presi al mantenimento delle loro poltrone che al bene dell’Italia, sta stressando gli italiani; la pandemia c’è ma gli strumenti in atto non aiutano.

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