Michel Emi Maritato

Michel Emi Maritato, attendiamo i test del DNA, di Sangare, da confrontare con gli altri, reperiti nei delitti della “bergamasca”

08 Settembre 2024, la settimana scorsa abbiamo analizzato il delitto di Yara Gambirasio, e quello della ragazza indiana Sarbjit Kaur, continuiamo l’intervista al giornalista criminologo Michel Emi Maritato, alla luce delle nuove risultanze, e delle indagini su l’altro omicidio che ha scosso nuovamente l’Italia, ovvero quello di Sharon Verzeni.

“ Tante incongruenze non vorremo che il processo mediatico abbia sopraffatto il processo di giustizia – esordisce così Emi Michel Maritato, giornalista e criminologo – ma le domande senza risposta esistono, in questi crimini, e vanno vagliate”.

“Mentre si chiude il caso dell’omicidio di Sharon Verzeni, con l’individuazione del presunto omicida, il 31enne Moussa Sangare, attendiamo di conoscere il responso del test del DNA di Sangare, al fine che sia comparato con quelli trovati nelle altre scene dei delitti,avvenuti a pochi km da Terno d’Isola, ovvero quello di Yara Gambirasio, di Sarbjit Kaur, di Gianna del Gaudio, e Daniela Roveri.

“Di fatto c’è un assassino, che avrebbe colpito altre volte, a Seriate, a Cologno, a Colognola, ed ipoteticamente a Chignolo d’Isola, visto che il corpo della povera Yara fu ritrovato, in un campo di quella zona”.

Tre delitti in circa 8 anni proprio in quel territorio

“Tre delitti in 8 anni circa, tutti avvenuti nello spazio di 20 km o poco meno, e questo non può essere una coincidenza, seppur la pista del serial killer è stata scartata dalla Procura”.

Delitti senza un movente

“Un copione molto simile, che si ripete, se si analizzano nello specifico gli omicidi della 63enne Gianna del Gaudio, e quello della 48enne Daniela Roveri”.

“E’ probabile che si tratti di un serial killer, vorrei ricordare che ad oggi per questi delitti, non abbiamo un movente, solo un’escalation di omicidi compiuti dall’assassino”.

“Prima l’omicidio di Gianna del Gaudio, avvenuto la sera tra il 26 e il 27 Agosto 2016, e dopo appena 4 mesi quello di Daniela Roveri, uccisa la sera del 20 dicembre 2016”.

“Il primo elemento che accumuna questi crimini è il modus operandi dell’assassino, entrambe prese alle spalle, proprio come Sharon Verzeni, uccise con un fendente alla gola, sferrato con impeto ed una forza immane, ma anche con una maestria che definirei “chirurgica”.

“Mi spiego meglio, nel colpo sferrato alla Del Gaudio, l’assassino c’impiega tutta la sua forza, e lo dimostra la profondità del taglio alla gola, e la punta del taglierino che tanta è la violenza impiegata nel colpo inferto, che la punta del cutter, s’infrange contro la vertebra cervicale della povera donna”.

“Prendiamo in esame il colpo sferrato a Daniela Roveri, stesso impeto, anche lei presa alle spalle, immobilizzata, e trucidata alla gola, con un taglio “chirurgico, tanto che la vittima ne risulta quasi decapitata, con un colpo profondo che le recide la carotide”.

“E’ molto probabile che, in questo modo l’assassino, abbia voluto evitare eventuali schizzi di sangue, perché la vittima, morendo dissanguata, perde ingenti quantità ematiche, solo quando è già a terra agonizzante”.

“Pertanto si presume che sappia maneggiare molto bene i coltelli”.
“Nel caso del delitto del Gaudio, il marito riferisce di avere notato una persona con le mani nere, rovistare dentro la borsa della moglie, ma la collana d’oro da cui la donna non si separa mai, viene ritrovata dentro la pentola”.

