Brianza: organizzazioni mafiose, il GUP SALVINI, non ha dubbi e neppure remore di nessun genere per definire la presenza delle organizzazioni criminali.

Salvini: Un’industria “che per la ‘ndrangheta ha un nome commerciale che può essere speso con successo anche in Brianza”.

Riconosciute provvisionali di risarcimento per l’associazione Wikimafie, col legale Marco Griguolo, da sempre “impegnata” nel contrasto al “radicamento” delle mafie in Lombardia. (ANSA).

Lo scrive il gup di Milano Guido Salvini nelle motivazioni della sentenza con cui a ottobre ha condannato con rito abbreviato 4 persone:

per esempio  Domenico Larocca (10 anni di reclusione), “uomo di fiducia” di Michele Oppedisano

presunto boss della cosca Pesce radicata in Brianza, già condannato dopo il famoso blitz ‘Infinito’ del 2010 e nipote di Domenico Oppedisano, “Capo Crimine della ‘ndrangheta” in Calabria.

 

La cosca dei Pesce di Rosarno

La ‘ndrina dei Pesce è tra le più potenti cosche della ‘ndrangheta, con un esercito di affiliati inquadrati in 30 «locali»

Sul boss di Rosarno, abbiamo pubblicato di recente:

Il Bellocco era recluso nel carcere di Milano Opera, in regime di carcere duro (41 bis).

Il nome del boss in questione, è emerso molte volte nell’ambito della storia di ‘ndrangheta: dalla creazione del grado mafioso di “Diritto e Medaglione” che il boss Bellocco, avrebbe conferito negli anni ’80 a diversi personaggi, tra cui l’allora capobastone di Cosenza Franco Pino, come da confessioni di quest’ultimo, poi divenuto collaboratore di giustizia, e il conferimento del titolo di “santista” a Pino Rogoli, mentre era in carcere a Trani, nella notte di Natale del 1983.

Torniamo in Brianza:

La Dda Paola Biondolillo e Sara Ombra:

è emerso il meccanismo “dell’estorsione-protezione” nei confronti di un gruppo di promotori finanziari.

Sistema grazie al quale i clan si approfittano “del bisogno fingendo di aiutare ad affrontarlo, ma poi volgendo quasi interamente la situazione a proprio favore”.

La Ndrangheta oramai è una realtà economica non  indifferente, Gratteri aveva parlato del controllo di una parte di Milano..

E in Brianza pure le dimensioni preoccupano: hanno persino finanziarie di comodo con cui allacciano contatti e propongono prestiti e finanziamenti.

La “doppia trappola, è un esempio:

tre promotori finanziari e anche una cena nel ristorante milanese dell’ex calciatore Giuseppe Sculli (non indagato in questa indagine)

“il cui nome è più volte emerso in indagini su tali ambienti criminosi”, che sarebbe servita per siglare l’accordo “sulla protezione”.

Protezione, aiuto e alla fine trappole per proporre soldi ha chi è in difficoltà, usura, e reinvestimento dei soldi sporchi.

C’è pure l’allarme di Assolombarda

In una relazione sui comuni di Desio e Seregno, con la prefazione di Nando dalla Chiesa, si evidenziano le proporzioni: non “fatto sporadico o strettamente affaristico-criminale”

Assolombarda mette in luce aspetti inquietanti:

“la progressiva diffusione “in trasferta” di una mentalità e di uno specifico modello di società. Gli ambienti sociali che ne vengono penetrati restano quasi sorpresi, immobili.

Non hanno consuetudine con il metodo mafioso; non sono in grado di riconoscerlo né di valutarne gli impatti possibili, e tanto meno hanno esperienza di come contrastarlo”

Le difficoltà economiche e la debolezza dello Stato portano alla ricerca della protezione
è spesso accettata, talora cercata, in alcuni segmenti di economia e di società.

Entrare in certi ambienti economici con la connivenza della politica, porta al controllo quasi totale della società locale e assuefazione:

“in una successione spesso inavvertita di “ammaestramenti” individuali e di processi sociali di assuefazione”.

L’allerta non riguarda solo le realtà turistiche importanti ma anche comuni minori. da Como 
fino a comuni come Erba, Cantù, Fino Mornasco e Canzo

Nei piccoli comuni si entra con pochi voti..

La presenza di criminali al” soggiorno obbligato” ha costituito l’inizio di un percorso ed ha aperto la via di quei territori, di cui ha parlato la Commissione Antimafia.

Un esempio eclatante:

“La presenza al “confino”, dal 1988, di Natale Iamonte, capobastone del clan di ‘ndrangheta di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria.

Il boss ha scontato il soggiorno obbligato a casa del nipote Natale Moscato, allora assessore all’Edilizia e all’Urbanistica di Desio”. (l’inchiesta Crimine)

il file completo, per gli addetti ai lavori e non solo è scaricabile liberamente, cliccando sotto:

La criminalita organizzata di stampo mafioso nella provincia di Monza e Brianza -Maestri

 

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