29 Dicembre 2024 00:41
Giovanni Impastato, fratello di Peppino presenta il bene confiscato alla famiglia Badalamenti, che stava per riaverlo per un errore catastale.
Giovanni Impastato è nato a Cinisi nel 1953, è il fratello minore di Peppino, ucciso dalla mafia nel 1978. Ne ha raccolto l’eredità e portato avanti la lotta. È tra i fondatori di “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”
Chi era Peppino Impastato
Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un giornalista, conduttore radiofonico e attivista italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978 (wikipedia).
Giuseppe Impastato, detto Peppino, nacque a Cinisi il 05.01.1948, e crebbe in un ambiente mafioso.
Il padre al confino durante il Fascismo, per la sua appartenenza alla Mafia.
Lo zio Cesare Manzella, era il capomafia del paese, ucciso nel 1963 in un attentato con una Alfa Romeo Giulietta riempita di tritolo.
L’episodio della morte cruenta dello zio, lasciò in lui una traccia indelebile che diede una svolta alla sua vita e lo indusse all’impegno successivo contro la Mafia.
Crescendo, rupe i rapporti con il padre, si impegnò in politica con ll giornalino L’idea socialista, poi Lotta Continua, Il Manifesto e fondò Radio Aut, radio libera autofinanziata,[3] con cui denunciò i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti.
Lo scontro con Badalamenti portò alla sua uccisione.
E veniamo all’incontro col fratello di Peppino, Giovanni che anticipa l’evento di domani.
Domani 07.12.2021, il ricordo di Felicia, la mamma che ha tenuto duro e il diciassettesimo anniversario della morte.
“la mamma ha denunciato i mafiosi” aggiunge Giovanni.
L’uso dell’immobile sarà di tipo sociale: laboratori teatrali, concerti per “aprirlo alla “società civile”.
C’è bisogno di diffondere la giustizia sociale, altra precisazione.
Lo Stato presente a metà?
Impastato: “Lo Stato lascia dei vuoti che fanno paura e vengono coperti dai criminali e da quelle persone che tentano di coinvolgere le nuove generazioni” sfruttano la povertà e il bisogno con l’illusione del denaro facile, aggiungiamo noi.
La repressione serve ma non basta
i sistemi repressivi sono importanti” non bastano, “la Mafia è un problema sociale e culturale”, afferma Giovanni Impastato.
Casa Memoria raccoglie i giovani e l’eredità di Peppino
“Giovani che gestiscono la memoria.. se la storia non viene raccontata noi non facciamo nulla”, il suo rilievo.
I beni della Mafia vengono poi abbandonati
Le Istituzioni devono collaborare e portiamo l’esempio di Palermo, evitare che i beni diventino un costo : “i beni lo Stato li assegna ai comuni e se non collaboriamo i beni si perdono, devono essere le Istituzioni che devono assegnarli” a persone meritevoli, dice nella sostanza.
I casi da citare sono tanti e non solo a Palermo, ma anche in Romagna, Lombardia e Piemonte, ci sono confische che però non sempre raggiungono gli scopi prefissati: la lotta per la legalità.
Viene in mente il caso di Courgne’ (Torino) in cui il comune ha rinunciato al bene confiscato, troppo impegnativo per un piccolo comune
E il ricordo e l’esempio di chi si batte fino alla fine, isolato e poi ucciso, non si deve perdere.