Parco delle Madonie, ricorso al Tar per salvare la Mufara
La richiesta di Cai, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwk per salvare la Mufara è di bloccare i lavori per la realizzazione di un osservatorio astronomico.

La richiesta di Cai, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwk per salvare la Mufara è di bloccare i lavori per la realizzazione di un osservatorio astronomico. Per tali organizzazioni l’unica soluzione ragionevole rimane quella di modificare il progetto e cambiare sito.

Salvaguardia della Mufara

Le associazioni di protezione ambientale Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf, con il patrocinio dell’Avv. Antonella Bonanno del Foro di Palermo, hanno presentato ricorso al Tar Sicilia – Palermo (n. 980/2024) contro gli atti rilasciati dall’Ente Parco delle Madonie e da altre Amministrazioni per la realizzazione di un osservatorio astronomico sulla cima del Monte Mufara.

La struttura sarebbe realizzata in piena zona di tutela integrale, a ridosso della faggeta più meridionale d’Europa e delle Serre dolomitiche della Quacella.

Il progetto presentato interessa una superficie di 800 mq, con 3.540 mc di volume edilizio ed un’altezza di oltre 13 metri fuori terra, con la realizzazione di una nuova pista carrozzabile per l’accesso sulla cima integra della montagna. “In questi giorni è affisso un cartello di inizio dei lavori” comunicano i referenti delle associazioni che si battono contro il progetto.

Parco delle Madonie, ricorso al Tar per salvare la MufaraRichieste avanzate al TAR

Il ricorso al Tar ricade nell’ambito delle azioni intraprese da anni a difesa della Mufara, uno dei siti di maggiore interesse naturalistico del Parco delle Madonie ed emergenza geologica tutelata anche dal Geopark-Unesco e per fare rispettare le norme ordinarie a tutela delle aree protette e del paesaggio.

Le associazioni ricordano che la procedura è fortemente viziata da irregolarità e illegittimità. Mancano tra cui il parere favorevole del Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale, il decreto dell’Assessore Regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale e soprattutto l’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo che nel 2022 ha addirittura declarato l’improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta.

Con il citato ricorso viene chiesto al TAR Sicilia anche di sollevare questione di legittimità costituzionale sull’articolo 9 del D.L. 104/2023, la norma nazionale varata nell’estremo tentativo di superare i vincoli di tutela prevedendo che gli osservatori possono essere autorizzati in deroga.

Modifiche delle leggi al centro del dibattito

In questa vicenda emerge inoltre l’inaccettabile rifiuto da parte di ESA – Agenzia Spaziale Europea, ASI – Agenzia Spaziale Italiana, Regione ed Ente parco ad ogni confronto di merito.

E segnalano “l’arrogante scelta di modificare le leggi ordinarie dinanzi ai dinieghi ricevuti, da quello del Consiglio dei Ministri del 20 aprile 2023 con l’impugnativa alla Corte Costituzionale della prima deroga varata dalla Regione Siciliana a quello della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo del 9 agosto 2022”. Riporta il comunicato stampa degli Enti.

E proprio le continue modifiche delle leggi di tutela tentate per quest’opera confermano la correttezza della posizione assunta dalle Associazioni Ambientaliste da oltre due anni. E cioè che le norme ordinarie non consentirebbero la realizzazione dell’osservatorio. Una azione da parte degli Enti decisa per la salvaguardia della Mufara.

Possibile azione anche penale

Le associazioni Cai, Legambiente, Lipu, Wwf, si riservano di presentare nei prossimi giorni una denuncia penale per chiedere alla competente Procura della Repubblica di Termini Imerese il sequestro del cantiere.

Essi chiedono ancora una volta di fermare le ruspe, evitare di forzare procedure e alimentare contenziosi, ma di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi e che riguardano la ricerca di un sito alternativo (come Monte San Salvatore).

Inoltre, tali associazioni avanzano proposte per la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica.

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