Dazi: l’Europa perde 683 miliardi di euro, Trump gioca sulla pelle del mondo, con scelte avventate che si ritorceranno contro gli americani, sempre più isolati.

L’Europa brucia oltre 683 miliardi di euro a causa dei dazi. Le tensioni commerciali continuano a pesare sull’economia globale. Le dichiarazioni di Donald Trump contro la Cina non aiutano. L’ex presidente ha minacciato un aumento del 50% dei dazi sui prodotti cinesi.

La parola chiave “dazi” domina il panorama economico. È un argomento centrale per l’equilibrio finanziario mondiale. I dazi imposti e le minacce future stanno alimentando incertezza e volatilità sui mercati.

Von der Leyen prova a rassicurare. La presidente della Commissione Europea ha dichiarato di aver offerto agli Stati Uniti tariffe zero sui beni industriali. Ma la risposta americana tarda ad arrivare. E nel frattempo, le Borse europee soffrono.

Milano crolla, Wall Street prova a reagire

Piazza Affari registra un crollo netto. L’indice FTSE MIB perde terreno in modo significativo. Gli investitori vendono in massa. La paura di una nuova escalation tra Stati Uniti e Cina si riflette sui titoli principali. I settori più colpiti sono automotive, manifatturiero ed energia.

Negli Stati Uniti, Wall Street tenta un timido rimbalzo. Ma il clima resta teso. Il Dow Jones apre in calo, poi recupera parzialmente. Il Nasdaq resta instabile. Le parole di Trump hanno innescato una nuova ondata di preoccupazione tra gli operatori.

Il petrolio crolla ai minimi da quattro anni

La situazione dei dazi ha conseguenze anche sui mercati delle materie prime. Il petrolio è sceso ai minimi degli ultimi quattro anni. La domanda globale rallenta. Le prospettive di crescita si riducono. E il prezzo del greggio riflette questa dinamica.

Il Brent si attesta sotto i 40 dollari al barile. Anche il WTI crolla. Le scorte aumentano mentre la domanda diminuisce. L’OPEC valuta nuove misure per stabilizzare il mercato. Ma il clima di incertezza globale non aiuta.

I dazi e l’effetto domino sull’economia europea

Le misure protezionistiche adottate negli ultimi anni hanno avuto un effetto domino. L’Europa ha visto diminuire l’export. Molte aziende hanno subito cali nelle vendite. L’indotto ha risentito della situazione.

I dazi non colpiscono solo i rapporti USA-Cina. Anche le relazioni commerciali con l’Unione Europea sono in crisi. Settori come acciaio, auto, tecnologia e agroalimentare sono tra i più penalizzati. Le ripercussioni toccano migliaia di imprese, soprattutto quelle medio-piccole.

Von der Leyen rilancia il dialogo

Per evitare il peggio, la Commissione Europea tenta la via diplomatica. Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Europa è pronta ad azzerare le tariffe sui beni industriali americani. Una proposta chiara, volta a rilanciare il libero scambio.

Tuttavia, la proposta non ha ancora ricevuto risposta dagli Stati Uniti. Trump, invece, rilancia l’idea di aumentare i dazi sulla Cina. Una scelta che potrebbe avere effetti devastanti anche sugli equilibri già precari con l’Europa.

Trump e la linea dura con Pechino

Donald Trump non cambia linea. Nonostante le critiche, continua a usare i dazi come strumento di pressione politica. La minaccia di un aumento del 50% sui beni cinesi ha scatenato nuove tensioni. Pechino ha già fatto sapere che risponderà con misure equivalenti.

La guerra commerciale tra le due superpotenze non accenna a fermarsi. E il mondo intero paga le conseguenze. Le catene di approvvigionamento sono interrotte. I costi aumentano. I consumatori, alla fine, ne risentono.

L’incertezza spaventa gli investitori

Gli investitori cercano rifugi sicuri. Oro, franchi svizzeri e titoli di Stato americani tornano a essere considerati beni rifugio. L’azionario soffre. Le previsioni degli analisti sono negative.

