Ucciso dalla mafia: Peppino Impastato, un uomo-simbolo di chi non si è piegato alla mafia

Ucciso dalla Mafia. Peppino Impastato è stato un giornalista e un attivista siciliano che è stato ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi

Cinisi cittadina a pochi chilometri da Palermo, per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti1.

Ucciso dalla mafia: Peppino Impastato, un uomo-simbolo di chi non si è piegato alla mafia 
Ucciso dalla mafia: Peppino Impastato, un uomo-simbolo di chi non si è piegato alla mafia

Peppino Impastato è nato a Cinisi nel 1948, all’interno di una famiglia mafiosa

Fin da giovanissimo si ribella al sistema, rompendo ogni legame con il padre, e avviando un’attività politica e culturale anti-mafiosa2.

Sono passati 45 anni dalla morte del giovane Peppino Impastato. Il suo omicidio ha suscitato una forte indignazione in Italia e ha contribuito alla lotta contro la mafia.

La sua memoria e il racconto della sua vita, proseguono nell’impegno e con l’impegno di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato

Il resoconto sintetico dell’incontro di ieri col ”  fotoracconto a cura di Maghweb per l’iniziativa di oggi pomeriggio a Cinisi”

L’obiettivo dell’incontro?

Incontro finalizzata a tracciare un “Bilancio della lotta alla mafia dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro” in un “dialogo tra antimafia delle istituzioni, giornalismo e antimafia sociale”.

Riflessioni, analisi, impegno, nuove prospettive. Ringraziamo i protagonisti di questo dialogo:

Maurizio De Lucia, Procuratore di Palermo; Umberto Santino, Presidente Centro Impastato – No mafia Memorial;

Luisa Impastato, Presidente Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Salvo Palazzolo, giornalista.
45esimo anniversario dell’omicidio mafioso di Peppino Impastato.

Vi proponiamo una nostra intervista, 6 dicembre 2021

Parte  dell’articolo del 6 dicembre 2021

Casa Memoria raccoglie i giovani e l’eredità di Peppino

“Giovani che gestiscono la memoria.. se la storia non viene raccontata noi non facciamo nulla”, il suo rilievo.

I beni della Mafia vengono poi abbandonati

Le Istituzioni devono collaborare e portiamo l’esempio di Palermo, evitare che i beni diventino un costo : “i beni lo Stato li assegna ai comuni e se non collaboriamo i beni si perdono, devono essere le Istituzioni che devono assegnarli” a persone meritevoli, dice nella sostanza.

I casi da citare sono tanti e non solo a Palermo, ma anche in Romagna, Lombardia e Piemonte, ci sono confische che però non sempre raggiungono gli scopi prefissati: la lotta per la legalità.

Viene in mente il caso di Courgne’ (Torino) in cui il comune ha rinunciato al bene confiscato, troppo impegnativo per un piccolo comune

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