23 Novembre 2024 06:05
La giornalista prelevata dai Basij per le proteste in corso da mesi nel Paese
Le forze di sicurezza dell’Iran hanno arrestato una giornalista che lavora per il quotidiano riformista “Sharq“. L’episodio risale a domenica. A riferirlo mercoledì 30 novembre è lo stesso quotidiano dove lavora la donna.
Questa vicenda rientra tra le proteste in corso da metà settembre. Durante queste manifestazioni migliaia di persone, compresi giornalisti, sono finite in carcere.
Il giornale riferisce che gli agenti hanno arrestato Nastran Farroukh prelevandola dalla sua abitazione. Le hanno confiscato il cellulare, i telefoni dei suoi familiari e il suo computer.
Dall’uccisione della giovane donna curda, Mahsa Amini, il 16 settembre 2022, le manifestazioni in Iran proseguono senza sosta.
La sua morte, da allora, ha acceso la rabbia popolari in Iran su diverse questioni. Dalle restrizioni sulle libertà personali alle rigide regole sull’abbigliamento femminile. La rabbia è anche contro la crisi economica e abitativa di cui soffrono gli iraniani. Si protesta anche contro le rigide leggi imposte dal regime e dalla sua politica e composizione religiosa in generale.
Le forze di sicurezza dell’Iran hanno fatto ricorso alla violenza e alla repressione, uccidendo circa 450 persone. Altre migliaia sono invece finite in carcere e decine sono state condannate a pene severe, comprese 6 esecuzioni. Particolare violenza ha colpito i giornalisti.
Sono 20 i giornalisti ancora in carcere, secondo il quotidiano riformista “Sazandgi”, dalla fine dello scorso ottobre. Questi giornalisti si trovano a Teheran ma anche in altre città.
Allo stesso modo, la scorsa settimana è stata chiusa in Iran la rivista economica “Jehan Sanat” dopo aver pubblicato articoli contro le forze di sicurezza, secondo quanto reso noto dalle autorità giudiziarie.
Il governo della Francia ha rinnovato la sua condanna della repressione in corso contro i manifestanti in Iran.
La portavoce del ministero degli Esteri francese, Anne-Claire Le Gander, ha dichiarato che le richieste dei manifestanti di libertà e rispetto dei loro diritti sono legittime e devono essere ascoltate.