26 Dicembre 2024 08:03
Sartoria, “l’artigianato della provincia” , una delle alternative ai soliti lavori.
Un tempo, specie nei paesi, costituiva una delle poche alternative all’agricoltura o alla pastorizia.
Poi il mestiere di sarto, grazie all’evoluzione tecnica e all’alta dose di creatività, è diventato simbolo indiscusso del “made in Italy” nel mondo.
Una schiera di “nomi” provenienti soprattutto dalla provincia italiana sono diventati invidiati emblemi universali dell’eleganza, della classe, dell’estro e del gusto del bello.
Dopo una fase in cui la sartoria ha ceduto il passo al prêt-à-porter, da qualche anno si registra un ritorno dell’abito confezionato su misura, con molti ragazzi che associano questo affascinante mestiere al proprio futuro.
Una specializzazione che richiede molta formazione, alle prese con la conoscenza dei tessuti, con l’abilità nel prendere le misure, realizzare disegni, effettuare tagli, cuciture, asole e sottopunti, imbastire, padroneggiare il confezionamento e ovviamente saper sfruttare e affinare la propria creatività.
“L’Italia in questo settore resta leader nel mondo ed è necessario non disperdere questo patrimonio
perché soltanto chi affonda le radici nel passato può comprendere l’importanza del futuro – spiega Gaetano Aloisio, presidente dell’Accademia nazionale dei sartori
Accademia, il punto di riferimento associativo e formativo del settore grazie alle 130 sartorie aggregate e ai 450 anni di storia, essendo nata nel 1575 a Roma su impulso pontificio.
L’organismo, che partecipa ai congressi internazionali del comparto e promuove sfilate di moda e iniziative in tutta Italia (un mese fa la suggestiva sfilata al Campidoglio a Roma), ha lanciato in questo giorni un’importante partnership con lo storico lanificio biellese Vitale Barberis Canonico, 350 anni di esperienza alle spalle, due stabilimenti e circa 450 addetti. Tra gli obiettivi, la formazione delle nuove generazioni di maestri sarti.
“L’Accademia da anni promuove una propria scuola finalizzata alla formazione, supportata anche da numerose borse di studio
– spiega Sebastiano Di Rienzo, direttore della scuola dell’Accademia
nonché uno dei più rinomati maestri sarti a livello internazionale, a cui il giornalista Giampiero Castellotti ha dedicato una ricca biografia.
“La nostra generazione ha caratterizzato soprattutto il rilancio economico del Paese nel secondo dopoguerra, rendendo l’abilità artigianale italiana un patrimonio mondiale.
Oggi c’è la necessità che una nuova schiera di ragazzi erediti questo patrimonio di tecniche e di immagine – spiega Di Rienzo.
“La nostra Accademia ogni anno accoglie aspiranti sarti provenienti da tutto il mondo, a riprova della sua unicità a livello internazionale e della centralità del nostro mestiere nel made in Italy”.
Il sarto chi è?
Un artigiano capace di ridare vita a un capo, rimodellare, modificare e anche creare modelli nuovi.
Come diventare sarto?
molti i corsi di preparazione specifica tra cui scegliere, sia privati che statali. Tra i più noti ricordiamo gli Ipsia:
Istituti professionali di Stato per l’industria e l’artigianato. Sono in grado di fornire la qualifica triennale di operatore della moda.