“La vittima nell’istante dell’aggressione è intenta a lavare le stoviglie, eppure non ci sono segni di strappo della collana, questo è un fatto inspiegabile, che non viene chiarito dalle indagini”.
Ma dopo lunghe settimane di confronti la pista viene accantonata perché le tracce sono ritenute solo “blandamente compatibili”.

”Inoltre il cutter usato per l’omicidio del Gaudio, viene ritrovato imbrattato di sangue, e arrugginito, in una in una siepe, dislocata a circa 500 metri dal casa in cui avvenne l’omicidio, dentro un sacchetto di plastica, usato per le mozzarelle, con tracce di DNA che dalle analisi poi risulterà essere “blandamente compatibile” con quello del marito, in seguito scagionato, in quanto il test sarebbe stato contaminato”.

“In entrambi i casi nessuno sente nulla, nessuno vede nulla, le telecamere non riprendono nessuno, insomma come ve lo spiegate ?”

“Inoltre nel caso del delitto di Daniela Roveri, l’assassino si premura di portare via la borsa della vittima, che non sarà mai ritrovata, contenete il cellulare e gli effetti personali, insomma nell’omicidio del Gaudio il presunta omicida segnalato dal marito, rovistava nella borsa della vittima, nel delitto Roveri si porta via direttamente la borsa, la domanda sorge spontanea : o l’omicida ha sorta d’inclinazione al feticismo, e pertanto vuole conservare un reperto appartenuto alla vittima prescelta, oppure è un mero depistaggio”.

“Ma perché dico questo, perché aveva ucciso mesi prima, e probabilmente il suo intento di continuare ad uccidere, lo ha portato a mettere in atto questo depistaggio, per non fare trovare elementi utili alle indagini, comportamento che invece non mette in atto nel delitto dl Gaudio, infatti la collana, dalla quale la 63enne non si separa mai, viene ritrovata nella pentola” .

“Inoltre sempre nel merito del delitto del Gaudio, nel sacchetto delle mozzarelle in cui l’assassino infila il cutter usato per uccidere la professoressa in pensione, non vengono trovate impronte papillari, pertanto si presume indossasse dei guanti, mentre il marito riferisce di aver visto un uomo incappucciato, con le mani nere, rovistare nella borsa della moglie, facendoci propendere per l’individuazione di una persona di colore, ma se aveva i guanti in lattice, che furono poi rinvenuti nel sacchetto insieme al cutter, come ha fatto il marito a notare la carnagione delle mani ?”

“Sono fermamente convinto che si tratti di un serial killer, che non ha una tendenza feticista, come vorrebbe farci credere, in quanto dentro quel sacchetto, con l’arma del delitto, viene ritrovata anche una ciocca di capelli che appartenevano all’insegnante di lettere, stesso particolare che si riscontra nel delitto di Yara Gambirasio, la 13enne stringeva nella mano di Yara un ciuffo d’erba, al momento del ritrovamento del cadavere”.

“Per questo motivo sono sempre più convinto che si tratta di assassino seriale, che con l’avanzare dei suoi delitti, ha lasciato anche dei dettagli esoterici, sul corpo delle vittime, analisi che ho dettagliatamente spiegato la volta scorsa, concentrandomi e partendo dal delitto di Yara Gambirasio, e della 21enne indiana Sarbit Kaur”.

“Si presume inoltre che l’assassino abbia abbandonato, la notte stessa, l’arma del delitto, rinvenuta nella siepe, e nessuno ha visto niente, nessuna telecamera ha ripreso nulla ?”

“Ci tengo a ricordare che questi due omicidi sono avvenuti a 7 km di distanza l’uno dall’altro, è una coincidenza?”
“Secondo me è molto improbabile che lo sia”.

“Capisco che non si debba creare allarmismo, ma come mai questi molteplici omicidi avvengono in sequenza, proprio nelle strade della bergamasca ?”

