24 Novembre 2024 21:09
Firenze, 30 anni di carcere all’assassina albanese, che smembrò i corpi dei genitori del fidanzato, e li mise in alcune valigie
Firenze 05 Maggio 2023, 30 anni di carcere per Elona Kalesha, 38enne albanese, unica imputata per l’efferato omicidio dei coniugi Pasho, genitori del fidanzato.
Il delitto risale al Dicembre del 2020, quando la coppia Shpetim e Teuta Pasho, vennero uccisa a Firenze.
I corpi della coppia vennero poi smembrati, e occultati in 4 trolley.
A sostenere l’accusa il pm Ornella Galeotti
Elona Kalesha venne sottoposta a fermo indiziario, da parte dei Carabinieri, pochi giorni dopo il ritrovamento delle valigie, da parte dei Carabinieri del comando provinciale di Firenze.
La ricostruzione
Secondo gli inquirenti, il delitto sarebbe avvenuto in un appartamento, alla periferia nord di Firenze, sito in via Felice Fontana.
All’epoca dei fatti, la procura scavò nella cerchia familiare della coppia, e in pochi giorni, individuò la colpevole : Elona Kalesha.
I genitori Pasho erano arrivati dall’Albania, per salutare il figlio, in occasione della scarcerazione del figlio, prevista per il 2 Novembre del 2020.
Secondo le indagini Kalesha, aveva provveduto alla sistemazione dei suoceri, affittando loro degli appartamenti, per poi partecipare all’omicidio, ed allo smembramento dei corpi, in concorso con altre persone, ancora ignote.
Dalle indagini emerge inoltre che pochi giorni prima dell’omicidio dei Pasho, Kalesha si recò all’ospedale di Careggi, per abortire.
Il fidanzato, che all’epoca era detenuto, ha sempre asserito che quel figlio non poteva essere suo.
Le valigie, con dentro i corpi smembrati dei 2 coniugi, sarebbero state lanciate da un veicolo che procedeva lentamente, costeggiando un campo confinante, al carcere di Sollicciano.
“E’ colpevole e ora lo dice anche la condanna”, è il commento a caldo di Taulant Pasho, il figlio dei coniugi uccisi.
Aggiunge inoltre : “Per me è difficile commentare, con questa persona ho vissuto dieci anni”.
Ad assistere alla lettura della sentenza c’era il figlio dei coniugi Pasho, insieme alle due sorelle, Dorina e Vitore.
In aula era presente anche lo zio, Dritan, che indossava una maglia raffigurante l’immagine delle due vittime.