Molti temono una recessione globale. I segnali di rallentamento sono evidenti. La Cina registra un calo delle esportazioni. Gli Stati Uniti vedono scendere la produzione industriale. In Europa, la crescita è ferma da mesi.

L’Italia tra le economie più colpite

Anche l’Italia paga caro il prezzo dei dazi. Il made in Italy, da sempre trainato dall’export, subisce gravi danni. Le aziende del settore metalmeccanico e agroalimentare sono in difficoltà. Le vendite verso Stati Uniti e Cina calano sensibilmente.

Il governo italiano segue da vicino l’evolversi della situazione. Alcuni ministri chiedono interventi europei coordinati. Altri propongono incentivi per sostenere le imprese esportatrici. Ma le soluzioni, per ora, tardano ad arrivare.

I settori più esposti

Alcuni comparti produttivi risultano più vulnerabili. L’industria automobilistica è tra le prime a risentire. I dazi colpiscono le forniture di componentistica e rallentano la produzione. Anche l’elettronica e il tessile vedono ridursi le esportazioni.

Nel settore agroalimentare, l’impatto è doppio. Oltre ai dazi, pesano le barriere sanitarie e le restrizioni doganali. Prodotti come vino, olio d’oliva e formaggi italiani faticano a entrare nei mercati esteri con margini competitivi.

La BCE osserva, ma non interviene

La Banca Centrale Europea monitora la situazione. Per ora, non ha annunciato misure straordinarie. I tassi restano invariati. Ma cresce la pressione affinché l’istituto intervenga per stimolare l’economia.

Alcuni economisti propongono un nuovo piano di acquisti di titoli. Altri chiedono una maggiore cooperazione tra governi nazionali e BCE. Ma l’incertezza politica frena le decisioni.

Gli scenari futuri

Se i dazi continueranno ad aumentare, gli effetti saranno duraturi. Le catene globali del valore potrebbero disintegrarsi. Le aziende torneranno a produrre localmente, ma con costi più alti. I consumatori dovranno affrontare rincari su molti prodotti.

La globalizzazione potrebbe subire una battuta d’arresto. Il commercio internazionale, già in sofferenza, rischia di collassare. E senza accordi multilaterali solidi, ogni Paese rischia di isolarsi.

L’Europa alla ricerca di alleanze

In questo clima, l’Unione Europea cerca nuovi partner commerciali. Accordi con paesi dell’Asia e dell’America Latina sono in discussione. L’obiettivo è diversificare i mercati di sbocco per le esportazioni europee.

Ma servono tempo, strategie comuni e coesione tra i 27 stati membri. L’assenza di una politica commerciale unitaria rallenta i progressi. E le grandi potenze approfittano delle divisioni interne europee.

Le imprese chiedono certezze

Le aziende, soprattutto le PMI, chiedono risposte concrete. Vogliono sapere se ci saranno sostegni, detassazioni o incentivi per affrontare i nuovi ostacoli commerciali. Senza certezze, molte di loro potrebbero chiudere o delocalizzare.

Le associazioni di categoria sono compatte. Chiedono all’Europa un’azione forte e coordinata. Anche i sindacati si esprimono con preoccupazione per l’occupazione. Il rischio è la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Conclusione

I dazi stanno provocando danni enormi all’economia globale. L’Europa ha già perso oltre 683 miliardi di euro. Le tensioni tra Stati Uniti e Cina peggiorano la situazione. E l’Italia, con la sua vocazione all’export, è tra i Paesi più penalizzati.

Serve una risposta forte e unitaria. Le istituzioni europee devono agire rapidamente per proteggere le imprese. E trovare nuovi equilibri commerciali in un mondo che cambia velocemente.

Il tempo stringe. E ogni nuovo dazio rischia di essere un colpo fatale per un’economia già fragile.

 

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