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Caserta. Operazione Antimafia a Caserta: Arresti e Sequestri per Associazione a Delinquere.

Nella mattinata del 3 settembre 2024, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno eseguito un’importante operazione antimafia.

Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, il GIP del Tribunale di Napoli ha emesso un’ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti di 42 persone, ritenute gravemente indiziate per vari reati tra cui associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione e traffico di droga.

Di queste, 32 sono state condotte in carcere, 3 poste agli arresti domiciliari, mentre 7 persone sono state colpite dal divieto di dimora nella regione Campania.

L’operazione, che ha coinvolto i comuni di Teverola e Carinaro, rappresenta un colpo significativo alle attività illecite gestite da un gruppo camorristico locale, da tempo sotto osservazione delle forze dell’ordine.

L’indagine, avviata nel 2021 e conclusasi nel 2023, ha permesso di delineare un quadro chiaro delle operazioni criminali portate avanti da un noto esponente del gruppo, appena tornato in libertà dopo 19 anni di detenzione.

Attività investigative e metodi utilizzati

Le indagini, condotte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, l’analisi dei tabulati telefonici e servizi di osservazione e pedinamento, hanno permesso di ricostruire le dinamiche interne al gruppo criminale.

Questo sodalizio, secondo quanto emerso, era determinato a riaffermare il proprio controllo sui territori di Teverola e Carinaro, sfidando apertamente l’autorità del clan dei casalesi, storicamente dominante nell’area.

L’attività investigativa ha svelato un sistema di potere basato sulla capacità di intimidazione e sul controllo capillare del territorio.

Gli indagati imponevano il pagamento del pizzo a imprenditori locali e obbligavano i commercianti a utilizzare servizi di vigilanza privata e slot machine gestiti da società a loro riconducibili o compiacenti. In alcuni casi, si è tentato anche di imporre il controllo sulle onoranze funebri, dimostrando così la volontà di estendere il proprio dominio su ogni aspetto della vita economica locale.

L’imposizione della paura e il clima di omertà

Il potere del gruppo criminale non si basava soltanto sulla forza militare, ma anche sulla capacità di instillare paura tra la popolazione locale.

Molti imprenditori, infatti, preferivano non denunciare le estorsioni subite per timore di ritorsioni. Questo clima di omertà ha contribuito a consolidare il controllo del gruppo sul territorio, rendendo ancora più difficile l’intervento delle autorità.

La capacità di intimidazione era supportata dalla disponibilità di armi, utilizzate non solo per imporre il rispetto all’interno del circuito criminale, ma anche per risolvere eventuali controversie.

L’indagine ha portato alla luce numerosi episodi di violenza, spesso perpetrati come ritorsione nei confronti di chi non rispettava gli accordi o cercava di sottrarsi al controllo del gruppo.

Traffico di droga: una fonte primaria di guadagno

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’inchiesta riguarda il traffico di sostanze stupefacenti, che rappresentava una delle principali fonti di reddito per l’associazione.

Il gruppo criminale era riuscito a creare un vero e proprio monopolio nel commercio di droga, saturando i mercati locali con cocaina, hashish e marijuana. Il numero degli assuntori, secondo le indagini, era elevato, con molti acquirenti che si rivolgevano ai membri del gruppo anche più volte al giorno per acquistare la droga.

La gestione del traffico di stupefacenti avveniva con modalità ben strutturate, che includevano anche l’utilizzo di POS portatili per facilitare i pagamenti. Tuttavia, chi non rispettava le scadenze o i pagamenti veniva punito severamente, con episodi documentati di pestaggi e sequestri di beni personali.

Sequestri di beni per un valore di oltre 1 milione di euro

Oltre agli arresti, l’operazione ha portato al sequestro di beni mobili e quote societarie per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, riconducibili ad alcuni dei destinatari dei provvedimenti cautelari.

Questo sequestro rappresenta un ulteriore colpo alle attività criminali del gruppo, privandolo di risorse economiche vitali per il mantenimento delle proprie operazioni illecite.

Il provvedimento di sequestro, come l’ordinanza di custodia cautelare, è stato emesso in sede di indagini preliminari. Questo significa che gli indagati sono ancora considerati presunti innocenti fino a quando non verrà emessa una sentenza definitiva.

Il ruolo della Direzione Distrettuale Antimafia

La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha svolto un ruolo cruciale nell’operazione, coordinando le attività investigative e richiedendo l’emissione dei provvedimenti cautelari.

L’importanza di questa operazione risiede anche nella capacità di dimostrare come la criminalità organizzata continui a rappresentare una minaccia concreta per la sicurezza e l’economia dei territori.

L’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura in operazioni di questo tipo è fondamentale per contrastare l’avanzata delle organizzazioni criminali, che spesso riescono a infiltrarsi in maniera profonda nel tessuto sociale ed economico locale. Tuttavia, è altrettanto importante che vi sia una maggiore collaborazione da parte della cittadinanza, affinché il clima di omertà possa essere definitivamente sconfitto.

Considerazioni finali

L’operazione condotta oggi a Caserta rappresenta un significativo passo avanti nella lotta contro la camorra e le sue ramificazioni nel territorio campano.

Tuttavia, la strada per liberare completamente queste aree dal giogo della criminalità organizzata è ancora lunga e richiede uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine e dei cittadini.

Il sequestro di beni per un valore di oltre 1 milione di euro e l’arresto di 42 persone rappresentano senza dubbio un duro colpo per l’associazione criminale coinvolta. Resta però cruciale continuare a monitorare la situazione e garantire che le attività illecite non riprendano sotto altre forme o attraverso nuovi gruppi.

In conclusione, operazioni come quella odierna dimostrano che la lotta alla criminalità organizzata è una priorità per le forze dell’ordine e che il lavoro congiunto tra magistratura e carabinieri può portare a risultati significativi.

La speranza è che questi successi contribuiscano a rafforzare la fiducia della popolazione nelle istituzioni e a indebolire ulteriormente il potere delle organizzazioni criminali sul territorio.

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