Aggredito dallo Stato il patrimonio del boss Giovanni Comis

Aggredito dallo Stato il patrimonio del boss Giovanni Comis, dopo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Aggredito dallo Stato  un personaggio di elevatissimo spessore criminale con incarichi di vertice nel gruppo di “Picanello”

Parliamo della famiglia di Cosa Nostra catanese “Santapaola-Ercolano”. Come si è arrivati al boss?

 La sperequazione reddituale

L’alto livello di reddito spinge a investigare

Falcone diceva: “Seguite i soldi, troverete la mafia”, ed è sempre di grande attualità e concretezza il suo insegnamento.

Il patrimonio del boss

Una casa discografica, la “Q Factor Records s.a.s.”, un’abitazione ad Augusta (Siracusa) e una palazzina con 12 unità immobiliari in fase di completamento in una zona centrale di Catania

Il conteggio è pesante: “beni per oltre 2,5 milioni di euro, tra i quali anche una etichetta di noti cantanti neomelodici”

I cantanti neomelodici sono spesso citati, servono a fare “propaganda” e dimostrare la forza in tutti i sensi, dei criminali apicali:

“gli stessi che in passato hanno prodotto audio e video in cui si inneggia alla criminalità e alla mafia.

La Procura sottolinea le numerose condanne comminategli, alcune delle quali irrevocabili e la prima per fatti commessi nel 1991, per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Dal 29 aprile 2019 è sottoposto alla sorveglianza speciale, per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno.

Comis era arrestato nel gennaio 2017 nell’inchiesta “Orfeo” e condannato, dopo essere tornato per alcuni mesi in libertà

E stato nuovamente arrestato lo scorso 15 ottobre nell’ambito dell’operazione “Picaneddu” del nucleo investigativo dei carabinieri di Catania

E’ ritenuto responsabile dei reati di concorso in trasferimento fraudolento di valori ed auto-riciclaggio.

L’entusiasmo degli investigatori siciliani

L’operazione contro la mafia “imprenditoriale” colpisce un personaggio di elevatissimo spessore criminale con incarichi di vertice nel gruppo di “Picanello”

Si tratta della famiglia di Cosa Nostra catanese “Santapaola-Ercolano”

Ricordiamo tra le tante considerazioni importanti del Procuratore Zuccaro, rilasciate ad Antimafia2000.com sulla pericolosità della mafia che si serve di una

rete di collegamenti con i poteri forti all’interno delle istituzioni e della società civile che creano una barriera protettiva
E la barriera che consente alla compagine criminale di diminuire l’incisività dell’azione di contrasto dello Stato.

Oppure altri che parlavano di una “mafia evoluta”, come emerso da diverse indagini e dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Biagio Grasso.

La pericolosità e le particolarità del clan Santapaola

Il gruppo Santapaola aveva rapporti con amministratori, personaggi delle forze dell’ordine, avevamo talpe all’interno del tribunale

Eravamo in contatto con investigatori, con gente della massoneria e a livello nazionale con persone che avevano agganci con la Camera dei Deputati“.

(Fonte Antimafia Duemila)

Nella sostanza, non si tratta di clan di un tempo, che si contendono il territorio, siamo di fronte a personaggi di alto spessore mafioso e con un “modus operandi” imprenditoriale.

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