Crisi economica . L’Italia è afflitta da tante questioni da risolvere perché è superata in numerosi settori che sono cardini per la competitività e la crescita.

Siamo nell’era della globalizzazione, cioè l’intensificazione degli scambi economico-commerciali e degli investimenti internazionali su scala mondiale.

La globalizzazione aumenta molto la competizione mondiale, la velocità delle comunicazioni e della circolazione di informazioni ha ridotto le distanze, internet mette in collegamento qualunque punto del mondo in pochi secondi.

Con la globalizzazione spesso si deve competere e rapportarsi anche con culture di altri Paesi. Le relazioni con altre civiltà hanno portato a scambi culturali e vi sono alcune culture e civiltà che hanno una certa influenza sul resto del mondo

 Cina, India e Stati Uniti sono i tre Paesi più popolosi del mondo e con le economie più grandi. Insieme, rappresentano circa il 60 per cento dell’economia globale e sono i campioni dell’economia interconnessa.

Per costruire una visione efficace l’Italia deve affrontare e risolvere enormi problemi. La ripresa dell’economia italiana è più intensa delle attese, ma la spinta data dal rimbalzo post-pandemico, da sola, non è ancora sufficiente a garantire prospettive di crescita robusta, diffusa e duratura.

Sulla crescita lenta di lungo periodo e sull’attuale fase di riavvio del ciclo espansivo pesano, infatti, anche le debolezze strutturali della nostra economia. In particolare gli eccessi di fisco e burocrazia e i deficit nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella giustizia. Tutto ciò fa sì che l’Italia va ad occupare le ultime posizioni delle classifiche internazionali. Aumentano i poveri e cresce la disparità sociale.

La prima e reale sfida che le imprese italiane debbono affrontare è quella del cambiamento culturale. Un cambiamento che interessa non solo l’organizzazione delle aziende, ma l’intero panorama istituzionale, associativo e politico che rappresenta l’ambiente naturale nel quale le imprese vivono e si sviluppano.

Da sempre le imprese hanno percorso la vita di intensi e consolidati rapporti con le realtà produttive e commerciali internazionali. La dimensione verso l’esterno ha rappresentato uno dei fattori principali della tenuta e della crescita del nostro sistema economico. Quello che è cambiato è piuttosto l’intensità del fenomeno e la sua rilevanza sempre più diffusa.

La globalizzazione allora non interessa più solo le grandi imprese o le piccole e medie imprese più dinamiche o ambiziose. Tende invece a caratterizzare un numero sempre maggiore di attività economiche, tanto che oggi nessuno può immaginare di vivere in un mercato chiuso nei confini nazionali.

Il fenomeno della globalizzazione tende poi ad espandersi agli altri ambiti di vita delle imprese e dei cittadini: al sistema dei servizi, per esempio, così come alle telecomunicazioni e alla finanza.

La sfida culturale, allora, è proprio quella di costruire rapporti tra soggetti locali, imprese, istituzioni, e associazioni che non si esauriscano nella dimensione locale, ma che si aprano sempre più verso l’esterno.

La comunicazione tra cittadini ed istituzioni deve per potere avere lo stesso loro linguaggio, questo è il primo requisito della democrazia, anche di quella economica. Solo facilitando la partecipazione democratica delle imprese, dei cittadini alla vita delle loro istituzioni è possibile procedere ad una reale, concreta riforma.

Rafforzare i canali di accesso alle istituzioni significa soprattutto trasformare la Pubblica Amministrazione, renderla moderna, di livello internazionale. La PA deve essere un sostegno reale per le imprese nelle loro sfide, soprattutto nel confronto con le imprese dei paesi concorrenti. La priorità del momento è quella di migliorare il rapporto tra istituzioni locali e imprese

. Un rapporto che va interpretato favorendo il cambiamento di mentalità nelle imprese locali e aiutandole nel loro progetto di crescita verso l’esterno, verso la globalizzazione. Quando la sfida è la globalizzazione, servono amministratori e politici preparati e competenti in materia di rapporti internazionali. Per questa ragione prima di votare verifichiamo i curriculum dei candidati.

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