22 Novembre 2024 05:13
Operazione del NOE. Gli eventi descritti sono avvenuti il 3 luglio 2023, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Cagliari.
Operazione del NOE. La Sardegna terra di mare e turismo, e per questo l’ambiente deve essere tutelato al massimo, purtroppo ogni tanto, è oggetto di operazioni antimafia.
Chi è intervenuto nell’operazione
Il Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Sassari, con il supporto del personale del NOE di Cagliari e dei Comandi Provinciali dei Carabinieri di Cagliari e Sassari.
Si tratta di undici persone di origine bosniaca residenti ad Olbia (SS) e Telti (SS) e di quattro italiani titolari di società operanti nel settore
Il NOE ha eseguito 15 ordinanze di misura cautelare, di cui tre arresti domiciliari e dodici divieti di dimora.
Queste misure erano state disposte dal G.I.P. (Giudice per le Indagini Preliminari) del Tribunale di Cagliari nei confronti di undici persone di origine bosniaca residenti ad Olbia e Telti.
E di quattro italiani titolari di società operanti nel settore del trattamento e recupero di rifiuti metallici nel cagliaritano.
L’attività investigativa, avviata nel marzo 2021 e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Cagliari
Attività che ha portato alla scoperta di un presunto traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi.
In particolare, è stato individuato un sito di stoccaggio non autorizzato di rifiuti metallici e R.A.E.E.
(Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) nella località Colcà del Comune di Olbia, gestito da una famiglia di origine bosniaca.
Durante l’attività investigativa è emerso che dal suddetto sito di stoccaggio venivano prelevati quotidianamente grandi quantità di rifiuti.
Rifiuti che venivano successivamente trasportati presso impianti di trattamento situati nel Sud Sardegna e gestiti dagli altri indagati.
In base alle prove raccolte, si è anche scoperto che le aziende coinvolte svolgevano le stesse operazioni di raccolta presso altri siti abusivi di stoccaggio di rifiuti
inclusi quelli pericolosi come batterie al piombo esauste o apparecchiature refrigeranti
.Si stima che questo sistema illecito abbia generato un profitto di circa un milione e mezzo di euro e coinvolto un traffico di circa 1300 tonnellate di rifiuti.
L’obiettivo dell’operazione è stato quello di prevenire ulteriori danni all’ambiente causati dal sistema illegale di gestione dei rifiuti messo in atto dagli indagati.
È importante sottolineare che queste informazioni vengono fornite nel rispetto dei diritti delle persone coinvolte nell’indagine e del principio di presunzione di innocenza
e che le informazioni fornite sono basate sullo stato attuale dell’indagine, soggetta a ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio.
Le batterie al piombo sono pericolose
Sono considerate rifiuti pericolosi e possono rappresentare una minaccia per l’ambiente e la salute umana se non vengono gestite correttamente.
Le batterie al piombo contengono acido solforico e metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio, che sono tossici.
E possono causare inquinamento del suolo e delle acque se rilasciati nell’ambiente.
Quando diventano esauste, devono essere smaltite e riciclate in modo appropriato per prevenire il rilascio di sostanze pericolose nell’ambiente.
Il loro smaltimento improprio può portare alla contaminazione del suolo e delle acque sotterranee, danneggiando l’ecosistema locale
e potenzialmente causando problemi di salute per gli organismi viventi, compresi gli esseri umani.
Per questo motivo, la gestione corretta delle batterie esauste è di estrema importanza.
Norme e regolamenti specifici che stabiliscono come le batterie al piombo devono essere raccolte, trasportate, trattate e riciclate in modo sicuro.
L’obiettivo: per ridurre al minimo l’impatto ambientale e proteggere la salute pubblica.
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