6 Ottobre 2024 15:43
Ucciso dalla mafia: Peppino Impastato, un uomo-simbolo di chi non si è piegato alla mafia
Cinisi cittadina a pochi chilometri da Palermo, per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti1.
Peppino Impastato è nato a Cinisi nel 1948, all’interno di una famiglia mafiosa
Fin da giovanissimo si ribella al sistema, rompendo ogni legame con il padre, e avviando un’attività politica e culturale anti-mafiosa2.
Sono passati 45 anni dalla morte del giovane Peppino Impastato. Il suo omicidio ha suscitato una forte indignazione in Italia e ha contribuito alla lotta contro la mafia.
La sua memoria e il racconto della sua vita, proseguono nell’impegno e con l’impegno di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato
Il resoconto sintetico dell’incontro di ieri col ” fotoracconto a cura di Maghweb per l’iniziativa di oggi pomeriggio a Cinisi”
L’obiettivo dell’incontro?
Incontro finalizzata a tracciare un “Bilancio della lotta alla mafia dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro” in un “dialogo tra antimafia delle istituzioni, giornalismo e antimafia sociale”.
Riflessioni, analisi, impegno, nuove prospettive. Ringraziamo i protagonisti di questo dialogo:
Maurizio De Lucia, Procuratore di Palermo; Umberto Santino, Presidente Centro Impastato – No mafia Memorial;
Luisa Impastato, Presidente Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Salvo Palazzolo, giornalista.
45esimo anniversario dell’omicidio mafioso di Peppino Impastato.
Vi proponiamo una nostra intervista, 6 dicembre 2021
Parte dell’articolo del 6 dicembre 2021
Casa Memoria raccoglie i giovani e l’eredità di Peppino
“Giovani che gestiscono la memoria.. se la storia non viene raccontata noi non facciamo nulla”, il suo rilievo.
I beni della Mafia vengono poi abbandonati
Le Istituzioni devono collaborare e portiamo l’esempio di Palermo, evitare che i beni diventino un costo : “i beni lo Stato li assegna ai comuni e se non collaboriamo i beni si perdono, devono essere le Istituzioni che devono assegnarli” a persone meritevoli, dice nella sostanza.
I casi da citare sono tanti e non solo a Palermo, ma anche in Romagna, Lombardia e Piemonte, ci sono confische che però non sempre raggiungono gli scopi prefissati: la lotta per la legalità.
Viene in mente il caso di Courgne’ (Torino) in cui il comune ha rinunciato al bene confiscato, troppo impegnativo per un piccolo comune