Ecco l’ultimo libro di Maurizio La Cava, “PRESENTARE I DATI. Un approccio lean per raccontare le proprie idee attraverso i dati”, edito da FrancoAngeli.

Non sempre i dati quantitativi sono lo strumento idoneo a presentare contenuti, soprattutto se si scelgono indicatori pressoché inutili. Anche se sapere, ad esempio, che in un manuale il cui intento è spiegare qualcosa l’autore più di una volta per pagina usa il termine “come” è già un segno di garanzia…

Abbiamo utilizzato un gioco autoironico per entrare nel vivo dell’ultimo libro di Maurizio La Cava, “PRESENTARE I DATI. Un approccio lean per raccontare le proprie idee attraverso i dati”, di recentissima pubblicazione.

E, per chiarire allontanandosi dall’ironia, riportiamo subito il pensiero primo dell’autore: “La maggior parte delle presentazioni in azienda si basa su dati, numeri” e ancora: “Le decisioni importanti si basano sui dati”.

Eppure la prima reazione, di fronte a presentazioni tramite cifre, fogli di calcolo, grafici e tabelle, rimanda a noia e scarso interesse, e spesso questo si traduce in limitata attenzione e facili veloci dimenticanze.

Come fare, dunque, per fornire essenziali informazioni quantitative tenendo viva l’attenzione e facilitando l’immediata comprensione?

La Cava ha fatto della metodologia Lean Presentation Design, da lui ideata, lo strumento di consulenza alle imprese (la sua azienda realizza presentazioni lean per multinazionali in tutto il mondo) e l’argomento delle lezioni che tiene al Politecnico di Milano presso la Facoltà di Design strategico. La metodologia è anche divulgata attraverso la sua attività di speaker in eventi aziendali e pubblici.

Dopo “Lean presentation design. Creare una presentazione efficace in un batter d’occhio”, pubblicato nel 2019 e appena ristampato, l’autore approfondisce l’argomento in questo volume, il cui messaggio centrale si potrebbe condensare nell’affermazione “Per parlare di numeri, costruisci una storia”. I sette archetipi dello storytelling sono presentati quali punti di riferimento per raccontare i dati e fornire informazioni in forma di grafici e tabelle tenendo viva attenzione e curiosità.
La propria storia diventerà una sequenza filmica, se si sapranno adottare le strategie che il volume propone in un’analisi dettagliata. O, come più precisamente afferma in Prefazione Davide Chiaroni (Full Professor of Strategy & Marketing al Politecnico di Milano) Maurizio La Cava compie esattamente, nel libro, i passi dell’ingegnere gestionale (quale lui è): dà un metodo (e fornisce esempi e soluzioni), mette in comunicazione chi ha elaborato i dati e il suo fruitore, affronta l’organizzazione logica del dato perché questo dia al fruitore la risposta che cerca, appunto rendendolo protagonista di una storia (coinvolgente).

Analisi degli aspetti psicologici e mentali

Non manca la necessaria visione degli aspetti psicologici della presentazione e della fruizione, e nel libro si parla quindi anche di scelte di pancia (che in ultima analisi si basano pur sempre su dati), di istinto e intuito, di persuasione e bias, di propensione al rischio (e a quale) ma anche di altruismo che potremmo definire strategico (“Ricorda, le persone che ti ascoltano durante una presentazione ti stanno dedicando il loro tempo, la loro risorsa più preziosa, e nessuno glielo restituirà mai più”) e di umiltà (“Il lean presenter fa dell’umiltà uno dei suoi valori fondamentali, un bravo presentatore non è mai il protagonista ma è capace di rendere la sua audience protagonista della sua storia”).
Esperimenti scientifici hanno dimostrato che i grafici risultano più credibili del semplice testo scritto, a parità di informazioni fornite. Una considerazione determinante sull’importanza di acquisire competenze sulla loro presentazione.
Una parte particolarmente interessante e utile del volume si sofferma quindi sulla psicologia della Gestalt, la scuola di pensiero tedesca che studia i meccanismi cerebrali alla base della percezione, e più precisamente le aspettative che si creano in base a come i segni sono percepiti.
Esiste una visione preattentiva per la quale, ad esempio, due oggetti vicini vengono percepiti come correlati nel significato.
La stessa correlazione avviene per oggetti simili, ma se ci troviamo di fronte a due oggetti tra loro graficamente connessi (ad esempio da una linea) questo tipo di presentazione vince sulle prime due, e gli oggetti saranno percepiti come gruppo unico. Ancora, la Gestalt informa sull’attitudine ad appaiare segni grafici secondo i principi di continuità, simmetria, contrasto, completamento.
La parte teorica è accompagnata dalla descrizione di un processo strutturato che in semplici passi conduce il lettore a capire come trasformare qualunque presentazione di dati in una storia coinvolgente ed efficace.

Come si definisce un buon grafico? Come scegliere il grafico che fa per te? Quali grafici sono i più facili da ricordare? Come costruirne di davvero memorabili? Come identificare con chiarezza l’obiettivo? Sono queste alcune delle domande alle quali il libro risponde, nel contempo proponendo stimolanti casi di studio ed esperienze reali. Una su tutte, a esempio della costruzione originale di una storia visiva molto coinvolgente, la presentazione del report annuale di Mailchimp del 2020, storyline a scorrimento orizzontale visibile qui: https://mailchimp.com/annual-report/ .
Naturalmente, il testo chiarisce anche l’importanza dell’utilizzo dei dati, sui quali si basano scelte determinanti per la fortuna delle imprese. Anche in questo caso un esempio tra i molti: la scelta dei luoghi identificati da Starbucks per posizionare i nuovi punti vendita, basata su quanto emerso dalla consultazione di Atlas, strumento di mappatura che valuta una mole enorme di dati quali la vicinanza ad altre sedi, i dati demografici, i modelli di traffico e anche, con l’aggiunta di altri livelli informativi e l’uso delle mappe, altri elementi quali ad esempio la determinazione del livello di criminalità in una specifica zona della città (fornendo informazioni utili alle scelte del caso per la protezione del personale).
Un manuale dunque che insegna a capire l’importanza dei dati, a saperli presentare, e che senza necessità di ulteriore sforzo induce anche, infine, ad amarli.
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