Esuli Istriani 1945
#1945_confini

Gli esuli istriani, dalmati, fiumani.

Esuli Istriani 1945
#Esuli_1945

Sono cresciuta in una famiglia di istriani rinati a Torino.

A casa non si parlava molto degli accadimenti che avevano portato nonna Pina e nonno Niccolò, con due bimbi piccoli ad abbandonare case, vigneti e terre, per regalarsi un nuovo futuro.

Accolti nei campi profughi prima di Bergamo poi di Torino, si adattarono con orgoglio alla pochezza di quei momenti.

Profughi nei campi di accoglienza.
#1945_ingresso ai campi di accoglienza

Con lo stesso orgoglio sarà proprio questo popolo, straniero nella sua Patria, che contribuirà alla ricostruzione dell’economia italiana.

Conservo ancora tre bambole che, sono appartenute alla mia mamma, di Celluloide;

il racconto che mi faceva sempre era però inerente ad una bambola di pezza regalatele dai suoi genitori appena passato il confine;

ho sempre immaginato questa bimba di cinque anni spaventata con tra le braccia “la sua bambola”,

ed altresì sentivo la disperazione di quando le fu rubata…

e sì, perché alla fine la mente conserva il ricordo delle piccole tragedie le grandi, sono troppo faticose da conservare e raccontare con lucidità,

senza morire,

se non fisicamente,

sicuramente ogni volta, dentro.

Bombardamenti

Mi sovviene il racconto di un bombardamento a Parenzo, durante il quale i miei famigliari, e chissà quanti altri, furono sfiorati da resti volanti di una bomba…

questo mi ritorna alla mente.

Una nuova vita,

 almeno pare.

Soprattutto però era l’orgoglio di avercela fatta che veniva comunicato in casa.

Il nonno, che trovò subito posto alla Westinghouse,

ironia della sorte, morì non molto tempo dopo avere trovato casa, preso sotto da una macchina in bicicletta.

Non siamo quasi mai noi a decidere dove e quando…

La nonna che avendo esperienza da infermiera si districava qua e la percependo poi una pensione minima, su cui i vari immigrati di oggi,

molti dei quali partono senza avere nulla da perdere e, talvolta nulla da mangiare…

sputerebbero sopra.

Lo zio che era stato tra i progettisti delle case per i profughi nel quartiere di Lucente a Torino:

si ritrovò a girare armato durante il periodo delle Brigate Rosse, dopo essere sfuggito, ragazzino dai soldati…

Mia mamma che ha lavorato nella direzione della SIP, come tantissimi fuoriusciti dalla Dalmazia e dall’Istria;

in lei una gran voglia di rivalsa contro una vita che come bimba avrà giudicato ingiusta nei suoi personali confronti:

casa nel centro della città comprata col suo lavoro e quello del babbo (marchigiano),

per me scuole private, e amore si ma tanta rigidità nelle regole di vita,

come se non si potesse sbagliare: un profugo deve dimostrare sempre,

almeno questo era il pensiero di Quei profughi, che non lasciavano le terre per povertà ma per sopravvivere ad un mondo impazzito;

era così:

poche pretese, tanto, tanto lavoro.

Ed io, terza generazione ormai…

beh, la mia vita è sempre stata viaggio ed in queste giornate mi rendo conto di non sentire il senso di Patria ma solo la correttezza di un cittadino;

di non sentirmi mai veramente a casa, ma al contempo di sentirmi bene ovunque…

È così, quello che accade agli antenati inevitabilmente lascia un qualcosa nei successori.

ed è altresì inevitabile cercare di immedesimarsi sulle drammatiche ferite che hanno accompagnato le loro esistenze;

sui ricordi: che dolore è quello di chi si ritrova a fuggire non per scelta migliorativa, ma abbandonando quello che sembra il fattore più importante nella società odierna:

“gli averi”.

Ho chiesto aiuto ad un caro amico, che mi ha regalato un suo ricordo personale:

Settembre 1945 porto di Spalato.

Nipote: dove andemo nona?

Nonna: via

Nipote: Perché

Nonna: Tase

Nipote :Ma dove andemo

Nonna: Dalla zia Miriam a Trieste

Nipot.: Ma poi tornemo, no?

Nonna: Dove…

_ Occhi grigi della nonna, occhiali con montatura in acciaio;

Sotto parvenza di una lacrima che li rende ancora più grigi

Viso duro.

Quuadro: 1m e 80 di durezza dalmata_

 Nipote con voce suadente: Ma poi tornemo, tornemo no;  Vero, nonna?

Nonna: Ti, forse, chissà, mi no.

Nipote: Ma perché nonna?

Nonna: E tre, non se perché, te digo basta e tasi.

Colloquio che rimane nella memoria del nipote quasi ottant’anni scolpito come la pietra di Trau.

Quasi nessuno è tornato a vivere a Casa, impegnati come erano a ricominciare a vivere in una Italia che era la loro Patria anche prima di fuggire agli assassini, ma che li ha sempre considerati stranieri.

A tutti loro un Grazie,

per averci insegnato la forza di combattere, l’onestà del vivere, la bellezza della semplicità,

ma anche l’orgoglio di rimanere sempre persone sia nell’esteriorità che nei sentimenti, il rispetto verso tutti, l’onore e l’amore. (S.C.)

Parenzo
#Parenzo_foto repertorio
Parenzo_ Basilica_ Eufrasia
#Parenzo_Basilica_Eufrasia

https://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_del_ricordo

https://it.wikipedia.org/wiki/Esodo_giuliano_dalmata

Ne hanno scritto
#Gianni Oliva_Foibe
#Giuliana Donorà_La Venezia Giulia nel secondo dopoguerra

https://www.google.com/search?sca_esv=fea8e79187cfd119&cs=0&q=libri+sull%27esodo+istriano&tbm=isch&source=lnms&sa=X&ved=2ahUKEwijrMKLtqGEAxXiV6QEHSz5AvkQ0pQJegQIChAB&biw=1393&bih=644&dpr=2

https://ilquotidianoditalia.it/varesepress/una-vita-da-mediano/

https://www.sabrinaconti.com/

https://www.ilportaleditions.it/

Le immagini inserite sono di repertorio, si ringrazia chi le ha rese disponibili.

 

 

 

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