Direttiva europea: Fernando Fiori – rischia di portare alla chiusura in Italia migliaia di allevamenti

Le precarie condizioni economiche sempre piu’ in basso e dopo la pandemia la mazzata degli aumenti delle materie prime oltre alle bollette, un mix micidiale.

L’allarme di Coldiretti sugli allevamenti

“La proposta della Commissione europea – denuncia il presidente dell’organizzazione agricola Fernando Fiori

rischia di portare alla chiusura in Italia migliaia di allevamenti che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento di costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina”.

La nuova proposta di direttiva – spiega Coldiretti Varese – estende infatti una serie di pesanti oneri burocratici a quasi tutti gli allevamenti dei settori suinicolo, avicolo e bovino

Settori che vengono considerati alla stregua di stabilimenti industriali e dovranno sottostare a rigide norme in materia di controlli ed autorizzazione con livelli di burocrazia…

e anche per costi insostenibili in particolare per alcune realtà marginali situate nelle aree interne.


I dati di Coldiretti:

 Allevatori e consumatori in Italia che dipendono già dall’estero per il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

. “Il rischio – precisa Fiori – è quello di colpire la produzione nazionale ed europea per favorire le importazioni da paesi extracomunitari

In quei paesi spesso produzioni realizzate senza il rispetto degli stessi criteri, sanitari, ambientali e sociali richiesti all’interno dell’Unione Europea.

La richiesta di Coldiretti

Coldiretti chiede che venga rivista la proposta della Commissione, con l’impegno dei Ministri coinvolti e degli eurodeputati italiani

E aggiunge pure: l’Italia rischia di rimanere senza carne in una situazione in cui gli allevatori italiani devono affrontare incrementi di costi pari al 57%

Secondo il Crea si evidenzia il rischio concreto di chiusura per una buona parte degli allevamenti italiani che si trovano costretti a lavorare con prezzi alla stalla al di sotto dei costi di produzione”.

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