19 Settembre 2025 02:06
La percezione di insicurezza, da tempo radicata tra i cittadini torinesi, trova ora drammatica conferma nei numeri. La città si posiziona tra le meno sicure d’Italia, con un preoccupante aumento di reati che incide profondamente sulla quotidianità e sulla qualità della vita.
Torino, un allarmante quadro criminale
Ciò che i torinesi percepivano distintamente, passeggiando per le vie della città o lasciando la propria auto parcheggiata con crescente apprensione, è ora una realtà inequivocabile, supportata da dati concreti. Torino emerge come la quarta città più insicura d’Italia, con un totale di 128.919 reati denunciati nel 2024. Questo dato la colloca immediatamente dietro Roma (271.033), Milano (226.230) e Napoli (132.809). La cifra è ancor più impressionante se analizzata nel dettaglio: si traduce in una media di 353 reati al giorno e ben 10,5 reati ogni ora. Questo quadro desolante riflette un deterioramento costante della situazione, evidenziando una tendenza che, salvo un breve e anomalo calo durante gli anni della pandemia, è in costante crescita da quasi un decennio.
L’escalation dei reati e la tendenza all’insicurezza
Il trend negativo di Torino è una costante da diversi anni. Il dato registrato nel 2024 rappresenta il peggiore dal 2016, quando si registrarono 136.000 reati. Dopo una lenta discesa e il crollo sotto quota 100.000 negli anni del Covid-19, si è assistito a una ripresa costante e preoccupante. Nel 2023, le denunce sotto la Mole erano state 125.263, mentre nel 2022 si erano fermate a 113.446.
L’unica parziale consolazione, se così si può definire, arriva considerando il numero di reati in rapporto alla popolazione: in questo caso, Torino si posiziona al sesto posto con 58,5 denunce ogni mille abitanti, superata da Milano (69,7), Firenze, Roma, Bologna e Rimini. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questi numeri, per quanto indicativi, non riflettono l’intera portata del problema. Un numero significativo di vittime, soprattutto in caso di reati minori, sceglie di non denunciare, consapevole che le possibilità di ottenere giustizia sono spesso minime. Questa “zona grigia” della criminalità non denunciata contribuisce a mascherare la reale entità del fenomeno, rendendo il quadro complessivo ancor più allarmante.
Il crimine predatorio: un flagello per i torinesi
Tra i reati più diffusi e impattanti sulla vita quotidiana dei torinesi, spicca il fenomeno dei furti d’auto e dei “cannibali” di pezzi di ricambio. Le segnalazioni di pneumatici e cerchioni rubati, specialmente da modelli come l’Alfa Romeo Stelvio, sono sempre più frequenti, trasformando la sosta in strada in una vera e propria lotteria. Un cittadino ha raccontato: «A marzo mi hanno rubato gomme e cerchioni già due volte in 20 giorni». Questo tipo di furto, rapido e mirato, testimonia la presenza di organizzazioni criminali specializzate e ben strutturate, capaci di agire con impunità.
Ma non sono solo le auto nel mirino. I dati del 1° Rapporto Univ-Censis «La sicurezza fuori casa» – un’indagine condotta su un campione di mille adulti italiani – rivelano un quadro generale di crescente insicurezza. Il 94,2% degli italiani desidera sentirsi tranquillo fuori casa, mentre il 75,8% ritiene che negli ultimi cinque anni girare per strada sia diventato più pericoloso. Ancora più allarmante è il dato che il 38,1% ha rinunciato almeno una volta ad uscire di casa per paura. Questa percezione è più acuta tra le donne, i giovani e chi vive nelle grandi aree urbane, come Torino.
L’emergenza sociale e la risposta (insufficiente) dello Stato
I numeri confermano le paure dei cittadini. Nel 2024, le rapine sono state 28.631 a livello nazionale, di cui 16.510 in pubblica via, con un aumento del 24,1% rispetto al 2019. I borseggi denunciati sono stati 140.690 (+2,6% rispetto al 2019), mentre gli scippi, che implicano un contatto diretto e violento con la vittima, sono stati 13.474 (+7,9% rispetto al 2019). Questi dati allarmanti alimentano la convinzione, espressa dal 65,1% degli italiani, che lo Stato da solo non sia in grado di presidiare efficacemente tutte le aree e i luoghi essenziali per la vita delle persone.
A Torino, questa percezione è particolarmente sentita nei quartieri periferici e centrali che sono diventati roccaforti del crimine. Barriera di Milano e Aurora, in particolare, sono da anni sotto l’assedio di spacciatori e baby gang. La situazione è così grave da aver spinto la Regione a proporre soluzioni drastiche. Recentemente, si è discusso di «espropriare le case a Barriera» per cacciare i pusher, con l’intenzione di trasformare i “palazzi degli orrori” in case popolari per famiglie bisognose. Questa proposta, seppur controversa, evidenzia la disperazione e la necessità di interventi radicali per bonificare aree urbane ormai abbandonate al degrado e alla criminalità.
La crescente domanda di sicurezza, in un contesto sempre più complesso e diversificato, ha anche portato a un aumento della fiducia negli operatori della sicurezza privata. Il 74,4% degli italiani è convinto che siano una presenza indispensabile, e quasi 8 milioni di persone hanno fatto ricorso a tali operatori trovandosi in situazioni di pericolo. Questo testimonia un vuoto di sicurezza percepito che la sola azione delle forze dell’ordine fatica a colmare.
La strada da percorrere: un impegno congiunto
L’articolo mette in luce una problematica complessa e multifattoriale, che richiede un approccio integrato e deciso. La sicurezza a Torino non è solo una questione di polizia e repressione, ma anche di rigenerazione urbana, inclusione sociale e presidio del territorio. Sarà fondamentale un impegno congiunto delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della società civile per restituire ai torinesi la serenità e la tranquillità che meritano.
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