Dopo dieci anni la svolta sulla scomparsa di Agata Scuto, disabile di Acireale, 22enne all’epoca dei fatti.

Si tratta di Rosario Palermo, 60 anni, ex compagno della madre della ragazza, l’uomo arrestato per omicidio aggravato e occultamento del cadavere di Agata Scuto.

Le indagini condotte dai carabinieri di Acireale sono partite nel 2020, dopo una telefonata alla trasmissione televisiva ‘Chi l’ha visto?’, su Rai3, una persona, all’epoca non identificata, affermò che il corpo della ragazza era nascosto nella cantina della casa della madre.

La scomparsa do Agata Scuto

La ragazza, affetta da epilessia e da una menomazione al braccio ed alla gamba, dopo essere stata in collegio fino al raggiungimento della maggiore età, era andata ad abitare con la madre Mirella ed i tre fratelli, passando quasi gran parte delle sue giornate chiusa nella sua abitazione.

Agata ha una mobilità ridotta e percepisce una pensione di invalidità di 280 euro mensili. Con i quali, di fatto, mantiene la famiglia in un contesto parecchio degradato.

E’ il fratello di Agata a presentare denuncia ai carabinieri di Acireale. Ma poco dopo, viene ritirata. Secondo i parenti, si sarebbe trattato di una sorta di “fuitina”. Proprio Rosario Palermo avrebbe fornito alla famiglia una giustificazione per il suo allontanamento, dicendo di averla vista con un ragazzo.

L’arresto del presunto colpevole

I carabinieri avviano così le ricerche su delega della Procura etnea. Ma nulla viene trovato, neppure rivoltando con l’escavatore la terra del giardino. Come si è arrivati, oggi, all’arresto di Rosario Palermo? “Gli indizi di colpevolezza che ricadevano su di lui – spiega il capitano della Compagnia dei carabinieri di Acireale Stefania Riscolo – ci hanno indotto a monitorare le sue conversazioni, piazzando anche delle cimici in auto.

Palermo nel corso degli anni si è allontanato dalla famiglia di Agata Sciuto, tentando però di inquinare le indagini, costruendosi un alibi. All’epoca dei fatti aveva riferito che quel giorno sarebbe andato a raccogliere lumache alla Piana di Catania o a tagliare mazzi di origano sull’Etna”.

Per giustificare una vistosa ferita (procurata durante una colluttazione con Agata?), nel 2020 avrebbe poi cercato di nascondere in un terreno sull’Etna un tondino di ferro intriso del suo stesso sangue, allo scopo di farlo ritrovare il giorno del suo arresto, come prova della sua innocenza.

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