I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella

I Solisti Veneti del FAI
I Solisti Veneti del FAI

Dove?

Villa Panza, Varese

giovedì 1° settembre – ore 21

con la partecipazione di Roberto Giaccaglia, fagotto
Musiche di Vivaldi, Tartini, Tchaikowsky, Glass

 

Villa Della Porta Bozzolo, Casalzuigno (VA)

venerdì 9 settembre – ore 21

con la partecipazione di Massimo Mercelli, flauto
Musiche di Bach, Elgar, Britten, Nyman

 

Villa Panza, Varese

giovedì 15 settembre – ore 21

Musiche di Vivaldi, Bach, Pärt, Stravinsky, Dvořák

il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano e la storica orchestra dei Solisti Veneti. Nato nel 2020 dalla fantasia creativa de “I Solisti Veneti” in collaborazione con il FAI

il ciclo concertistico “I Solisti Veneti per il FAI” è strutturato in forma itinerante per promuovere il dialogo tra musica, storia e arte,

proponendo al pubblico dei programmi musicali che rispecchino, illuminino e attualizzino l’eredità culturale e naturale di monumenti e parchi fra i più belli d’Italia.

 

Riflettori puntati allora sulla terza edizione de “I Solisti Veneti per il FAI”, una tournée all’insegna della grande musica che, al via il 30 agosto

si chiuderà il 15 settembre e che anche quest’anno ripropone al pubblico il suo format consolidato: un dialogo ideale tra la musica classica e alcuni Beni del FAI di grande pregio, collocati tra Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige.

Magici scenari dove ascoltare le straordinarie esecuzioni de I Solisti Veneti

diretti da Giuliano Carella sono Villa Necchi Campiglio a Milano (30 agosto),

Villa Panza a Varese (1° settembre e 15 settembre),

il Castello di Avio a Sabbionara di Avio (TN) (2 settembre),

il Castello di Masino a Caravino (TO) (4 settembre) e Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA) (9 settembre). 

 

I Solisti Veneti, diretti da Giuliano Carella, vedono schierati Lucio Degani, violino principale; ai violini: Chiara Parrini, Glauco Bertagnin, Marco Bronzi, Enzo Ligresti, Michelangelo Lentini, Antonella Defrenza, Matteo Ruffo; alle viole: Mario Paladin e Silvestro Favero; ai violoncelli: Gianantonio Viero e Carlo Teodoro mentre al contrabbasso Gabriele Ragghianti. 

 

Giovedì 1° settembre alle ore 21 a Villa Panza a Varese (pochi biglietti disponibili) – l’Orchestra proporrà musiche di Vivaldi, Tartini, Tchaikowsky, Glass e ospiterà anche un virtuoso d’eccezione:

Roberto Giaccaglia, per vent’anni Primo fagotto del Gran Teatro la Fenice di Venezia e che dal 2017 ricopre il medesimo ruolo presso la BBC Philarmonic.

In particolare, il programma del concerto aprirà con il brano “Company” per archi di Glass, seguito dal Concerto in sol minore RV 495 per fagotto, archi e basso continuo di Vivaldi,

il Concerto in la maggiore D 96 per violino, archi e basso continuo di Tartini, ancora Vivaldi con il Concerto in si bemolle maggiore RV 501 “La Notte” per fagotto, archi e basso continuo.

Chiuderà la serata la Serenata in do maggiore op. 48 per archi di Tchaikowsky

Di Concerti detti “La Notte” di Vivaldi esistono più versioni.

La versione per fagotto, certamente la più famosa, è stata ricavata dal materiale manoscritto di Torino senza alcuna modifica ‘del testo

il frontespizio del manoscritto reca il seguente titolo “La Notte Conc.to per fagotto, del Vivaldi“, testimonianza inequivocabile della sua destinazione.

Non si conoscono altre copie manoscritte di questa versione dell’Opera vivaldiana.

È un capolavoro in assoluto e il clima interiore della notte dall’entrare dell‘uomo nel luminoso e spesso angosciante buio del sonno a percorrerlo con i suoi “Fantasmi”, incubi, sogni, fino al risveglio nelle prime luci del giorno.

Vivaldi è stato sicuramente un grande conoscitore e interprete dell’uomo e della sua vita e un anticipatore anche in termini tecnici del mondo sonoro moderno.

 

Venerdì 9 settembre alle ore 21 il solista ospite a Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA) sarà invece Massimo Mercelli, uno dei flautisti più apprezzati e conosciuti a livello mondiale:

a 19 anni è Primo flauto del Teatro La Fenice di Venezia, si dedica poi alla carriera solistica esibendosi nelle maggiori sedi concertistiche internazionali.

Per l’occasione eseguirà il Concerto per flauto e archi n. 2 firmato da Nyman e dedicato dal compositore al celebre flautista e alla memoria di Ezio Bosso.

Nel programma musicale anche la Seconda Suite in si minore BWV 1067 per flauto, archi e basso continuo di Bach, la Serenata per archi in mi minore op. 20 di Elgar e in chiusura la Simple Symphony di Britten.

 

Michael Nyman racconta: “Il concerto è stato scritto su richiesta di Massimo Mercelli ed è stato finito nel marzo 2019.

È un lavoro che ho scritto sviluppando il materiale della colonna sonora composta per il documentario del 1988 della BBC sul devastante terremoto in Armenia”. 

 

Il ciclo dei concerti “I Solisti Veneti per il FAI 2022” si concluderà in bellezza giovedì 15 settembre alle ore 21, con un ultimo, imperdibile appuntamento, ospitato di nuovo a Villa Panza a Varese

 durante il quale il pubblico potrà ascoltare la Sinfonia in si minore RV 169 “Al Santo Sepolcro” per archi archi e basso continuo di Vivaldi,

seguita dal Concerto in re minore BWV 1043 per due violini, archi e basso continuo di Bach, la Silouan’s Song di Pärt, il Concerto in Re per archi di Stravinsky e, infine, la Serenata in mi maggiore op. 22 per archi di Dvořák.

Per festeggiare i vent’anni dell’Orchestra da camera di Basilea, il suo fondatore e direttore Paul Sacher chiese a Stravinskij nel 1946 un nuovo lavoro.

Il Concerto in re per archi nasce infatti nei primi mesi del 1945 su committenza dell’Orchestra da Camera di Basilea e del suo fondatore e direttore Paul Sacher.

E il primo invito che il Maestro riceve dall’Europa, dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti nel 1939. La scrittura per soli archi è un capolavoro di cesello.

A episodi compatti si alternano momenti in cui gli archi sono usati, come nel “concerto grosso” barocco, in piccoli gruppi di esecutori solisti.

L’effetto complessivo è di nitida limpidezza, eppure dietro la maschera del supremo gusto artigianale emergono

come sovente accade nelle composizioni stravinskiane di apparente “puro divertimento”, inquietanti ambiguità e ombre

che celano a tratti anche una terribile ferocia. Da questo punto di vista il Concerto in re è un’opera di confine, che introduce per via sinfonica alle ultime grandi realizzazioni della stagione neoclassica di Stravinskij.

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