28 Dicembre 2024 08:00
L’Italia in declino: il sonnambulismo di fronte ai presagi
L’Italia è un Paese che sta attraversando una fase di profonda trasformazione, con un impatto potenzialmente devastante sulla sua tenuta sociale ed economica.
Secondo le proiezioni demografiche, entro il 2050 la popolazione italiana sarà diminuita di 4,5 milioni di unità, passando da 59,2 milioni a 54,7 milioni.
Questa perdita sarà dovuta principalmente all’invecchiamento della popolazione, con un aumento del numero di persone over 65 e una diminuzione del numero di persone in età lavorativa.
L’Italia in declino nell’indifferenza generale
Le conseguenze di questo trend sono molteplici:
Innanzitutto, l’Italia si troverà a fare i conti con una carenza di lavoratori, che avrà un impatto negativo sulla produttività e sulla competitività del Paese.
Inoltre, il sistema pensionistico sarà messo a dura prova, con un aumento dei costi e una diminuzione delle entrate.
Nonostante la gravità di questi problemi, la società italiana sembra essere affetta da un sonnambulismo diffuso. Il dibattito pubblico è carente e la popolazione è rassegnata a un destino di declino.
In particolare, i giovani italiani sono i più colpiti da questo sentimento di impotenza e di incertezza.
Secondo un recente sondaggio del Censis, il 61,4% dei giovani italiani è convinto di contare poco nella società.
E il 65,3% prova una grande insicurezza a causa dei tanti rischi che si affacciano all’orizzonte.
Per uscire da questa situazione di stallo, è necessario che la società italiana si svegli dal suo sonnambulismo e affronti i problemi che la affliggono.
È necessario un dibattito pubblico serio e approfondito, che coinvolga tutte le forze sociali. È necessario anche un cambiamento culturale, che permetta alla popolazione di ritrovare fiducia nel futuro del Paese.
I dettagli dell’indagine Censis:
– l’84,0% degli italiani teme il clima impazzito, sempre più incontrollabile
e ostile, causa della moltiplicazione delle catastrofi naturali, ogni anno
più frequenti;
– il 73,4% ha paura che i problemi strutturali irrisolti del nostro Paese
provocheranno nei prossimi anni una crisi economica e sociale molto
profonda;
– per il 73,0% gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla
pressione di flussi migratori sempre più intensi e non saremo in grado di
gestire l’arrivo di milioni di persone in fuga dalle guerre e per effetto del
cambiamento climatico;
– per il 70,6% i rischi ambientali, quelli demografici e quelli ora connessi
alla guerra provocheranno un crollo della società, favorendo la povertà
diffusa e la violenza;
– il 68,2% teme che in futuro patiremo la siccità per l’esaurimento delle
risorse di acqua;
– il 53,1% ha paura che il colossale debito pubblico, in cammino verso la
cifra record di 3.000 miliardi di euro, provocherà il collasso finanziario
dello Stato italiano;
– il 43,3% che resteremo senza energia sufficiente per tutti i bisogni.
L’instabilità provoca violenza e stress, con episodi preoccupanti che ci mostrano episodi di cronaca derivanti da crisi economica, culturale, e isolamento sociale.
Chiudersi in casa per non affrontare il cambiamento non solo climatico ma anche tecnologico, guidato da una classe politica incapace di affrontate e programmare il Paese.
L’incertezza è palpabile soprattutto dai ceti più deboli e meno acculturati e che vivono di espedienti e alla giornata con l’aumento della micro criminalità e anche della diffusione di droga
E chi cerca soluzioni e propone di studiare il cambiamento viene deriso per invidia e/o incapacità di analizzare e programmare il futuro.
Tutti abbiamo responsabilità per quanto accade, ma è anche vero che la maggioranza dorme nella speranza assurda che qualcuno risolverà tutto per tutti.
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