23 Novembre 2024 06:54
Si è svolto recentemente all’Università degli Studi Link di Roma, un interessantissimo convegno sulla rivoluzione culturale della giustizia riparativa
Giustizia riparativa rivoluzione culturale
Il convegno sulla rivoluzione culturale della giustizia riparativa era intitolato “Riconciliare, riparare, ristorare: un volto nuovo per la giustizia penale?”
Il tema del convegno era l’innovativo istituto della Giustizia Riparativa, introdotto nella legislazione italiana dalla riforma Cartabia.
Istituto che ha generato anche molta curiosità e diversi dubbi sulla sua applicazione e sulle conseguenze giuridiche e sociali che ne potrebbero derivare.
Fabrizio Valerio Bonanni ne parla ampiamente su L’opinione delle libertà.
Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto lo ha definito “Una rivoluzione” perché è una riforma culturale che cambia il processo penale.
Il nuovo istituto mette al centro dei percorsi sanzionatori la vittima e chiarisce che, anche con forme di ristoro non patrimoniali, si può dare un beneficio alla persona offesa.
Il convegno
L’università degli Studi Link ha organizzato l’incontro che ha messo di fronte personalità di spicco.
Erano presenti Luigi Maruotti, presidente del Consiglio di Stato, Paola Severino, presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione ed ex ministro della Giustizia, Sergio De Felice, presidente di sezione del Consiglio di Stato.
Era presente anche l’attuale viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto.
La riforma Cartabia introduce misure che puntano alla giustizia riparativa come forma di risoluzione del conflitto scaturito dal reato basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro.
Secondo Paola Severino “Questa è una riforma per persone sensibili. Il risarcimento del danno non è la riparazione del reato. Queste nuove misure possono esserlo”.
“Occorre evitare disparità di trattamento – ha ammonito Luigi Maruotti, da poco diventato anche programme leader del corso di laurea in Giurisprudenza alla Link – e fare in modo che certe forme di ristoro non avvantaggino chi ha più risorse economiche”.