'Ndrangheta, Rocco Morabito
La Corte suprema del Brasile ha approvato l'estradizione in Italia di Rocco Morabito, considerato il latitante più pericoloso, secondo solo a Matteo Messina Denaro.

La Corte suprema del Brasile ha approvato l’estradizione in Italia di Rocco Morabito, considerato il latitante più pericoloso, secondo solo a Matteo Messina Denaro.

Rocco Morabito torna in Italia

La notizia della sentenza che approva l’estradizione di Rocco Morabito è riportata dall’ANSA citando il portale di notizie brasiliano Uol.

La polizia federale brasiliana aveva arrestato Rocco Morabito nel maggio del 2021 a João Pessoa e lo aveva poi rinchiuso nel carcere federale di Brasilia.

La Corte avrebbe deliberato ad unanimità ma avrebbe posto delle condizioni per l’estradizione per rispettare il dettato delle leggi brasiliane.

La pena massima per la sua condanna non potrà superare i trenta anni e dovrà essere scontato il periodo di detenzione scontato in Brasile.

La difesa del cinquantaquattrenne narcotrafficante della ‘ndrangheta detto Tamunga cercherà tutti i possibili cavilli per ritardare l’estradizione ma il successo sembra improbabile.

I legali di Morabito avevano cercato d’impedire la sentenza di estradizione sostenendo che l’imputato in Italia è perseguitato dalle autorità.

Domanda di asilo politico

Lo stesso ‘ndranghetista aveva presentato al governo brasiliano una domanda di asilo politico.

Inoltre la difesa di Morabito all’apertura dell’udienza aveva chiesto alla presidente Carmen Lúcia di togliere il caso dall’ordine del giorno del processo, trasferendolo alla sessione successiva.

La motivazione era che ci sarebbe stata in corso una decisione imminente della Corte interamericana dei diritti umani.

La corte avrebbe dovuto verificare una presunta illegalità delle procedure della giustizia italiana.

I difensori del Morabito sostenevano anche che il governo brasiliano non si era ancora pronunciato sulla richiesta di asilo. 

La corte però non ha accolto tali richieste.

I giudici brasiliani hanno deciso che le condanne comminate dalla giustizia italiana riguardano reati comuni, non politici, e che “l’Italia è una democrazia”.

Il fascicolo ora dovrà passare per la firma del presidente Jair Bolsonaro e successivamente al ministero della giustizia per avviare le procedure.

Tra Brasile e Italia esiste un trattato di cooperazione internazionale.

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