MPS e il dilemma della vendita: il MEF deve procedere?

Il Monte dei Paschi di Siena (MPS) è al centro di un dibattito acceso sul futuro della banca, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che si trova di fronte a un dilemma complesso.

Negli ultimi dieci anni, lo Stato italiano ha speso quasi 30 miliardi di euro tra aumenti di capitale, contributi pubblici e privati, e riduzioni di personale per il MPS.

Il peso di queste spese grava ancora sulle casse pubbliche, e ora il ministro Giorgetti è alla ricerca di risorse finanziarie per affrontare le necessità economiche attuali.

Il costo del salvataggio

MPS è stata a lungo considerata una delle banche più fragili d’Italia. Negli anni, sono stati necessari interventi massicci per mantenerla a galla.

Le cifre parlano chiaro: 30 miliardi di euro spesi per salvare la banca.

Questa somma comprende sia aumenti di capitale che contributi diretti dallo Stato e dal settore privato, oltre ai costi associati alle riduzioni di personale.

Questi tagli, realizzati principalmente attraverso pensionamenti e prepensionamenti, sono stati in gran parte sostenuti dallo Stato.

Le necessità attuali del MEF

In questo contesto, il ministro Giorgetti si trova a dover reperire fondi per sostenere le necessità economiche del Paese.

Tra le varie opzioni sul tavolo, si sta considerando la vendita di alcune partecipazioni statali, tra cui quella in BancoPosta.

Tuttavia, il MEF ha dichiarato di non voler scendere sotto il 51% del capitale di BancoPosta. Questo limita le possibilità di raccolta di capitali attraverso la vendita di questo asset.

Il dilemma della vendita di MPS

La vera questione ruota attorno alla possibile vendita della quota del 26,73% che lo Stato detiene in MPS.

I dati recenti mostrano che MPS ha registrato un utile di 862,5 milioni di euro nel secondo semestre del 2024, e di 1,159 miliardi di euro nel 2023.

Questi numeri indicano un miglioramento rispetto agli anni passati, ma la domanda rimane: si tratta di una ripresa sostenibile o solo di un risultato temporaneo?

L’utile registrato è sicuramente un segnale positivo, ma come si suol dire, “una rondine non fa primavera”. Le preoccupazioni sul futuro a lungo termine di MPS non sono scomparse, e molti si chiedono se sia il momento giusto per vendere la partecipazione statale.

Il valore attuale della partecipazione

Secondo le valutazioni correnti, la partecipazione del MEF in MPS potrebbe valere circa 665 milioni di euro ai prezzi di mercato attuali.

Questa cifra, sebbene significativa, è ben lontana dai 30 miliardi spesi per sostenere la banca negli ultimi anni.

Tuttavia, potrebbe rappresentare una somma importante per contribuire a colmare le necessità di bilancio del governo.

Vendere o aspettare?

Il ministro Giorgetti si trova dunque di fronte a una scelta difficile. Da un lato, c’è la necessità di raccogliere fondi per far fronte alle sfide economiche immediate. Dall’altro, c’è la possibilità che MPS possa continuare a migliorare i suoi risultati, rendendo la partecipazione statale più preziosa in futuro.

Alcuni esperti suggeriscono che, nonostante l’utile recente, il mercato bancario rimane volatile, e una ripresa sostenibile di MPS non è garantita. Vendere ora potrebbe essere una decisione saggia per evitare ulteriori rischi e utilizzare i fondi per scopi più urgenti. Tuttavia, c’è anche chi ritiene che mantenere la partecipazione potrebbe portare a guadagni maggiori in futuro, se MPS dovesse continuare a migliorare.

Conclusioni

La decisione sulla vendita della partecipazione in MPS non è semplice. Il MEF deve bilanciare la necessità di raccogliere fondi con la possibilità di perdere un potenziale ulteriore rialzo del valore della banca.

Considerando le necessità attuali e il fatto che una singola annata positiva non garantisce il successo futuro, la vendita della quota potrebbe essere una decisione pragmatica. Tuttavia, ogni scelta comporta dei rischi, e solo il tempo dirà se il governo avrà fatto la scelta giusta.

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