24 Novembre 2024 20:08
Droga dalla Colombia, il quadro della situazione complessa e articolata, descritta nell’intervista di Giuseppe Criseo a Simone Ferrari
Chi è Simone Ferrari?
Ricercatore e giornalista. Si occupa di diritti e culture dei popoli indigeni in Colombia e della loro relazione con il narcotraffico e il conflitto armato.
Tanti i popoli della Colombia, come ci segnala Ferrari.
Sono “115 popoli indigeni che vivono oggi in Colombia, abitare il continente americano significa sopravvivere alle ferite:
un tempo quelle della conquista spagnola, ora quelle provocate dalla violenza delle narcomafie e delle grandi multinazionali minerarie.”
Come vivono gli indigeni?
Vivono in “territori ancestrali sono stati trasformati in accampamenti di guerra o in campi di produzione di coca, papavero da oppio e marihuana”.
Gli indigeni che si rivoltano vengono uccisi:
“cittadini e attivisti che si oppongono alla loro presenza vengono regolarmente assassinati, talvolta con la compiacenza degli apparati militari statali, in un brutale sistema di controllo del territorio che ha trasformato la Colombia nella prima nazione al mondo per numero di omicidi di attivisti per i diritti umani (più di seicento tra il 2017 e il 2021). Quasi la metà degli attivisti uccisi negli ultimi cinque anni erano indigeni, i quali combattevano per il diritto alla pace e alla vita delle loro comunità”.
Non si vive bene, anzi:
“La situazione è difficile, perché ora siamo nasa contro nasa”, racconta con gli occhi lucidi un anziano abitante di Toribío.
I Nasa sono 240mila persone che stanno ” nel cuore delle Ande colombiane.
Da alcuni anni, i Nasa stanno attuando una strategia organizzata di difesa delle proprie terre dall’invasione del narcotraffico,
Colombia, situazione particolarmente pesante a causa di una serie ci concause, e le Istituzioni non sempre riescono a controllare il territorio, Ferrari:
“piu’ che una scelta è un’imposizione di alcuni gruppi armati”, mentre ” in altri casi è una scelta”.
Le opzioni sul blocco delle attività legali ci sono e in parte sono già state messe in atto, ma evidentemente gli interventi a livello locale sono difficili.
Gli interessi sulla droga che arriva dalla Colombia sono enormi, e anche in Bolivia e Peru’ ci sono condizioni simili.
Da tenere presenti alcune particolarità anche di tipo culturale:
La Costituzione della Bolivia considera la coca una «foglia sacra». Una sorta di patrimonio culturale andino a uso tradizionale, come la masticazione e la medicina naturale.
In Bolivia la coca è legale: La Paz e uno nel comune di Cochabamba ci sono delle piazze regolamentate per legge, interessi economici e politici intrecciati.
L’anno scorso ci sono state richieste di chiudere il mercato di La Paz, con una marcia di protesta che ha interessato dieci mila persone.
Esar Apaza, il leader indigeno di un gruppo che chiedeva la chiusura del nuovo mercato della coca, ha accusato il governo del socialista Luis Arce di consentirne l’apertura.
«Il governo e i suoi ministri sono responsabili di tutto quel che sta avvenendo», ha detto Apaza.«Chiediamo al governo di darci una soluzione», è la versione dei contestatori.
“Vogliamo chiudere questo mercato illegale”.
Cosa succede in Peru’
Il Perú è il secondo produttore al mondo di cocaina. La droga in questione è destinata, per l’80% ai paesi europei, per il 10% agli Stati Uniti e per il restante 10% ad altri Paesi latino americani, al Sud Africa e all’Asia.
Cosa sappiamo sul Peru’
La Commissione nazionale per lo sviluppo e la vita senza droghe il paese, nel 2017, contava più di 50.000 ettari coltivati a coca, da cui viene estratta la cocaina che fa il giro del mondo.
Secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine la produzione di coca in Perù, nel 2015, occupava circa 42.000 ettari.
In Colombia, la coltivazione avviene tra i contadini stretti tra controlli governativi e mafia mondiale.
Le opzioni in campo:
-l’intervento militare ” che dura da vent’anni” afferma Ferrari che però per ora non ha funzionato: “è una catena internazionale”.
In Colombia si produce un 30% della cocaina nel mondo, viene esportata in America, Messico e poi in Europa.
La coca cresce sulle Ande e non viene vista male dagli indigeni:
la foglia in sé contiene una quantità minima dell’alcaloide cocaina e costituisce quindi solo una piccola parte dello stupefacente
L’effetto stimolante della foglia facilita alle popolazioni andine la vita e il lavoro quotidiano in alture oltre i
3.000 m s.l.m., da’ forza e resistenza e funge da integratore alimentare che migliora le generali condizioni di salute.
