27 Dicembre 2024 00:41
Ne hanno criticato la corruzione su YouTube
Un un tribunale di Sana’a, sotto il controllo della milizia Houthi, ha emesso, pene detentive nei confronti di quattro attivisti yemeniti attivi su YouTube. Le pene comprendono il carcere per periodi compresi tra 3 anni e 6 mesi. Sono stati accusati di istigazione e tentativo di turbare la pubblica sicurezza.
Queste condanne arrivano al culmine della crescente ondata di risentimento popolare contro la corruzione degli Houthi. Anche contro il peggioramento delle difficoltà di vita nelle aree sotto il suo controllo nello Yemen.
L’avvocato degli attivisti, Waddah Qutaish, ha affermato che i quattro sono stati condannati per incitamento al caos, violazione della pace e insulto agli Houthi.
Ha spiegato che Ahmed Allaw è stato condannato a tre anni di carcere, e Mustafa al-Moumri a un anno e mezzo, e gli altri due attivisti, Ahmed Hajar e Hammoud al-Misbahi, sono stati condannati a un anno e sei mesi di carcere.
Il tribunale ha ordinato la chiusura dei canali YouTube degli attivisti. Ha anche multato ciascuno di loro di 10 milioni di riyal yemeniti, ovvero circa 40.000 dollari.
Inoltre, l’avvocato ha denunciato la sentenza, definendola “politicamente motivata”, aggiungendo che presto presenterà ricorso in appello.
L’attivista Ahmed Hajar è stato arrestato dopo aver trasmesso un videoclip in cui denunciava la corruzione degli Houthi. Criticava le loro pratiche e il saccheggio dei diritti e delle proprietà dei cittadini.
Anche al-Kabir è critico nei confronti delle milizie. Ha sottolineato che costringe milioni di persone a seguire la sua attività settaria. Che inganna l’opinione pubblica.
Da parte sua, Al-Moumary ha trasmesso immagini della diffusione della fame e del numero crescente di mendicanti nelle strade, negli incroci pubblici e sulle porte dei ristoranti. Ha denunciato che la terribile situazione a Sana’a.
Le milizie Houthi considerano i discorsi degli attivisti su carestia, manifestazioni di povertà, corruzione finanziaria e amministrativa, come “voci false e propaganda provocatoria”.
I quattro attivisti sono stati arrestati alla fine dello scorso anno dopo essere apparsi in quei video.