“Alterazioni della memoria, della capacità di ricordare”, e delle “domande suggestive che possono innescare una falsa memoria esibita in dibattimento”.

Schembri continua aggiungendo che Frigerio perde lucidità, che peggiora e non migliora, ma che le sue condizioni di salute erano migliori i primi giorni”, quando come sostiene la difesa – “non ricorda il vicino di casa, come il suo aggressore”.

Anche secondo il legale Nico D’Ascola che insieme ai colleghi Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux, difende i coniugi, la testimonianza di Frigerio, è “una prova sospetta, non nitida” in quanto dal letto di ospedale di Como, dove era stato ricoverato, “indica un soggetto non noto, fa stilare all’ufficio di procura un identikit che raffigura un soggetto completamente diverso”.

Pertanto per la difesa il racconto di Frigerio, rilasciato durante il processo di primo grado, dove senza esitazione, indicò i coniugi Romano come i suoi aggressori, non è genuino.

Gli assassini appiccarono il fuoco nell’abitazione di Raffaella Castagna, per cancellare le tracce e le eventuali prove della strage, ciò prigionò il monossido di carbonio, causa d’intossicazione, pertanto secondo un pool difensivo di esperti, “hanno determinato il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento”.

Nella scorsa udienza, la parte civile che assiste la famiglia Frigerio, aveva fatto notare che la consulenza depositata agli atti, era uno studio che non poteva includere il caso in questione, per durata e per conclusioni.

In aula fu proprio Frigerio, a suo tempo, a identificare Rosa e Olindo, come aggressori, aggiungendo testuali parole : “sono quei due delinquenti lì”, per i giudici del primo grado, il riconoscimento degli imputati, da parte di Frigerio, era considerato un “atteggiamento sempre lineare… nonostante l’intensità di un ferreo controesame”.

Sempre per i giudici lo stesso “ha spiegato le sue difficoltà non tanto nel fare affiorare il ricordo momentaneamente offuscato a causa del trauma, quanto alla sua difficoltà di credere che a inveire su di lui fosse stato il Romano, suo vicino di casa che riteneva persona per bene, e che dichiarava di aver riconosciuto distintamente nel momento in cui aprì la porta di casa Castagna, tanto da essersi chiesto cosa facesse in quel luogo”.

Breve Schermaglia in aula

Si parla anche di una breve schermaglia in aula, tra la difesa dei coniugi Romano, il procuratore generale Guido Rispoli, e l’avvocato dello Stato Domenico Chiaro.

Proprio durante l’intervento del difensore Nico D’Ascola, gli esponenti della pubblica accusa, avrebbero scosso il capo, che hanno portato il legale ad aggiungere che :

“Si dovrebbero limitare le manifestazioni di dissenso perché io non le ho fatte quando parlava l’accusa, non abbiamo fatto mosse e ne avremmo potuto” – ha chiosato il legale.

E’ a quel punto che è intervenuto il presidente, chiedendo di smetterla.
Per la difesa Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa delle vittime, non erano in condizioni mentali da sostenere un interrogatorio, come invece stabilito dai consulenti della difesa, elaborati allegati all’istanza di revisione.
La difesa vorrebbe anche fare testimoniare un tunisino, che attribuirebbe il massacro ad un regolamento di conti, per lo spaccio di droga.
“Una cascata di prove”