Marche e Abruzzo, parte l’allarme. DALLE MARCHE ALL’ABRUZZO VA IN STALLO ANCHE LA RICOSTRUZIONE DEL POST TERREMOTO FEDERICA MICHELANGELI :

ORA SARA’ QUASI IMPOSSIBILE PER I CITTADINI PORTARE A TERMINE I LAVORI

 INGESTIBILE  IL DECRETO LEGGE PUBBLICATO GIOVEDI’ NOTTE TRAVOLGE IMPRESE PROFESSIONISTI E FAMIGLIE ACCELERA LA GRANDE CRISI DEL  MERCATO IMMOBILIARE

LA CRISI CHE COMPORTERA’ UNA NOTEVOLE RIDUZIONE DEI PREZZI E DELLE COMPRAVENDITE

ED UN AUMENTO ESPONENZIALE DEI MUTUI E DELLE SPESE DI MANTENIMENTO CAUSATA DALLA  MAZZATA DELLA UNIONE EUROPEA PER EFFICIENTARE LE EMISSIONI

 COME PREVISTO PUNTUALMENTE DAL 2021  E’ ARRIVATA LA TEMPESTA PERFETTA COSTITUITA DA:

FALLIMENTI LICENZIAMENTI INFLAZIONE STRETTA DI LIQUIDITA’ AUMENTO DEL COSTO DEL DENARO GLI EFFETTI DEVASTANTI DELLA GUERRA  E DELLE SANZONI

«Il blocco della cessione dei crediti azzoppa anche la ricostruzione del terremoto».

Marche. La direttrice dell’ANCE Federica Michelangeli non usa mezzi termini: «Hanno deciso di risolvere i problemi del passato ma così pregiudicano il futuro».

Le Marche sono forse una delle regioni più colpite da eventi naturali anche drammatici.

La messa in sicurezza del territorio e la rinascita di interi paesi procede a rilento, con non pochi problemi anche di ordine burocratico.

«Non possiamo nascondere che senza l’aiuto della cessione del credito ora sarà quasi impossibile che i cittadini con le case danneggiate possano trovare i fondi per portare a termine i lavori».

Lo Stato infatti prevede finanziamenti per la ricostruzione ai privati nell’ordine dei tre quarti del danno subito.

«Il resto è a carico delle famiglie. Ma come si può pensare che se la ricostruzione di una casa costa in totale per esempio 500mila euro, cittadini terremotati senza lavoro e che hanno perso molti dei loro beni possano accollarsi una spesa di 150 mila euro?».

Così Federica Michelangeli spiega che i bonus venivano usati per aiutare chi ne aveva bisogno ad accedere a nuovi finanziamenti post terremoto.

«Da oggi questo non è più possibile ed è un grande danno per tutti i nostri territori».

«Ci avete sbalordito».

Così comincia la lettera al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti del presidente dei costruttori edili abruzzesi Antonio D’Intino.

Un’altra regione ancora alle prese con la ricostruzione dopo il devastante terremoto del 2009. L’amarezza si sente anche nel tono della voce:

«Hanno deciso di intervenire dal giorno alla notte, stravolgendo le norme e le aspettative senza nessuna interlocuzione con le categorie coinvolte».

La riflessione di D’Intino sottolinea diversi elementi di criticità, come quello sul destino dei contratti in corso e l’inevitabile incertezza che si rifletterà sui cantieri già avviati.

«Siamo sommersi dalle richieste di aiuto e reclamiamo, pertanto, soluzioni tempestive per risolvere il problema dei crediti incagliati».
In Abruzzo i cantieri in crisi per la riduzione progressiva degli incentivi sono circa ottocento

con un coinvolgimento di almeno cinquecento aziende e un rischio occupazionale diretto per almeno cinquemila addetti.

«E se non si metterà velocemente mano alla questione con risposte credibili – conclude D’Intino – sarà concreto il rischio di una pioggia di contenziosi tra condomini e le imprese.

Calcolo almeno trentamila cause».

Un’altra questione che ha deluso le imprese è stato il blocco delle operazioni di acquisto di crediti da parte degli Enti locali.

«Un colpo pesante – racconta Rossano Massai, rappresentante dei costruttori toscani – in quanto dalla regione ci era stata data la disponibilità a trovare un accordo».

Con la progressiva chiusura dei cordoni della borsa da parte di Poste, Cassa depositi e istituti di credito a causa della corresponsabilità in caso di frodi

questa infatti era stata vista da molti come una possibile via d’uscita.

«In Toscana sono stati messi in cantiere interventi per cinque miliardi – continua Massai –

con almeno un miliardo di crediti incagliati. Le imprese sono 15mila, gli addetti del settore sono circa 130mila. Il loro futuro ora è incerto».

«Con il divieto della cessione del credito senza aver ancora individuato una soluzione strutturale per risolvere il problema dei crediti giacenti nei cassetti fiscali:

migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità, centinaia di loro saranno costrette a chiudere e i cantieri».

Domenico Merlani presidente di ANCE Lazio ricorda che è da ottobre che le imprese aspettano di
capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata una emergenza drammatica, «non

ci si rende conto – spiega – delle conseguenze devastanti sul piano economico e sociale di una

decisione come quella presa dal Governo nelle ultime ore che è arrivata come un fulmine a ciel sereno».

Le imprese operanti nel settore delle costruzioni nel Lazio sono ben quarantamila con circa 138mila dipendenti.

 

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