14 Dicembre 2024 16:19
Verona. L’imputato ha ottenuto di patteggiare la pena in fase di indagini preliminari, i familiari della vittima non sono stati informati. Una prassi ammessa, ma che li ha amareggiati.
Un anno e dieci mesi di condanna e di sospensione della patente di guida per L. M. G., 42 anni, residente ad Oppeano (Verona). Si tratta del camionista che il l’11 maggio 2022, a Nogarole Rocca (Vr), ha causato il tragico incidente costato la vita, a soli sessant’anni, a Stefano Perinoni, di Vigasio. La sentenza, è stata depositata il 24 maggio dal Gip, ma i familiari della vittima lo hanno appreso, per caso, solo in questi giorni. Con tanta amarezza.
Con una procedura contemplata dalla legge, ma non certo frequente, infatti, l’indagato, a fronte delle gravi ed esclusive responsabilità della causazione del sinistro, ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena. Il tutto mentre si era ancora in fase di indagini preliminari. Del patteggiamento concluso, però, non è previsto l’obbligo di darne notizia ai congiunti. Questi attendevano invece una richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell’udienza preliminare del processo, come avviene per prassi. Sull’altare delle ragioni dell’economia processuale è stato così sacrificato il sacrosanto diritto delle persone offese di essere informate e presenti in questi casi. Paradossalmente, nel verbale della sentenza si prende pure atto che all’udienza del 24 maggio “nessuno è presente per le persone offese”. Una “chiosa” ulteriormente beffarda per la famiglia del sessantenne.
La dinamica dell’incidente
La tragedia si era consumata lungo la Provinciale 3, in quel tratto via Vittorio Veneto, all’altezza del civico 80. Come risultato inequivocabilmente dall’inchiesta condotta dal Pubblico Ministero della Procura di Verona, dott.ssa Silvia Facciotti, M. L. G., per citare gli atti, “per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nell’inosservanza del Codice della Strada, giunto in prossimità dell’accesso all’impresa Real Service Noleggi eseguendo una manovra di svolta a sinistra per accedervi, collideva con la moto Honda Italia condotta da Stefano Perinoni, che stava percorrendo la medesima Sp3 nel senso di marcia opposto, non concedendogli la dovuta precedenza e dunque provocando un violento urto e cagionando la morte del motociclista”. Il quale, a seguito del violento impatto, ha sbattuto contro un palo della luce per poi rovinare a terra riportando un gravissimo trauma cranio-encefalico e toracico che non gli ha lasciato scampo.
“La causa tecnica dell’evento è stata individuata nella manovra di svolta a sinistra posta in essere dall’indagato alla guida dell’autocarro senza concedere la dovuta precedenza al motociclo visibile e avvistabile proveniente dall’opposto senso di marcia, in contrasto, quindi, con quanto prescritto dall’art. 145 del C.d.s.” ha sentenziato il giudice Carola Musio nel confermare la proposta di patteggiamento del camionista. Pena base di quattro anni, poi ridotta di oltre la metà, un anno e dieci mesi appunto, per le attenuanti generiche e per lo sconto previsto dal rito alternativo.
Il commento dei familiari
I congiunti del motociclista, per essere supportati, attraverso il consulente Alessio Rossato si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avv. penalista Davide Picco del foro di Vicenza. Studio3A aveva già chiuso da tempo per i propri assistiti tutti gli altri aspetti legati all’iter della tragica vicenda, ma i familiari si aspettavano una risposta anche dalla giustizia penale. Risposta che li ha però profondamente amareggiati, nella sostanza ma anche nella “forma”.
“Un anno e dieci mesi per aver strappato una vita è nulla, tanto più perché mio marito non ha avuto colpa alcuna, non ha commesso alcuna infrazione”. Così la moglie Emanuela, ancora più ferita dal “come”. “Capisco che questa modalità possa essere ammessa dalla legge, e niente e nessuno ci riporterà indietro Stefano, ma un briciolo di sensibilità ce la saremmo aspettati nei confronti di una famiglia che ha aspettato invano ed è rimasta all’oscuro di tutto per mesi. Pensavo che sarebbe stato il minimo avvisare i parenti della vittima: questo patteggiamento a nostra insaputa ci lascia doppiamente basiti. Per noi non è giustizia questa”.