8 Dicembre 2024 23:39
Test psicoattitudinali per magistrati: l’Anm li boccia, “incostituzionali e demagogici”
Roma, 6 aprile 2024 – “Inutili, incostituzionali e demagogici”: l’Associazione nazionale magistrati (Anm) boccia senza appello i test psicoattitudinali per l’ingresso in magistratura, definiti una “scatola vuota” e un “puro messaggio di propaganda”. In un documento approvato all’unanimità dal comitato direttivo centrale, l’Anm ribadisce la sua “ferma e assoluta contrarietà” all’introduzione dei test, stigmatizzandoli come una “forma di controllo della personalità dei magistrati” che rischia di minare la loro indipendenza.
“Rischio controllo sui magistrati”
“L’introduzione dei test psicoattitudinali non ha alcuna base scientifica”, denuncia il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. “Si tratta di una misura approssimativa che prescinde da accreditate opinioni scientifiche, anche di esperti della Associazione psicoanalitica Italiana”.
Il vero obiettivo, secondo Santalucia, è tutt’altro: “Mostrare la forza dell’esecutivo che può decretare la sottoposizione della magistratura al potere”. I test, infatti, “rischiano di trasformarsi in uno strumento di controllo del modo di pensare e di agire dei magistrati”, con l’intento di “indurli ad aderire ad una logica di sistema e sminuirne l’indipendenza”.
“Scatola vuota e propaganda”
L’Anm critica duramente anche la “propaganda” che si cela dietro l’introduzione dei test. “Si vuole far credere che i giudici non siano capaci di decidere con equilibrio”, afferma Santalucia. “I test sono una scatola vuota, non servono a nulla”.
Il presidente dell‘Anm si rammarica del fatto che il ministro della Giustizia non abbia “fatto argine” alle pressioni delle commissioni parlamentari che hanno spinto per l’introduzione dei test. “Credevamo che il ministro avrebbe difeso i criteri direttivi della legge delega”, dice Santalucia, “ma tra questi non ce n’è uno che giustifichi questa innovazione”.
L’Anm annuncia battaglia
L’Anm è pronta a dare battaglia contro l’introduzione dei test psicoattitudinali. “Non ci rassegniamo”, afferma Santalucia. “Ci opporremo con tutte le nostre forze a questa misura che mina l’indipendenza della magistratura e la sua stessa credibilità”.
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Breve cenno storico sull’associazione dei magistrati
Associazionismo giudiziario in Italia: una lunga storia
Le radici all’inizio del ‘900
L’associazionismo giudiziario in Italia vanta una tradizione solida e radicata, che risale ai primi anni del XX secolo. La scintilla si accese nell’aprile del 1904, quando 116 magistrati del distretto della Corte di Appello di Trani sottoscrissero un documento noto come “Proclama di Trani”. In esso si sollecitava una riforma dell’ordinamento giudiziario, dando voce per la prima volta a un’istanza collettiva della magistratura.
Il “Proclama di Trani” e le prime adesioni
Pubblicato sul “Corriere giudiziario”, il Proclama raccolse in breve tempo 350 adesioni da tutta Italia, evidenziando un fermento diffuso, soprattutto tra la bassa magistratura, su questioni economiche e di riforma ordinamentale. La risposta del governo fu duplice: da un lato, sanzioni disciplinari; dall’altro, modesti aumenti di stipendio.
Nascita dell’Associazione Generale fra i Magistrati d’Italia (Agmi)
Ma il processo era ormai innescato. Il 13 giugno 1909 a Milano, 44 magistrati, ispirandosi al dibattito in corso, fondarono l’Associazione Generale fra i Magistrati d’Italia (Agmi). In poco tempo, l’associazione crebbe rapidamente: 1.700 soci nel settembre 1911 e 2.067 nell’aprile 1914.
Primo Congresso Nazionale della Magistratura
Nel 1911 si tenne a Roma il primo “Congresso Nazionale della Magistratura”, frutto di un’organizzazione avviata sin dal 1906. Con 592 partecipanti, il Congresso si svolse in una sala di Castel Sant’Angelo e diede vita all’organo di stampa dell’associazione, “La Magistratura”, inaugurato nel settembre 1909.
Neutralità politica e moderatezza
Sin dallo statuto provvisorio dell’Agmi si volle escludere “ogni carattere e fine politico”, favorendo posizioni moderate. Tuttavia, questi fermenti associativi avevano già destato preoccupazione sia nell’alta magistratura che nell’esecutivo.
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La dinamica del fatto: omicidio in Valtellina
Secondo le prime ricostruzioni, i due avrebbero avuto una violenta discussione per motivi ancora da accertare.