Esprimiamo cordoglio e vicinanza ai familiari dell’ex collaboratore di giustizia Napoli, ucciso ex collaboratore giustizia, il 66enne Salvatore Coppola, rimasto vittima di un vile agguato camorristico. Siamo certi, che se il sistema italiano di protezione e tutela dei collaboratori di giustizia Pentiti di mafia: inefficienze e disparità corrispondesse realmente a quanto viene presentato nero su bianco al momento della sottoscrizione del contratto, sarebbe più complicato per i criminali non solo portare a termine i loro piani di vendetta contro chi si è ravveduto, ma anche svolgere fattivamente le loro attività illecite.

L’organizzazione del sistema di protezione è, allo stato attuale, una rete a maglia larga che lascia, di fatto, scoperti i collaboratori in costanza di programma e ancor più chi quel programma lo ha già terminato. Se lo Stato abbandona i “suoi” collaboratori, dopo avere ottenuto da loro ogni informazione utile a contrastare il crimine organizzato, peraltro con risultati tangibili sul piano giuridico-processuale e sociale, finisce per dimostrare soltanto che le cosche possono continuare ad agire indisturbate, vanificando anni di lotte più che impegnative, sacrifici d’ogni sorta e, soprattutto, rendendo sterile il lavoro di quanti operano alla rigenerazione del tessuto sociale e dei territori di appartenenza.

UN COLLABORATORE EX SOLO NELLA PROTEZIONE

Trapelano informazioni circa il rapporto di Salvatore Coppola e il programma di protezione e sono a dir poco agghiaccianti : nonostante ai media sia stato comunicato un suo status di “ex collaboratore” Coppola già solo nel 2021 aveva partecipato all’ ennesimo processo , relativo al boss Michele Senese . Nel 2016 partecipò al processo Camorra Capitale a Roma  https://www.fanpage.it/napoli/chi-era-lingegnere-salvatore-coppola-ucciso-a-napoli-i-legami-col-clan-mazzarella-e-la-collaborazione/.

Ma dal 2011 il Coppola era senza protezione. Continuava a fare nomi, ma era senza protezione.
Agghiacciante è ciò che riporta il Corriere del Mezzogiorno citando le stesse dichiarazioni del pentito: la Procura di Napoli aveva chiesto prorogargli protezione , ma la Commissione Ministeriale sospese le misure di tutela https://napoli.corriere.it/notizie/cronaca/24_marzo_14/napoli-omicidio-di-salvatore-coppola-vendetta-per-vecchi-legami-con-la-camorra-o-agguato-per-i-nuovi-affari-224335b0-b7fb-4214-be8b-2954d93dfxlk.shtml.

Per altri 13 anni Salvatore Coppola sarebbe stato interrogato e avrebbe fatto nomi , così come citato da diverse testate. Per altri 13 anni Salvatore era un vero collaboratore, non un ex, di ex c’era solo la sua protezione.
Ed è stato ucciso. A questo punto ci chiediamo come sia possibile collaborare con la giustizia, ma non essere sotto protezione!

È inaccettabile che su questo terreno manchi la reciprocità d’impegno perché non si può giocare con la vita delle persone. Per questo ed altri motivi, l’Associazione fa e farà sempre sentire la sua voce, agendo materialmente sui territori, con le persone, con i familiari dei collaboratori e con le istituzioni, nel preciso intento di contribuire al cambiamento della cultura sociale orbitante attorno ai fenomeni mafiosi. Cultura che ad oggi , vedendo i social, sembrerebbe dalla parte dei mafiosi stessi.

LA CULTURA DELLA MAFIA

A ristorare il morale degli assassini , a far pensare loro di essere nel giusto , hanno sicuramente ruolo quella centinaia di migliaia di persone sui social che esprimono il loro odio verso i collaboratori, li definiscono traditori e responsabili della messa in carcere di “innocenti”, aizzano la criminalità a colpire e dichiarano ne sarebbero felici. Queste persone si radunano nei profili di personaggi dalle decine di migliaia di follower sui social , personaggi che esprimono lo stesso odio dei loro seguaci .

Questi personaggi, non solo social, ma anche di arte e spettacolo, come alcuni cantanti , rapper o neomelodici , la quale vena artistica sembrerebbe concentrata sul compiacere i clan della loro regione, sono a tutti gli effetti “influencer” locali , con molta presa soprattutto sui giovani  https://tg24.sky.it/cronaca/2024/03/11/camorra-tiktok-nicola-gratteri. Queste persone hanno responsabilità sui messaggi veicolati , e concorrono ad offrire un differente sistema di moralità che incoraggia , ricompensa e pone come modello chi contro i collaboratori agisce .
Chi agisce , agisce secondo l’ambiente ed i consensi intorno , entrambi forgiati da questi propagatori di cultura mafiosa , che concorrono moralmente ai reati , e dimostrano nei fatti una loro sentita apologia delle mafie .
-L’associazione antimafia Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di Giustizia https://www.facebook.com/Comitatodiritticdg?locale=it_IT

 

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