“Sulla guancia della povera Daniela Roveri, viene rinvenuto, dagli inquirenti, del DNA che confrontato, con quello acquisito nella scena del crimine della del Gaudio, ovvero dentro il cutter e nel sacchetto che lo conteneva, verrà considerato “blandamente compatibile”, fornendoci un’informazione importante grazie “all’aplotipo Y, che attenzione come precisa il pg all’epoca :” non identifica due persone, ma indica che due soggetti hanno un ascendente maschile”.

“Per questo motivo ritengo sia estremamente necessario confrontare questi DNA, con quello del presunto omicida di Sharon Verzeni, per restringere il campo, perché questo assassino che secondo me, è sempre lo stesso autore, o per lo meno per il caso di Yara Gambirasio e la ragazza indiana Sarbjit Kaur”.

“Voglio ricordare inoltre che esiste una banca dati Nazionale del DNA, presso la direzione centrale della Polizia Criminale, che possiede, dalla sua istituzione avvenuta nel 2017, oltre 200mila prelievi biologi, o per lo meno secondo i dati divulgati dal dipartimento, che risalgono all’anno 2022”.

“Una banca dati che contiene 55 mila profili di DNA di persone note e 30mila tracce biologiche acquisite sulle scene del crimine, a cui possono accedere tutte le forze di polizia italiana (Polizia, Carabinieri, Polizia Penitenziaria, Guardia di Finanza), inoltre questa banca dati, è collegata automaticamente, alle banche dati del DNA delle polizie tedesche e austriache”.

“Nel solo anno 2021 sono stati inseriti 6 mila campioni di DNA ignoti, e 14 mila profili genetici, che sono in pratica i dati che identificano una persona, attraverso le caratteristiche del suo DNA, che include quelli di persone arrestate o detenute, come asserito dal direttore del Servizio per i Sistemi Informativi Interforze, Renato Biondo a suo tempo”.

“Pertanto per essere il più precisi possibile 285 mila persone sottoposte al prelievo biologico, da cui mancavano nell’anno 2022, da inserire in questo database circa 200 mila profili, almeno questa era la situazione nota nell’anno 2022, ripeto”.“Pertanto, visto che bisogna fare chiarezza, attendiamo il responso di questo test, per restringere il campo, e per dare un volto a questo assassino”.

Breve riassunto dell’omicidio di Gianna del Gaudio

Gianna del Gaudio, professoressa 63enne, in pensione da 4 mesi, fu uccisa la sera tra il 26 e il 27 Agosto 2016, poco dopo la mezzanotte nell’abitazione che condivideva con il marito, a Seriate, una villetta dove la coppia da poco aveva appena terminato una cena.
Gianna era intenta a sistemare la cucina e a lavare le stoviglie, quando viene sorpresa alle spalle ed uccisa con un fendente alla gola.
Il marito nel frattempo si trovava fuori in giardino, per annaffiare le piante.
L’arma del delitto verrà ritrovata in una siepe, a circa 500 metri dalla villetta, dentro il sacchetto delle mozzarelle.

Breve riassunto dell’omicidio di Daniela Rovati

Daniela Rovati, dirigente della Incra Italia di San Paolo d’Argon, single 48enne, muore nell’androne del palazzo in cui abitava, con l’anziana madre vedova, la sera del 20 dicembre 2016.
Dopo essere stata in palestra, la donna parcheggia la sua auto, a pochi metri dal condominio in cui viveva, erano da poco trascorse le nove di sera, nell’androne del palazzo, sorpresa di schiena viene immobilizzata, e sgozzata.
La sua borsa verrà portata via dalla scena del crimine, contenente il suo telefonico, un Iphone 6 che risulterà acceso fino alla mattina del 22 dicembre, per poi spegnersi, in quanto scarico, per come si presume.
Quel telefono, fino a quando rimarrà acceso, resterà agganciato alle cella che copre anche Colognola, per circa trentasei ore, dopo il delitto, prima di spegnersi.

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Chivasso

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