Sorgente del fiume PO senza acqua al Monviso
Il rifugio Quintino Sella costretto a chiudere - Esaurite anche le scorte- fiume PO senza acqua

Il rifugio Quintino Sella costretto a chiudere – Esaurite anche le scorte per l’inverno nella struttura a oltre 2600 metri di quota: “E senza l’idroelettrico non abbiamo più energia”.

La secca del Po mette a rischio oltre un terzo della produzione agricola italiana, così come più della metà degli allevamenti. E’ quanto affermava la Coldiretti nell’estate 2020 in riferimento agli effetti della siccità sulle sorgenti del più grande fiume italiano dove, ai 2.020 metri di quota del Pian del Re alla base del Monviso, non esce una goccia d’acqua.

Anche ai piedi del Monviso scarseggia l’acqua, così il rifugio Quintino Sella chiude in anticipo: non era mai successo prima. Lo annunciano i gestori: “Le riserve invernali si sono esaurite presto. Chiudiamo in anticipo perché siamo senz’acqua. Con il Re (il Re di pietra cioè il Monviso, ndr) nel cuore e negli occhi, un saluto a tutto il popolo della montagna”. E la notizia ha lasciato molti senza parole.

I gestori fanno l’annuncio con grande rammarico. Ogni anno l’obiettivo, su ai 2.640 metri del rifugio nel Cuneese, è “tirarla per le lunghe”, anche fino a ottobre perché “è casa nostra, non ce ne vogliamo andare. Stanchi ma innamorati di questo posto fantastico”. Al massimo è successo di chiudere in anticipo perché arrivava neve fresca e rendeva difficile l’accesso. Quest’anno però il problema è stato il contrario, la mancanza di acqua, e nonostante i diversi tentativi di cercare soluzioni per garantire i servizi di base – l’energia elettrica è infatti arriva dalla produzione dall’idroelettrico – hanno dovuto gettare la spugna, dando appuntamento al prossimo anno.

“In 40 anni al rifugio molto è cambiato – spiega Alessandro Tranchero – e negli ultimi 25 abbiamo iniziato a porre attenzione all’acqua come bene limitato e scarso. Così non era mai successo, sicuramente un occhio va al cambiamento climatico ma quest’anno la stagione è stata davvero particolare, una differenza talmente marcata con lo scorso anno che non preoccupa molto per il prossimo ma ci spinge a ricavare una lezione da quest’estate per affrontare le prossime”.

Stagione particolare perché “sul settore alpino c’è stata di sicuro meno neve, ma quando ha nevicato il vento ha ridotto i depositi di neve che servono come scorta in alta quota”, aggiunge Tranchero. A questo bisogna aggiungere i cambiamenti nella gestione dell’attività: tra questi, per fare un esempio, più energia per mantenere frigo e congelatore a temperatura come prevedono le norme: “Quando miei genitori hanno preso il rifugio 45 anni fa il problema energetico era l’ultimo, rispetto al rifornimento e alla mancanza di tecnologia. Ora che abbiamo la tecnologia viene invece a mancare la materia prima. Il cambiamento climatico è una questione serissima ma in questo caso non è l’unica. Capisco che un caso così si presti a interpretazioni ma parliamo di una tendenza che si conferma negli anni che ci fa riflettere sulle nuove sfide, come la razionalizzazione dei consumi”.

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