Problema nel problema, la questione culturale e lavorativa, viene usata come medicina alternativa:
è anche medicina contro una miriade di mali, quali il mal di denti, il mal di pancia, i problemi di circolazione, i reumatismi e i crampi muscolari
e anche contro il male d’altura e la depressione; una tisana di foglia di Coca nel momento giusto previene i raffreddori, mentre una foglia sulle ferite ne accelera la cicatrizzazione.
Gli effetti negativi ci sono e sono evidenti:
la coca stimola il sistema nervoso centrale, aumenta la frequenza cardiaca e respiratoria, e comporta la dipendenza.
A livello mondiale cosa è accaduto per ridimensionarne l’utilizzo
l’ONU del 1961 ha inserito la pianta di Coca sulla lista delle sostanze controllate e contemporaneamente ne ha dichiarato illegale la coltivazione.
La sua legalizzazione porterebbe a nuove opportunità, questo dicono i favorevoli.
La pianta cresce tre o quattro volte all’anno e si potrebbe usare nel dentifricio, fare tisane di Coca, prodotti cosmetici o bibite rinfrescanti.
Peccato che venga però lavorata in modo da arrivare alla cocaina:
Dalle foglie di coca si forma, dopo un processo di macerazione, una pasta da cui si estrae per raffinazione una polvere cristallina biancastra che contiene la cocaina cloridrato
Nella lavorazione viene mescolata a maizena, talco e/o zucchero, o con certe droghe come la procaina.
la Cocaina è pericolosa?
Dosi maggiori di 300 mg possono causare in soggetti anche tolleranti overdose con:
- comportamento stereotipato e ripetitivo;
- ansia;
- attacchi di panico;
- paranoia;
- allucinazioni;
- aggressività;
- violenza;
- problemi cardiovascolari come infarto del miocardio o angina, aritmie;
- accidenti neurologici come vertigini, cefalea, visione offuscata, ischemia, infarti ed emorragie.
Altre opzioni oltre a quella militare?
Ai tempi di Trump che aveva denunciato la crescita della coltivazione e fatto pressione sul governo della Colombia, c’era stato un altro tentativo di intervento pesante.
Nel 2017 la percentuale di terreni coltivati con questa pianta, da cui si ricava la cocaina, è aumentata dell’11% raggiungendo i 209mila ettari con un +19% sulla sostanza stupefacente prodotta.
E a fine giugno 2018 il presidente uscente della Colombia, Santos, ha autorizzato l’uso dei droni
per spruzzare a bassa altezza erbicida glifosato sulle piantagioni di coca nel tentativo di distruggerle.
La soluzione di cui parlavo nell’intervista e a cui Ferrari ha risposto.
I droni a quota bassa potrebbero monitorare le coltivazioni, ma a questo attacco i narcotrafficanti hanno risposto spostando la produzione in zone in cui gli alberi impediscono la perlustrazione.
Gli effetti negativi su natura e popolazione dopo l’uso dell’erbicida
L’inquinamento colpisce gli esseri umani, gli animali e la vegetazione, distruggendo i mezzi di sussistenza delle comunità contadine e indigene».
Il governo di Santos aveva messo in campo anche una campagna con aiuti economici ma ci furono anche problemi sanitari.
l’OMS (IARC) aveva definito la sostanza utilizzata, il glicosato, «probabilmente cancerogeno per l’uomo».
Il ministero della Sanità colombiano ne aveva dunque raccomandato la «sospensione immediata».
Gli indigeni si stanno spostando verso l’Amazzonia, zone meno controllate dagli stati per poter continuare a coltivare la coca.
Soluzioni semplici non ci sono, ci vorrebbe un piano mondiale che studi dal punto di vista giuridico e giudiziario il fenomeno.
Accorgimenti che dovrebbero prevedere interventi su porti e aeroporti e il “sistema di corruzione internazionale dall’Olanda al Portogallo e agli Stati Uniti.”
Gli stati e le polizie dovrebbero spingere alla cooperazione e allo scambio di informazioni a livello mondiale, tempi e politiche difficili.
Le persone continuano a morire e le mafie imperano, questo è risultato della mancata collaborazione istituzionale in parte manipolata dagli interessi macroeconomici illegali.
Fonti:
Hafner, Georg und Tazlan, Kamil: Zum Beispiel Kokain, Göttingen, 1988.
Lessmann, Robert: Zum Beispiel Kokain, Göttingen 2001.
Schley, Gernot (Hg.): Im Schatten der heiligen Pflanze. Boliviens Coca- Bauern klagen an, Unkel- Rhein und Bad Honnef, 1992.
Baur, Alex: Koka, Coke, Kokain : Die wechselvolle Geschichte der Kokapflanze, in NZZ Folio, Juni 1995: www.nzzfolio.ch/www/d80bd71b-b264-4db4-afd0-277884b93470/showarticle/a8a45d2c-335a-45dd-a037-34928c040b01.aspx.
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060511it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060119it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050328it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040611ait.html | www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/030923ait.html | www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/031021it.html | www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/bolivia1-it.html | www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/bolivia-it.html | www.gfbv.it/3dossier/colombia/colombia.html
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