Palermo 7 arresti, sventato un omicidio, ecco cosa emerge dalle intercettazioni, delle conversazioni tra boss
Palermo 26 Gennaio 2023, 7 arresti effettuati Carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo, Martedì scorso, le accuse sono : associazione mafiosa ed estorsione aggravata.
Un blitz coordinato dalla Dda, guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, che ha colpito la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, costola del mandamento palermitano di Pagliarelli, e i suoi vertici.
I coinvolti erano già stati condannati in via definitiva, e successivamente dopo aver scontato la pena detentiva, tornati liberi.
Tra gli arrestati anche gli uomini d’onore riservati, sfuggiti finora alle indagini, chiamati dalla cosca, solo in caso di criticità :
- Pietro Badagliacca di 79 anni;
- Gioacchino Badagliacca di 46 anni;
- Angelo Badagliacca di 51 anni;
- Marco Zappulla di 35 anni;
- Pasquale Saitta di 68 anni.
Ai domiciliari
- Michele Saitta di 71 anni;
- Antonino Anello di 83 anni.
Nell’operazione sono coinvolti le storiche figure dei vertici mafiosi, già noti alle forze dell’ordine per i crimini legati sempre all’associazione mafiosa, tra questi l’organizzazione del viaggio a Marsiglia, del boss Bernardo Provenzano, per curarsi, oppure i contatti con l’allora latitante Matteo Messina Denaro.
Sventato un omicidio
Un omicidio deciso durante una riunione mafiosa, la vittima doveva essere un architetto, che secondo il boss, nello svolgimento della sua attività, aveva commesso alcune mancanze verso il clan.
I Carabinieri, inoltre, sono risaliti a episodi di estorsione ai danni di imprenditori e commercianti, obbligati a versare gli incassi alla famiglia mafiosa.
E’ emerso anche che il boss imponevano a questi professionisti, rapporti commerciali con le ditte a loro vicine.
Una vittima venne convinta a pagare, facendogli trovare una bambola davanti l’abitazione, con un proiettile conficcato in fronte.
Lo statuto del clan
Questa è l’affermazione di un boss durante un’intercettazione : “c’è lo statuto scritto… che hanno scritto i padri costituenti”, rivelazione che i magistrati ritengono importantissima, in quanto confermerebbe l’esistenza di ferree regole osservate dai capimafia, tanto da essere riconducibile ad una sorta di Costituzione della mafia.
Per cui i boss continuano a rispettare le vecchie regole mafiose, e le impongono agli affiliati.
Le cimici che hanno piazzato gli investigatori, hanno dato i loro frutti fornendo le intercettazioni in merito alle conversazioni intercorse tra gli indagati, che spesso si ricordavano a vicenda, di rispettare i principi mafiosi arcaici, stilati dai padrini.
Durante una conversazione registrata
Nelle conversazioni i boss parlavano di un codice mafioso scritto e custodito gelosamente da decenni, osservato ancora oggi, che regola la vita di Cosa nostra palermitana.
Critica allo stragista Totò Riina
I capimafia intercettati criticavano la strategia stragista del boss Totò Riina :
“Niente cose infami, ma perché pure tutte queste bombe, tutti questi giudici, tutti questi… ma che cosa sono?”.
Ed inoltre il disappunto in merito alla scelta di assassinare i familiari del pentito Tommaso Buscetta, già prima che diventasse un collaboratore di giustizia.
Dure parole anche contro il mafioso Giovanni Brusca.
“Una “scopettata” nelle corna gli dovrebbero dare!, Riina e i suoi pensavano solo a riempire il portafoglio”.
“Sì, e non si interessava a niente, non è che loro amavano la cosa, perché uno che la ama, fa le cose per non distruggerla, per tenerla”.
“Tutte cose sono finite, c’erano buoni rapporti con gli organi dello Stato, non si toccavano, non si toccavano, anzi li allisciavano”.
Palermo, Riesi (CL) e Rimini e la bambola con proiettile in fronte
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